Cultura

Liberia: “Ormai mancano anche acqua e cibo”

La drammatica testimonianza di padre Albanese direttore della Misna in contatto diretto con Monrovia

di Redazione

‘I nostri missionari non sono ostaggi, ma resta la preoccupazione e la paura per quello che puo’ accadere. Serve subito una forza di interposizione internazionale. Ormai manca tutto: acqua, cibo, si dorme all’addiaccio e le vittime piu’ martoriate sono le donne. Gli stupri stanno diventando sistematici, tanto da parte delle forze governative quanto da partedei ribelli”. Padre Giulio Albanese, direttore dell’agenzia di stampa dei missionari Misna, insignito oggi della onorificienza di Grand’Ufficiale della Repubblica da parte del presidente Ciampi, illustra una situazione ”allo stremo” in Liberia e ribadisce: ”parlare di sequestro dei nostri missionari e’ improprio, ma stentano a capire cosa stia aspettando la comunita’ internazionale per intervenire”. Sono circa 150 i religiosi e le religiose presenti nel Paese sconvolto dalla guerra civile, a maggioranza protestante. Gli italiani sarebbero cinque, e si sa gia’ che non rientreranno. ”Si sa che vogliono restare accanto alla gente, soprattutto in momenti come questi. Ma venir via in un momento cosi’ difficile significherebbe tradire la loro vocazione”. ”Ci sono rischi di epidemia -racconta padre Albanese, constantemente in contatto con Monrovia- e c’e una situazione di prostrazione psicologica inimmaginabile. Ci sono atrocita’ quotidiane soprattutto contro le donne, da sempre le prime vittime delle guerre”. Queste le priorita’ secondo il direttore di Misna: ”per prima cosa serve una forza di interposizione, altrimenti anche l’ultimo cessate il fuoco verra’ violato in poche ore. Secondo: servono aiuti umanitari immediati, perche’ manca tutto, e’ un’ecatombe. Terzo: nel momento in cui si forma un governo di unita’ nazionale verso le libere elezioni, e’ importante il sostegno comunita’ internazionale perche’ processo democratico possa realizzarsi”. ”Per questo -rimarca- non basta vigilare, ma per garantire che il processo di pace possa realizzarsi e’ importante che venga scardinato il meccanismo dell’espropriazione delle materie prime e che restino al Paese”. La scelta dei missionari, dice, ”in linea di massima e’ sempre quella di rimanere a fianco delle persone. Non verranno via proprio adesso. Non stanno accanto alla propria gente per mestiere, ma per vocazione”.


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