Cultura

Orchestra di Babele

Prende il nome dalla piazza più multietnica di Roma, piazza Vittorio. Ne fanno parte musicisti di 14 nazionalità diverse (di Selena Delfino).

di Redazione

Si potrebbero definire una ?costola? del famoso gruppo musicale Avion Travel. Se avrete la fortuna di partecipare a uno dei loro concerti, verrete sopraffatti da un?irresistibile sferzata di energia e da una musica di grande pregio artistico ma dalle sonorità assolutamente inedite. Sono la giovanissima Orchestra internazionale di Piazza Vittorio, i cui membri appartengono a ben 14 nazionalità diverse e ad altrettante diverse concezioni di intendere la musica. Abbiamo chiesto di parlarcene a Mario Tronco, componente della Piccola orchestra Avion Travel e ora anche direttore artistico del neonato ensemble. L?orchestra porta il nome di una piazza romana. Cosa la lega a quel luogo? L?orchestra ha questo nome perché nasce da un?intuizione nata in me in maniera casuale, da quando abito nella zona dell?Esquilino, in Piazza Vittorio, appunto. è un quartiere unico: vi abitano persone appartenenti a circa 60 etnie diverse. La prima impressione che si ha camminando per la strada è quella di trovarsi in un luogo dove la convivenza fra le civiltà è possibile, reale e palpabile. Per me è stato naturale domandarmi quanti, fra gli immigrati della zona, fossero dei musicisti. Nessuno ci aveva mai pensato? Sì, varie associazioni avevano tentato di fare una sorta di censimento di questo tipo, ma era sempre stato impossibile completarlo perché il tipo di immigrazione della capitale è prettamente di passaggio e non permette di ottenere dei dati precisi. Eppure per la strada mi capitava di ascoltare dei veri talenti: l?idea di provare a farli suonare insieme non mi dava pace. Ormai avevo deciso: dovevo assolutamente riuscirci. Così ho iniziato a girare per le strade? Vuoi dire che sono stati ?reclutati? a uno a uno? Era l?unico modo e lasciarseli sfuggire mi sembrava un?occasione persa. Nell?impresa sono stato aiutato però dall?associazione Apollo 11 che ha creduto fortemente alla mia folle idea. Diciamo che abbiamo unito le forze! Anche loro erano mossi da un progetto che sembrava una causa persa fin dal principio: il loro intento era quello di salvare il Cinema Apollo, una struttura della Roma dei primi del Novecento che di lì a poco sarebbe stata trasformata in una sala Bingo. Apollo 11, in pratica, non è nulla più che un?associazione di quartiere, quello dell?Esquilino sede del cinema stesso; un po? alla volta però sono stati supportati da musicisti, registi, intellettuali, ma anche gente comune: insegnanti, operai. Anche noi come Avion Travel prima, e come Orchestra di Piazza Vittorio poi, abbiamo sostenuto il progetto. Tutti insieme abbiamo lottato per salvare il cinema. Com?è finita? Con un successo! Il Comune ha deciso di acquistare la struttura che ora diventerà il primo cinema interculturale in Italia. Sarà anche un laboratorio di musica e letteratura, un luogo di scambio e confronto con e tra le differenti comunità presenti a Roma. Tornando ai membri dell?orchestra: quante nazionalità sono presenti fra i musicisti? Sono 14. Fra tunisini, ecuadoregni, indiani, senegalesi, americani, egiziani, cubani? e molti altri. Ovviamente c?è anche qualche italiano. Sarà stato difficile mettere insieme tante persone musicalmente così diverse? Quando decisi di fondare l?orchestra tutti si chiedevano come sarebbe stato possibile far suonare insieme musicisti con dei background musicali così differenti: le accordature sono diverse, così come la cognizione del tempo e del ritmo. Ho scoperto ben presto che gli artisti avevano già da tempo superato questo problema: vivendo in Italia, la voglia di comunicare e suonare insieme era stata più forte delle differenze culturali. Era un ostacolo che loro nemmeno si erano posti. Nessuna difficoltà allora? Il problema era più che altro nostro. Della musica occidentale, intendo. è stato più complicato per noi occidentali abituarci a certe sonorità che per loro suonare tutti insieme. E questo per me è stata una grande sorpresa. Abbiamo allestito il primo concerto, all?interno di Roma Europa Festival, con soli 8 giorni di prove! A proposito di prove. Come sono andati i primi giorni? Nessuno di voi si conosceva, immagino. I primi giorni sono stati davvero pazzeschi. Sembrava che fossimo tutti andati a fare una gita in una specie di luna park! Ci guardavamo, ci ascoltavamo con curiosità e cercavamo di trarre qualcosa dagli altri. Sono state delle giornate divertenti, ed è questo lo spirito che ha dato vita all?orchestra: la curiosità dei musicisti per il repertorio degli altri e l?amore per il progetto. Come direttore artistico il tuo deve essere un ruolo piuttosto impegnativo? A dire la verità, non c?è un vero leader. Io dirigo, ma gli arrangiamenti non partono solo da me. Tutti contribuiscono alla costruzione. è insomma un vero e proprio laboratorio: più che un?orchestra è una ?band?! Sì, l?atmosfera è proprio quella. Questa è stata una fortuna. Non ci sono schemi, nessuno mette un freno alla creazione artistica. Così può capitare che il cantante ecuadoregno voglia cantare il ritornello del cantante indiano e impari il testo in dialetto rajastano? Come direttore artistico ho vita assai facile: lascio fare e rimango a guardare! La musica è il linguaggio universale per eccellenza, ma credo che all?interno di un?orchestra ci sia anche la necessità di comunicare verbalmente. Tuttavia, non tutti i musicisti parleranno italiano? Infatti. Alcuni sono in Italia da parecchi anni, quindi parlano l?italiano molto bene. Altri sono arrivati da pochissimo e conoscono solo le parole necessarie per la sopravvivenza. Mi sembra però di capire che non abbiate problemi di comunicazione… Assolutamente no. La cosa più comica dell?orchestra è però sicuramente il linguaggio che abbiamo adottato: qualcuno usa l?inglese, altri il francese, alcuni preferiscono parlare il loro dialetto? e poi ci sono io, che se mi arrabbio, parlo in napoletano stretto. La cosa curiosa è che quando uso il napoletano mi capiscono meglio! Sarà perché noi italiani siamo portati a gesticolare molto, fatto che facilita la comunicazione. Insomma, fra gesti, dialetti e linguaggi vari, ci capiamo ottimamente. Anzi, i momenti di tensione sono stemperati sempre da questo linguaggio assurdo che ne esce. E che ci porta a sorridere. Siete particolari anche nello svolgimento delle prove, che sono quindi uno spettacolo da non perdere. Già! Dopo le prime prove ?chiuse?, diciamo più tradizionali, abbiamo optato per delle ?prove aperte? perché la risposta del pubblico è importante; così come è importante quanto e come noi riusciamo a interagire a a emozionarci grazie alle persone che sono venute a sentirci. Questo scambio per noi è fondamentale prima di affrontare il palco. Questa modalità funzionava bene, ed è diventata una prassi. è la natura stessa dell?orchestra che lo richiede. Dal vivo suoniamo in maniera diversa, la musica crea un clima di ?seduzione? fra noi e il pubblico. Ecco perché abbiamo deciso che ci sarebbero sempre state prove aperte. Fa bene all?orchestra, è divertente, e poi capita che durante le prove arrivino musicisti nuovi che si propongono per delle jam sessions? Quindi sono delle prove veramente ?aperte?! Sì, e si sta creando quello che volevamo: stiamo diventando un punto di riferimento per i musicisti stranieri che vivono a Roma. Da tempo però avete smesso di essere un privilegio solo della città di Roma. State facendo parecchi concerti in Italia e si sta preparando anche un docu-musical sulla storia dell?orchestra. Uscirà a novembre nelle sale per la Lucky Red con la regia di Agostino Ferrente. Assieme a lui stiamo cercando di valorizzare il genere documentaristico ormai totalmente sparito dai nostri palinsesti televisivi. Stiamo cercando di far sì che il Cinema Apollo, fra le altre cose, diventi anche una sorta di ?Casa del documentario?. Vi ascolteremo in cd? Certo. Stiamo già registrando e anche questa è una piccola sfida: vorremmo superare il meccanismo in cui è ormai imprigionato il mercato musicale, fatto di progetti dispendiosi e prodotti discografici venduti a prezzi troppo alti. Sono poi convinto che per sua natura Piazza Vittorio sia portata a esprimersi al meglio dal vivo. In concomitanza con la distribuzione del documentario nelle sale a partire da Natale 2003, uscirà quindi anche il nostro primo cd ?live? che sarà disponibile nei negozi a un prezzo decisamente economico.

Selena Delfino


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