Volontariato

Che razza di enciclopedia

a Treccani deve aggiornare le sue voci razziste scritte più di sessant’anni fa. A dirlo ora sono anche illustri esponenti della cultura italiana,

di Roberto Beccaria

È bastato poco a dare un po? di vita alle Cariatidi della Treccani: un giochino dentro un uovo di Pasqua, un articolo sul nostro settimanale, e subito si è scatenato un intenso scambio di accuse tra ?Vita? e la Treccani. Riprese da i quotidiani. L?accusa: alcune voci del Dizionario enciclopedico e della Grande Treccani contengono affermazioni imbarazzanti. L?essere ebreo sarebbe una questione di nasi convessi e toraci ristretti, il meticciato «porta alla formazione di classi sociali inferiori», e così via. La difesa: la Treccani ha risposto nel merito dicendo che le nostre sono «accuse deliranti». Al di là della polemica volevamo solo sottolineare la necessità dell?aggiornamento di alcune voci, fondamentali, vecchie di oltre sessant?anni. Siamo i soli a pensarla così? No, infatti tutti coloro che abbiamo interpellato sono del nostro parere. Da Paolo Mieli a Luciano De Crescenzo, da Franco Cardini a Tullio De Mauro, il mondo della cultura è d?accordo con noi, almeno su una cosa: la Treccani è datata, alcune voci andrebbero riscritte o aggiornate. Sfumature diverse. Ma pochi dubbi sulla necessità di una revisione. L?ex direttore del Corriere della Sera Paolo Mieli dice quanto basta: «Sì, ho seguito la polemica e credo che la Treccani rispecchi la stagione in cui è stata scritta. Le voci in questione sono state redatte anni fa, troppi. E credo che andrebbero riviste». Luciano De Crescenzo, scrittore, umanista, filosofo, ci scherza su: «La Treccani tradisce la sua antichità. Se devo consultare un voce, tipo Beethoven, prendo un cd-rom: con un clic ho sotto gli occhi un?immagine del musicista, con un altro clic ascolto una sinfonia. Ho provato tante volte a far suonare la Treccani, ma non suona mai». Poi si fa serio. «Alla Treccani manca una rivoluzione di mentalità: sono obsoleti e non se ne accorgono. Una revisione su carta costerebbe un sacco, per questo non la fanno». Lo storico Franco Cardini dà sfogo alla sua toscanità: «Queste opere nascono già vecchie. Certe voci di biologia o medicina fanno ridere, sono argomenti che invecchiano in pochi mesi. È comunque importante discuterne. E poi resta vero che le opere come la Treccani sono molto macchinose per la loro mole: sono stati sciocchi a scendere in polemica. Bastava dire che la revisione è lenta, costosa, impossibile… Non hanno riconosciuto di essere limitati in partenza». Mario Rigoni Stern, il grande vecchio della nostra letteratura concorda: «Non mi stupisco più, ormai. Spero che queste voci non siano state aggiornate per dimenticanza. E poi non dovevano cercare giustificazioni inutili… Sarebbe stato meglio dire: ?Non abbiamo tempo per rivedere tutto?. Invece le giustificazioni date sono un arrampicarsi sugli specchi. Non si può accettare che certe voci non siano state riviste dagli anni Trenta».
Ancor più diretto lo scrittore Roberto Pazzi: «Un Dizionario che si pone come pietra miliare dovrebbe aggiornarsi. Il difetto è nella testa della Treccani: manca un coordinamento, i collaboratori sono sottopagati. Insomma, non auguro a nessuno di diventarne direttore». Da buon linguista, Tullio De Mauro ha le idee chiare. «Non mi stupisco che la Treccani abbia tali svarioni. Tutto il nostro linguaggio è infarcito di affermazioni razziste. Certo, dopo 60 anni una revisione è urgente».
Il docente di Storia delle religioni Lorenzo Strik Lievers ci dice: «Non mi scandalizzo che ci siano certe affermazioni, quanto che ai lettori non siano stati dati elementi per decifrarli. Bastava un aggiornamento, o una premessa che avvertisse che alcune voci, scritte in un momento storico, potevano essere male interpretate in un?altra epoca. Invece, così com?è, la Treccani è davvero datata. Metteteci mano».

L?opinione di Erez Segev
Cultura è cambiamento

La Chiesa, che è un organismo più complesso della Treccani, con un iter interno, sicuramente più lungo e articolato di quanto possa essere quello dell?Istituto Enciclopedico, a un certo punto della storia, dopo la Shoà, ha deciso di cancellare dalla Liturgia la frase ?perfidi ebrei?. Non capisco perché la Treccani non convenga sull?opportunità di eliminare certe affermazioni ?pesanti? invece di invitarci a fare ? passeggiate al mare?. Dopo la Chiesa, lo può fare anche la Treccani. Anzi. È inutile ricordare che il professor Levi Della Vida, ebreo, durante il fascismo trovò lavoro presso l?Istituto. Questo lo sanno, e lo sapranno sempre, solo in pochi. La maggioranza si fermerà a leggere nel Dizionario Enciclopedico che «ebreo, nel linguaggio comune sta ad indicare una persona attaccata al danaro. E, in senso dispregiativo, è sinonimo di avaro, di usuraio». È proprio il linguaggio comune che andrebbe cambiato, e abolite tutte le affermazioni che creano ?la differenza che differenzia?. E se non cominciano i ?sacri testi?, chi dovrebbe iniziare? È così che l?individuo persiste a non esistere. Conta solo il gruppo, la ?razza?. Non c?è più una persona che professa la religione ebraica, ma gli ebrei che sono tirchi, che hanno il naso aquilino, sono bassi, con le orecchie a sventola, eccetera. L?idea che la gente ha della ?razza? non si basa solo sui tratti somatici, biologici o presunti tali. A ogni gruppo sono incollati gusti, scelte, personalità, barzellette. Così, nell?immaginario collettivo, tutti i ?negri? sono primitivi. E gli ?zingari ?sono ladri. I ?meticci? sono ?bastardi?. È con queste frasi fatte che si trasmette il razzismo alle nuove generazioni. Gli esperti di psicologia cognitiva confermano che «i bambini imparano la ?razza?, la categorizzazione razziale, dal linguaggio e non dalla percezione visiva. I bambini non vedono la ?razza?, la odono». In Francia, alcuni studiosi hanno chiesto che la parola ?razza?, «che ha acquisito tanto più significato razzista quanto più ha perso valore scientifico», siacancellata dalla Costituzione. Peccato che non sia venuta alla Treccani un?idea del genere, per quanto riguarda i suoi volumi! Sarebbe stato un gesto nobile, rivoluzionario, di grande impatto socio-culturale, di rispetto verso l?umanità . Ma non solo. Volete mettere il ?ritorno? pubblicitario? Con tutto il rispetto: altro che Rubbia e Montanelli!

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