Volontariato

La cucina più amata ora è senza barriere

Una cucina rivoluzionaria e una pentola speciale ideate da alcuni giovani architetti. Che alcune grandi imprese dell’arredamento sono pronte a mettere sul mercato

di Redazione

Designer e grande industria alleati per rendere più facile la vita ai disabili. Abbattendo le barriere più quotidiane e comuni: quelle domestiche. A partire da una cucina disegnata e progettata per i portatori di handicap e da una pentola speciale, adattata alle esigenze di chi non vede abbastanza bene per controllare con sicurezza anche i gesti più comuni, come l?accensione di un fornello e la cottura dei cibi.
Cucina e pentola saranno presentati al Salone del mobile di Pesaro: si tratta di due piccole, ma grandi novità del design italiano impegnato nel sociale, di cui solo adesso il grande mondo della produzione e della distribuzione inizia a occuparsi. La cucina si chiama ?Cocoon? (degli architetti Renzo Baldanello e Bernardo Pittino) e prevede un blocco di lavoro operativo ad altezza regolabile, una rulliera alla quale agganciare le pentole che permette di spostarle facendole semplicemente scorrere lateralmente, e un lavello con le pareti laterali a scivolo che consentono di togliere gli oggetti contenuti in modo molto più agevole.
La pentola, invece, si chiama ?Marina? (ideatori Patrizia Geremia e Alberto Crivellaro) ed è stata pensata in particolare per gli ipovedenti. Infatti ha l?interno di colore nero per far risaltare bene i cibi. Come accade anche per molte pentole ?normali?. Ma ?Marina? è dotata anche di un coperchio tutto speciale, che impedisce al vapore di colare dai lati, e ha un filo a cui è attaccata una sfera che emette un sibilo quando l?acqua bolle. Innovazioni utili a tutti, si dirà. Senza dubbio ancor di più per gli ipovedenti.
I giovani designer spiegano così le loro innovazioni: «Quando si pensa agli ostacoli che incontrano i portatori di handicap, troppo spesso si immagina solo una barriera esterna. Per il loro spostamento sono nate le automobili per disabili, i relativi parcheggi riservati e gli scivoli del marciapiede per le carrozzelle. Si è cominciato dalla cosa più lontana , dimenticandosi di quella più vicina: la casa. Il luogo più intimo, è il luogo privato, dove maggiore è il desiderio di essere padroni e di conseguenza indipendenti e autosufficienti». E proprio da qui sono partiti i designer. O meglio, è partita la Fondazione opere di don Gaudiano di Pesaro, da più di vent?anni impegnata sul fronte dei meno fortunati.
La Fondazione, infatti, ha indetto un concorso destinato, appunto ai giovani designer, alla ricerca di innovazioni pro disabili in cucina. E i premi assegnati sono stati vinti proprio dal progetto ?Cocoon? per la cucina, e dal progetto ?Marina? per le pentole. Ma non è finita qui: i due progetti vincitori dello speciale concorso presto saranno prodotti e distribuiti sul mercato. Grazie a tre imprese, la Scavolini (quella della cucina «più amata dagli italiani»), la Tvs e la DuPont Italiana, che realizzeranno i prototipi dei progetti vincitori. ?Cocoon? e ?Marina?, dopo il Salone del mobile di Pesaro (27 maggio-1 giugno 1998), saranno successivamente esposti nel Palazzo Ducale di Pesaro (6-21 giugno 1998).
Per ulteriori informazioni ci si può rivolgere alla Fondazione don Gaudiano, piazza Garibaldi 16, 61100 Pesaro, tel. 0721/67397.

L?opinione di Enzo Mari
È il futuro del design

La mancanza di attenzione da parte del mondo del design verso le problematiche dell?abitare e in particolare dei problemi che riguardano le persone disabili, non è affatto una questione culturale, cioè di mancanza di sensibilità e di preparazione dei designer, quanto piuttosto una questione più ampia che ha a che fare con il mondo della produzione, della distribuzione e della vendita. In una parola, è un problema di mercato. La disponibilità e la formazione culturale ad affrontare i problemi della disabilità da parte dei nostri designer esistono. Su questo non ho dubbi. Sia perché le nostre scuole di design oggi prevedono dei corsi di insegnamento specifici, sia perché è aspirazione di ogni designer quella di realizzare un oggetto non solo esteticamente soddisfacente, ma anche utile e capace di dare una risposta concreta alle esigenze della società e di ogni singolo cittadino.
Cimentarsi in questo campo, per l?architetto o il creatore di oggetti è sempre una sfida affascinante.
Ma il vero problema è che la progettazione e la produzione di un oggetto con tali funzionalità non viene mai richiesto dalle aziende, che invece commissionano sempre la solita sedia, e la solita lampada. Questo non perché siano insensibili alla questione, ma perché devono comunque fare i conti con le spietate e reali logiche del mercato. Un?azienda che produce oggetti che non hanno mercato non può sopravvivere. Non è possibile organizzare una produzione industriale senza che ci siano i numeri per farlo. C?è solo una speranza, e che cioè con la crescente mondializzazione dei mercati, anche le nostre aziende saranno in qualche modo costrette, proprio dalle richieste del mercato, a realizzare questi particolari tipi di bene di consumo, come è già avvenuto nei Paesi del nord Europa che, come si sa, sono culturalmente e tecnologicamente in anticipo rispetto all?Italia designer

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