Famiglia

Conti Correnti: la denuncia dell’Adusbef

L'associazione ha calcolato che dall'inizio dell'anno i servizi bancari annessi ad un conto corrente sono cresciuti di circa il 10 per cento, tanto da portare a 835.306 vecchie lire le spese vive d

di Paolo Manzo

Aumentano a dismisura i costi per la gestione dei conti correnti. A denunciarlo e’ l’Adusbef. L’associazione ha calcolato che dall’inizio dell’anno i servizi bancari annessi ad un conto corrente sono cresciuti di circa il 10 per cento, tanto da portare a 431,40 euro ( 835.306 vecchie lire) le spese vive da affrontare avendo un conto bancario usato con molta parsimonia, ossia 11,5 operazioni mensili, per un totale di 138 operazioni l’anno. Nella valutazione dell’Adusbef, e’ stata esclusa l’effettuazione di: bonifici (costo medio 6,50 euro), ordini permanenti, pagamenti utenze per cassa (costo medio 3,5 euro), l’apertura di una custodia titoli, l’uso della carta di credito (12 operazioni annuali per addebito dell’estratto conto mensile). Non e’ stato inoltre considerato alcun invio di comunicazioni dalla banca al cliente come, ad esempio, le contabili per accredito di emolumenti (costo medio 1,5 euro), ne’ il pagamento delle rate dei mutui (costo medio 3,5 euro). E tutto cio’ mentre ”scendono sotto l’1 per cento i tassi medi sui depositi, ma il prime-rate Abi resta fissato al saggio del 7,125 per cento dal 30 giugno u.s. (5,125 punti in piu’ del tasso di riferimento della BCE), il Top Rate medio delle banche, inchiodato al 13,750 ed i tassi medi sul credito al consumo (in media al saggio del 14,17 per cento), non hanno rispettato la stessa dinamica della discesa del costo del denaro per l’inefficienza e mancata concorrenza delle banche”. Critiche anche all’Associazione banche Italiane: ”ascoltare gli spassionati consigli dell’Abi ad investire nei Fondi Comuni, la cui stragrande maggioranza e’ posseduta dai primi 5 gruppi bancari italiani, le cui performance hanno conseguito gestioni disastrose, con perdite pari a 29 miliardi di euro nell’ultimo anno, a fronte di commissioni pari a 4,7 miliardi di euro, significa cadere dalla padella delle banche, alla brace dei fondi con i cosiddetti professionisti del risparmio gestito che sono riusciti a realizzare perdite superiori rispetto ai singoli risparmiatori che hanno investito i propri capitali nei titoli pubblici”.


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