Famiglia

Centinaia i casi di violenza. Ecco alcune storie. Congo, le bande del sesso

I soldati, a qualsiasi esercito appartengano, si sono resi protagonisti di episodi efferati. Vittime le donne, di tutte le età. Ma anche i bambini (di Teresina Cioffi).

di Redazione

Aprile 2003, la mattanza di Ngweshe Uomini uccisi, donne stuprate Nella zona di Izege e Ikoma sono gli Interahamwe (ribelli ruandesi del precedente regime) che fanno le loro incursioni nei villaggi ogni notte per prelevare ragazze che portano con loro sulle montagne. Truppe di ogni tipo si succedono nella zona di Kaniola, nel territorio di Walungu, presso Bukavu. Tutti violentano le ragazze e le donne che incontrano sul loro passaggio, senza riguardo all?età e allo stato di salute (anche quelle con gravidanze avanzate), le rapiscono e le portano a destinazioni sconosciute. Così, tre ragazze sono state rapite dai villaggi di Cishebeyi e Cibamba. Il 24 aprile sei ragazze sono state rapite dalla chiesa protestante dove si trovavano; dopo essere state violentate, sono riuscite a fuggire mentre i militari bevevano birra in una casa. “L?11 e il 12 aprile 2003, centinaia di soldati, di lingua ruandese o dell?ovest del Congo, sono entrati, durante la mattina, nei villaggi della zona di Ngweshe e hanno cominciato a sparare contro le capanne. Alle persone che uscivano per tentare la fuga è stato ingiunto di fermarsi; e quelli che hanno cercato di fuggire sono stati falciati dai tiri d?arma da fuoco. Uomini e ragazzi sono stati riuniti in due case in legno situate lungo la strada principale. I soldati hanno chiuso le porte e hanno sparato decine di volte alle case; quindi le hanno incendiate. Donne e ragazze sono state condotte in altre case. Tutte sono state violentate, spesso a più riprese e da più soldati alla volta, durante la notte e durante tutta la giornata del 12 e 13 aprile. Saccheggiati e incendiati il centro sanitario, il centro nutrizionale e una parte degli edifici parrocchiali” (fonte locale, Bukavu). 26 maggio 2003, a Buharle Così si violentano anche i bambini Durante questi fatti, a Cibanda, sono state violentate M?cihiga e sua figlia di 4 anni, un?altra bimba di 7 e anche Bugoti, giovane sposa incinta di quattro mesi. I vicini dicono che il marito non è più disposto a tenerla come moglie. Il tabernacolo saccheggiato dai militari a Burhale è icona di questa offesa enorme alla sacralità della vita. “I militari sono diventati come bestie. Viene da dubitare se sono stati prima uomini nel vero senso della parola. Le testimonianze che danno le donne, soprattutto ragazze, che riescono a fuggire, sono spaventose. Non si possono descrivere e forse neppure immaginare”, ha scritto esasperato il 4 giugno un testimone della società civile. Anche i bambini sono vittime della follia. Un bimbo di 8 anni di Burhale è stato violentato il 26 maggio da un militare del Rcd/Goma. E non è l?unico caso accertato. Maggio 2003, zona del lago Tanganyika L?aborto figlio del terrore “Nel territorio di Fizi, soprattutto nelle zone sotto controllo dei Mayi-Mayi, lo stupro delle donne è cosa strutturale e le dicerie incoraggiano e fanno credere che avere un rapporto sessuale con una ragazzina potrebbe eliminare il virus dell?Aids. Il che aggrava ancor più il fenomeno. In altri casi, gli stupri e le violenze sessuali si accompagnano ad atti delittuosi (le donne sono frustate, aggredite, vengono loro inflitte ferite con l?introduzione nei loro organi genitali di oggetti che possono mutilarli). È il caso della signora Sofia, che è caduta nelle mani di elementi dei Fdd?. In cinque l?hanno violentata poi le hanno mutilato atrocemente le parti genitali”. A Baraka il 2 maggio le signore Abedi, Eca, Asende, Hasha, mentre andavano nei campi in compagnia di un uomo, sono cadute nelle mani dei Mayi-Mayi a circa 6 chilometri dal villaggio e sono state condotte per ordine del comandante a Simbi, dove sono state ridotte in schiavitù sessuale e liberate dopo venti giorni, con la consegna di non dire nulla ai loro mariti. Il 4 maggio a Kigoma, sulle sponde del Tanganyika, la signora Mawazo, di 56 anni, è stata atrocemente violentata da due ribelli del Fdd; tre di loro la stessa notte hanno violentato la signora Rudia, di 36 anni. Il 19 maggio a Nundu cinque ragazze di meno di 16 anni stavano andando nei campi. Dopo tre chilometri di strada, dei Mayi-Mayi le hanno prese, condotte verso un torrente nella foresta e violentate, con la scusa che esse abitavano in una zona sotto il controllo del Rcd/Goma. Gli aborti sono le vittime nascoste della guerra. A Baraka, all?inizio di maggio, colpi e sibili di granate hanno provocato aborti a più di dieci donne (di cui vengono citati i nomi). Il documento della società civile conclude: “Lo stato della donna particolarmente nel territorio di Fizi è assai preoccupante. Le donne sposate sono regolarmente vittime di violenze fisiche. In questa situazione, uomini combattenti e non combattenti si sposano abusivamente secondo il sistema poligamico con tre o quattro donne, senza peraltro prendersi cura di loro”. Che cosa possiamo fare? Che cosa possiamo fare da qui? Molto. Impegnarsi ad accelerare la fine di questa guerra, cercando di capirne e combatterne le cause. “Le vere ragioni della presenza di truppe d?aggressione nell?est del Congo sono note. I tre rapporti degli esperti Onu le hanno ben definite. Sono i tre poveri piccoli Paesi (Ruanda, Uganda, Burundi, ndr) strumentalizzati dalle grandi potenze? che bramano le ricche risorse naturali del Congo”, ha detto J. M. Kyalangilwa, presidente provinciale della Società civile del Sud-Kivu.

Teresina Cioffi


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