Occupazione

Lavoro, cresce l’occupazione (tra i dipendenti maschi e over 50)

Massimo storico per il numero di occupati toccato a novembre in Italia: oltre mezzo milione in più. Ma 477 mila sono over 50. Praticamente il 92%. L’analisi di Francesco Seghezzi, Presidente di Adapt: « ad aumentare sono unicamente i lavoratori dipendenti». Inoltre «Aumentano di 48 mila unità gli inattivi dopo molti mesi di calo, il che significa che persone che prima cercavano attivamente lavoro, ora hanno smesso di farlo, questo è uno dei segnali in controtendenza»

di Sabina Pignataro

Sono stati pubblicati ieri i dati Istat relativi al mese di novembre 2023. Nel documento si evidenzia che continua a crescere il numero degli occupati, raggiungendo quota 23,743 milioni, la cifra più alta di sempre.
Su base annua l’aumento è di 520 mila unità. Su base mensile cresce in modo
sostenuto l’occupazione femminile, che triplica quella maschile, con +24mila unità contro +7mila unità. Tuttavia, guardando il 2023 nel complesso (fino a novembre) è l’occupazione maschile a crescere in modo lievemente superiore con +263mila, rispetto al +258mila dell’occupazione femminile. Entrambi toccano il record storico.

Il numero di disoccupati diminuisce di 66mila unità ma, come segnala Francesco Seghezzi, presidente di Adapt, l’associazione senza fini di lucro fondata da Marco Biagi nel 2000 per promuovere studi e ricerche di lavoro.: «Aumentano di 48 mila unità gli inattivi dopo molti mesi di calo, il che significa che persone che prima cercavano attivamente lavoro, ora hanno smesso di farlo, questo è uno dei segnali in controtendenza».

Aumentano di 48 mila unità gli inattivi dopo molti mesi di calo, il che significa che persone che prima cercavano attivamente lavoro, ora hanno smesso di farlo, questo è uno dei segnali in controtendenza

Francesco Seghezzi, presidente di Adapt

Nel complesso, il tasso di occupazione resta fermo al 61,8%, quello di
disoccupazione scende al 7,5% e quello di inattività sale al 33,1%. Seghezzi
sottolinea che «ad aumentare sono unicamente i lavoratori dipendenti, con una crescita di 23 mila occupati permanenti e di 15 mila occupati a termine, che non crescevano da agosto, secondo segnale in controtendenza». Su base annua gli occupati a termine continuano ad essere in calo (-57mila) e la totalità dei nuovi occupati è data da occupati permanenti (+551mila).

I dati dell’occupazione giovanile confermano la criticità già rilevata nei mesi
precedenti, con un aumento del tasso di inattività sia nella fascia 15-24 che in quella 25-34 anni. In quest’ultima diminuisce (dopo mesi di crescita) il tasso di
occupazione di 0,2, dato su cui incide la dinamica demografica.


Si nota invece un leggero aumento del tasso di occupazione per le fasce 35-49 anni e 50-64 anni. «Nella fascia over 50 – precisa Seghezzi – a causa
dell’invecchiamento della popolazione cuba il maggior numero di nuovi occupati
con ben +123mila nel trimestre settembre-novembre rispetto al trimestre
precedente». Depurati dalla componente demografica i dati confermano una
crescita occupazionale concentrata nella fascia 50-64 anni e un calo di inattivi
quasi nullo in quella giovanile.

Depurati dalla componente demografica i dati confermano una crescita occupazionale concentrata nella fascia 50-64 anni e un calo di inattivi quasi nullo in quella giovanile

Francesco Seghezzi

«L’aumento dell’occupazione in un momento economico debole può significare posti di lavoro di bassa qualità, o almeno polarizzazione. Inoltre – prosegue Seghezzi –l’aumento dell’occupazione a fronte di scarsità di offerta data da contrazione demografica può significare mismatch e assunzione di persone non ottimali per la domanda, con conseguenze su produttività e innovazione (e quindi la partita della formazione è fondamentale, oggi più che mai)».

Infine, «l’aumento degli inattivi come conseguenza del calo dei disoccupati potrebbe essere in parte legato a persone che hanno perso il reddito di cittadinanza e non trovano lavoro».

In sintesi conclude Seghezzi, «Il momento è interessante, purtroppo molti dati non sono disponibili, e sarebbero fondamentali, dato che anche se complessivamente i numeri continuano ad essere buoni, mostrano qualche segnale da attenzionare come l’aumento significativo degli inattivi e il ritorno (seppur lieve) dell’occupazione a termine».


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