Welfare
Stranamore galeotto
Alle famiglie arriva la cassetta con le voci, i suoni e le immagini. Liniziativa del video clip, partita dalla Gorgona, potrebbe essere presto estesa anche agli altri istituti di pena
«Figlio, oggi ti voglio spiegare perché sono finito in carcere…». Potrebbe iniziare così la lettera che i detenuti manderanno alle proprie famiglie, inviando con le parole anche le immagini di una quotidianità fino ad oggi ritenuta inviolabile. Sì, perché nel carcere della Gorgona sono nate le video-lettere. Questa, l?ultima trovata dell?Arci-solidarietà che ha promosso l?iniziativa, coniugando la fantasia virtuale a una nuova battaglia di civiltà. L?esperimento, curato da Guido Morandini e Carmen Bertolazzi, in collaborazione con il presidente dell?Arci di Livorno, Alfio Baldi e il direttore dell?istituto penitenziario, Carlo Mazerbo, permetterà di abbattere quasi in tempo reale l?isolamento del carcere.
I detenuti reclusi sull?isola sono circa centoventi e godono di un regime di detenzione di semi-libertà in quanto lavorano e collaborano a tutte le attività della colonia penale, ma le loro condanne spesso non prevedono i benefici di legge, quindi è difficile se non impossibile mantenere un rapporto con le famiglie, un legame con l?esterno che non annulli la filosofia di reinserimento dei detenuti applicata spesso felicemente dall?istituto di pena. I video-clip non sono solo uno strumento di comunicazione, ma si inseriscono all?interno di un progetto sperimenatale di comunicazione che è partita nel ?96, quando i volontari dell?Arci hanno impartito un corso di video-comunicazione ai detenuti per insegnare loro le regole fondamentali della fase delle riprese e del montaggio amatoriali. Da allora l?occhio della camera è divenuto quelli dei detenuti che nel giro di qualche mese, hanno sviscerato tutti gli aspetti di vita galeotta sull?isola e hanno realizzato il primo ?Tg galeotto?, poi trasmesso dall?emittente locale Televip e ripreso da numerose televisioni private e pubbliche sia in Italia che all?estero. La lettera virtuale ha anche un altro inestimabile pregio: di restituire la dignità, fiaccata da anni di galera.
I luoghi della video-lettera sono infatti i più disparati, a scelta dell?autore: il promontorio dell?isola, le barche da cui si pesca, i cantieri in cui si continua a costruire per non perdere il movimento verso il futuro, il cimitero dove è racchiuso uno dei più bei ricordi dell?isola carcere: Oscar Fochetti detenuto-cantante morto in carcere, che con le sue note struggenti aveva conquistato guardie e ladri.
Gli autori-detenuti sono ormai attrezzati di un video-laboratorio reso possibile dalla direzione del carcere che ha acquistato le strumentazioni e in futuro potrebbe tasformarsi anche in una videoteca specializzata in temi sociali e ambientali. Le video-lettere sono già state visionate e autorizzate dal ministero di Grazia e giustizia che si è impegnato a esportare il progetto anche in altri carceri, carceri che non sono certo circondati dal mare e dalla bellezza naturale inviolata della Gorgona e dove invece la segregazione, la mancanza di lavoro, il regime detentivo, il sovraffollamento, il malessere e le tensioni rappresentano la prima causa di morte per suicidio aumentata in modo allarmante negli istituti penitenziari d?Italia. Lì, le video-lettere potrebbero svelare cose che occhi umani non hanno potuto mai fino ad ora.
Il carcere si fornirà anche di un video-box permanente a cui i detenuti potranno accedere secondo regole stipulate con il Dipartimento dell?amministrazione penitenziaria .
Da quando l?occhio della telecamera è sbarcata sull?isola, ha carpito tanti, bellissimi, segreti, uno scritto sulla tomba di un detenuto:«Come l?oro sarai puro nel fango». Sì, perché la storia non finisce qui.
A un?ora di traghetto da Livorno, sta ribollendo un?altra geniale idea che viene dagli stessi detenuti: girare una serie di telenovelas per la televisione in cui gli attori-detenuti racconteranno le proprie storie, d?amore e di guerra, di detenzione e di fughe, di disperazione e forse anche di normale felicità, così proprio come le hanno visssute.
La Gorgona
Ecco l?isola modello
Un carcere che fa controtendenza. La colonia penale dell?isola della Gorgona, è ormai a tutti gli effetti un istituto sperimentale. I detenuti che vi arrivano sono generalmente arrivati quasi al traguardo del ?fine pena?; lì apprendono un mestiere e collaborano a tutte le fasi di produzione sull?isola: dalla cura degli animali alla produzione del formaggio, la falegnamria, la costruzione di edifici, ma non solo. Sull?isola, separata dalla città di Livorno solo da un lembo di mare, accade proprio di tutto: ricerca sulle proprietà naturali delle erbe, ci sono pannelli solari, si pratica l?omeopatia per la cura degli animali, campi internazionali del volontariato, adozione a distanza dei profughi bosniaci (con donazione di una giornata di lavoro dei detenuti), gare di pesca con i cittadini livornesi e ora anche progetti di comunicazione sperimentale realizzati dagli stessi detenuti. Alla Gorgona, paradiso naturale rimasto incontaminato grazie alla presenza del carcere, viene applicata alla lettera la filosofia della riforma carceraria, che prevede la funzione rieducativa della pena. Il modello Gorgona è stato adottato dal ministero di Grazia e giustizia come progetto pilota da esportare in altri istituti di pena.
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