Cultura

Aerei: c’è chi guadagna. Che bello volare senza fronzoli

Mentre le grandi compagnie sono in rosso, è l’estate boom delle low cost. Che non sprecano nulla e sono trasparenti con i consumatori. Ma con il personale...

di Ida Cappiello

Li chiamano ?voli senza fronzoli?: sono i voli a basso costo, l?unica nota positiva in un?estate che si prospetta decisamente nera per il trasporto aereo. Per tutte e tre le principali compagnie low cost attive in Italia, Ryanair, Easyjet e Volareweb, la stagione turistica 2003 viaggia con incrementi a due cifre rispetto all?anno scorso. Questi outsider dei cieli hanno reso accessibile l?aeroplano a chi, nell?epoca del monopolio delle compagnie di bandiera, non avrebbe mai potuto permetterselo. Come hanno fatto? Primo, tagliando tutti i costi non essenziali, a cominciare dai pasti gratuiti a bordo, che “per circa un terzo finiscono in spazzatura, anche perché le norme sanitarie di settore obbligano a buttare via anche i vassoi ancora sigillati”, dice il sindacalista Marco Succi. Secondo, attivando un rapporto diretto con il consumatore attraverso il web, che significa di nuovo risparmi (si saltano le agenzie di viaggio e si incassano i soldi subito) ma anche trasparenza, perché le condizioni contrattuali sono spiegate nel sito. Con questo sistema, volare da Milano a Londra in agosto o in settembre con Ryanair può costare 9,9 euro (escluse le tasse aeroportuali), contro i 130 della tariffa più conveniente Alitalia (dati rilevati online il 24 luglio). Attenzione: non tutti riescono a spuntare prezzi così stracciati: bisogna prenotare con largo anticipo perché con il passare dei giorni il prezzo sale o cogliere le offerte limitate nel tempo. Ma in ogni caso, rimane ampiamente competitivo rispetto alle tariffe tradizionali. Le differenze nel servizio ci sono, ma non toccano l?essenziale, che per tutti è arrivare a destinazione in orario e in sicurezza: anzi, le low cost sono più puntuali. Un fatto in apparenza strano è che le compagnie a basso costo vantano bilanci eccellenti, mentre i vettori tradizionali soffrono: è di luglio l?ultimo appello al governo di Assoaereo, il gruppo confindustriale di settore, per chiedere interventi di sostegno. In realtà i prezzi delle ?major? nascondono inefficienze tipiche del regime di sostanziale monopolio nel quale Alitalia ha operato fino a non molto tempo fa. L?Antitrust l?ha multata due volte per abuso di posizione dominante: accordi collusivi con le agenzie di viaggio e cartelli con gli altri big del cielo (Meridiana, Air One e Alpi Eagles) per l?introduzione di un supplemento tariffario uguale per tutti. Infine, l?Autorità ha aperto nel 1993 un?indagine conoscitiva sul settore aereo che non è ancora finita, segno che c?è molto da chiarire. Un altro punto dolente sono i costi del personale. Nel settore aereo non è mai esistito un contratto nazionale di lavoro: c?era solo il contratto Alitalia, ovviamente fin troppo generoso. I nuovi arrivati, quindi, non avevano vincoli sindacali, e lavorano su retribuzioni contenute nella parte fissa, alte nella parte variabile, legata all?orario. Alta produttività o sfruttamento? Di certo una concorrenza difficile da reggere. “I grandi hanno risposto con promozioni occasionali molto aggressive”, dice Paolo Landi, presidente di Adiconsum, “ma le tariffe ordinarie, invece, sono aumentate”.


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