La scuola che cambia

Compattare l’orario, il segreto del modello finlandese

Invece di un tre o quattro materie ogni giorno, il modello organizzativo ispirato alla scuola finlandese mette insieme le ore della stessa disciplina. Antonella Accili, dirigente scolastica a Urbania, è l'ideatrice del modello Mof, oggi utilizzato in via sperimentale da un centinaio di istituti italiani. Continua il viaggio di VITA nella scuola che innova

di Rossana Certini

Compattare l’orario delle singole materie sia all’interno della stessa mattinata (verticalmente) sia in giorni consecutivi (orizzontalmente): è questa la caratteristica principale del Mof – Modello organizzativo finlandese la cui sperimentazione è stata avviata in Italia circa dieci anni fa da Antonella Accili, all’epoca dirigente dell’Istituto comprensivo di Piandimeleto in provincia di Pesaro Urbino. Il metodo, grazie all’ art 6 del Dpr 275 del 1999 che regolamenta le autonomia delle istituzioni scolastiche e consente agli organi collegiali della singola scuola di attuare delle modalità organizzative diverse della didattica, oggi è adottato da un centinaio di istituti scolastici, di ogni ordine e grado, distribuiti tra Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Emilia-Romagna, Lazio, Lombardia, Marche, Molise, Piemonte, Puglia, Sardegna, Sicilia, Umbria e Veneto.

«Tutto è iniziato circa venti anni fa», spiega Antonella Accili, «quando, come docente di lettere, ho iniziato un percorso di ricerca personale per superare le difficoltà che incontravo con i miei studenti. Giorno dopo giorno mi accorgevo che non era possibile affrontare la complessità che il mondo della scuola mi presentava con le canoniche lezioni frontali. Ho studiato nuovi metodi per trovare risposte ai bisogni dei miei studenti e mi sono imbattuta nei sistemi scolastici finlandesi, canadesi e inglesi. Mettendo insieme gli elementi che desumevo da questi metodi ho apportato delle innovazioni all’interno della mia didattica. I risultati non si sono fatti attendere: studenti più motivati, diminuzione delle assenze scolastiche e risultati migliori nelle verifiche scolastiche. Quando, poi, sono diventata dirigente scolastico del piccolo istituto comprensivo di Piandimeleto, nell’entroterra marchigiano, dove c’era una situazione di stasi con assenze elevatissime tra gli studenti e una forte immigrazione, ho iniziato un percorso di revisione dell’assetto scolastico insieme a tutto il corpo docente. È così che è nato ufficialmente il Modello organizzativo finlandese che poi si è diffuso in tutta Italia».

I cardini del modello finlandese

Alla compattazione oraria il Mof affianca un approccio interdisciplinare che punta alla riduzione del carico di lavoro da svolgere a casa. Ambienti di apprendimento che integrano la scuola all’aperto e quella sul territorio. E autovalutazioni alternative che si affiancano ai voti numerici.

In questo modo si ottiene la riscoperta da parte degli studenti del piacere di imparare con curiosità per ottenere le competenze necessarie per gestire sé stessi, le relazioni con gli altri e il mondo lavorativo. L’inclusione, perché si accolgono le peculiarità di tutti gli studenti. La possibilità di esprimere il potenziale di ogni ragazzo, agevolando il cammino verso il successo formativo, partendo dalla valorizzazione delle caratteristiche personali e dalle potenzialità di ragazze e ragazzi.

Inoltre, il Modello organizzativo finlandese pone attenzione alla costruzione di un ambiente adeguato che si fa “maestro” al posto dell’insegnante; vede l’adulto come semplice mediatore o facilitatore dell’apprendimento; dà importanza al legame fra scuola e vita; intende l’autonomia come traguardo e competenza trasversale che si raggiunge in modo differenziato ma a tutte le età; pone l’accento sulla personalizzazione di ogni percorso e, dunque, l’impossibilità di standardizzare i cosiddetti programmi.

Compattare le ore: come e perché

«L’orario scolastico tradizionale», prosegue la dirigente, «prevede, per esempio, sei ore di italiano distribuite e spezzettate nella settimana. Invece, il Mof compatta le ore magari in due giornate consecutive suddividendole in tre per giorno. In questo modo, nella singola giornata, gli studenti affrontano lo studio di due discipline per volta. Questa impostazione riduce lo stress dovuto allo studio quotidiano di più materie, al fatto di dover sostenere più interrogazioni nella stessa giornata e di svolgere molti compiti a casa. I ragazzi di oggi sono pieni di interessi, hanno tempi di attenzione e concentrazione molto brevi. Con il Mof riescono a studiare poche materie al giorno e le approfondiscono meglio. Si contrasta, così, quello che è considerato uno degli anelli più deboli della scuola italiana: la stratificazione dell’orario a cui corrisponde quella dei saperi. Frammentare troppo non aiuta i ragazzi a creare mattoni di conoscenza solidi».


L’immersione in una materia per due o tre ore consecutive però non è gestibile con il metodo della lezione frontale. È dunque necessario trovare strategie didattiche nuove per affrontare in modo diverso lo stesso argomento. Per questo è fondamentale la formazione dei docenti che devono essere in grado di utilizzare tante metodologie differenti.

«Le lezioni del Mof sono “plurifasiche”», spiega Accili, «ossia presentano lo stesso argomento ma in modi diversi. È così possibile personalizzare la didattica come richiede il ministero. L’insegnante raggiunge ogni ragazzo centrando uno specifico canale preferenziale di apprendimento che può essere di volta in volta quello della vista, dell’udito o del fare. I ragazzi, così, seguono la lezione senza distrarsi perché si sentono coinvolti. L’insegnante non è in cattedra ma è tra i banchi e ha continuamente il polso della situazione. È questo il modo per arrivare al successo formativo».

Più personalizzazione, più inclusione

Ma il Mof lavora anche molto sull’apprendimento tra pari che offre ottimi risultati: «I ragazzi in questo modo non hanno il problema della prestazione, la paura di essere giudicati o dare un’immagine negativa all’insegnante. Infine, il metodo finlandese attua una costante valorizzazione dei talenti dei singoli ragazzi. In una classe è normale che ci sia chi non è portato per lo studio ma non per questo deve essere condannato al fallimento. È possibile trovare, anche in questi studenti, un talento su cui lavorare per recuperare l’autostima, l’impegno e la presenza a scuola. Questo riconoscimento avvia piccoli passi progressivi sulla via dell’apprendimento. Ritengo che l’alto tasso di abbandono scolastico che affligge l’Italia sia dovuto al fatto che la nostra scuola incentiva soltanto i ragazzi che sono portati allo studio. Mentre per essere inclusiva la scuola deve saper lavorare su tutte le caratteristiche dei ragazzi».

Il Mof ha suscitato l’interesse di varie realtà. Fondazione Compagnia di San Paolo per esempio dall’anno scolastico 2023-24 e per i prossimi quattro anni, sostiene l’adozione del Modello organizzativo finlandese da parte di alcune scuole all’interno del più ampio progetto “Città dell’educazione”. Mentre Sanoma ha firmato un protocollo di intesa con la rete Mof con l’obiettivo di diffondere e sviluppare ulteriormente la sperimentazione, sotto la guida di un comitato scientifico, che presiede alla formazione permanente delle scuole aderenti e condurrà una ricerca per la misurazione dell’efficacia del Mof, in collaborazione con l’ufficio ricerche di Sanoma Italia.

«Un’importante riconoscimento ci arriva anche dall’Istituto nazionale documentazione innovazione ricerca educativa – Indire», spiega Accili, «che dopo un’analisi e una valutazione dell’esperienza Mof ha designato l’istituto che attualmente dirigo, il Della Rovere di Urbania, capofila dell’idea “Uso flessibile del tempo (Compattazione)” delle Avanguardie educative, il movimento d’innovazione che mira a creare una rete di scuole impegnate a superare limiti e inerzie a livello didattico, strutturale e organizzativo in una società della conoscenza in continuo divenire. È motivo di orgoglio sapere che la compattazione dell’orario, proposto dal modello finlandese, va ad arricchire e incrementare la “Galleria delle idee per l’innovazione” di Indire, il luogo in cui sono raccolte le esperienze verificate sul campo da un numero in costante crescita di scuole italiane».

Una dimensione strutturalmente sperimentale

Uno dei risultati più evidenti dell’applicazione del metodo è l’innalzamento dei risultati delle prove Invalsi negli istituti che hanno aderito alla rete Mof. Ma, anche, una riduzione del fenomeno dell’abbandono scolastico e studenti più autonomi, consapevoli di quali sono i loro tempi di concentrazione e corretti nelle relazioni interpersonali. «Il metodo non è chiuso, definito e fermo», conclude Accili, «ma è in movimento dunque aperto a nuove prospettive o bisogni che potrebbero presentarsi. Mi piace definirlo sempre in sperimentazione perché è pronto a modificarsi con le esigenze degli studenti e della scuola. Se si omettesse il termine sperimentazione il Mof rischierebbe, prima o poi, di diventare obsoleto».

Questo articolo fa parte di una serie di racconti che VITA dedica alle sperimentazioni in corso nella scuola italiana, per orientarsi meglio in queste settimane in cui i ragazzi e le famiglie sono chiamati a scegliere la scuola a cui iscriversi per il prossimo anno scolastico. La foto di apertura mostra alcuni studenti di una scuola Mof impegnati in una attività manuale (foto di Antonella Accili)

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