«Frequentando i Morticelli è come se avessi trovato una seconda famiglia». «Prima mancava un punto fisico di riferimento che ora c’è per ogni bisogno». «Mi sento di star facendo qualcosa di bello contribuendo a questo progetto, e ne vado fiero». Questi sono solo alcuni dei commenti espressi poco tempo fa dalle persone che frequentano i Morticelli, chiesa sconsacrata di proprietà del Comune di Salerno, messa a disposizione della comunità grazie all’impegno di Blam, collettivo – ora associazione di promozione sociale, con la prospettiva di diventare impresa sociale – di architette che si occupa di rigenerazione urbana a base culturale, attraverso progetti ad alta innovatività sociale, con un’attenzione particolare ai temi del riuso dello spazio pubblico.
«Il collettivo è nato dall’esigenza di esprimersi e di ritrovarsi attorno a valori che forse uscite dall’università avevamo un po’ perduto», dice Ludovica La Rocca, cofondatrice di Blam e professoressa nel dipartimento di architettura di Napoli. «Volevamo provare a costruire non edifici, ma occasioni attorno alle quali le persone si possano riappropriare di essi. Ci interessavano soprattutto gli spazi pubblici, i luoghi del patrimonio culturale, il modo di vivere la città e il protagonismo dei cittadini». Il gruppo – cominciato come collettivo di sole architette ma ora arricchitosi di altre professionalità – affronta progetti di rigenerazione urbana e di riuso del patrimonio, attraverso processi che si possono definire di rigenerazione “umana”, radicati sul territorio e intenzionati fortemente a trasformare gli spazi per e con le comunità.
«Blam sta in quella linea di mezzo tra istituzioni e comunità», continua La Rocca, «proviamo a definire assieme alle persone i desiderata, più che i bisogni individuiamo i desideri di chi vive o vorrebbe vivere gli spazi». Ora Blam si impegna in numerosi progetti, grazie a finanziamenti arrivati soprattutto tramite bandi pubblici e – in misura minore – da enti privati. A Salerno, per esempio, sta lavorando sugli spazi pubblici verdi (un’area prima abbandonata è diventata un parco, dove c’è anche una piccola area di biodiversità e un allestimento temporaneo per eventi) e su un ex campo di calcio, in cui assieme alla comunità sono stati realizzate attività per il riuso dello spazio pubblico. Le architette lavorano anche con i giovanissimi, nelle scuole di Salerno e per un patto educativo nella decima municipalità di Napoli.
Ma l’esempio più calzante dell’attività di Blam è forse quanto accaduto ai Morticelli: una chiesa sconsacrata del 1530 – il nome completo è chiesa di San Sebastiano nel monte dei morti –, abbandonata dopo il terremoto che ha colpito Salerno nel 1980 e ora, dopo 40 anni, rimessa a disposizione della cittadinanza per diventare un punto di comunità. Il processo è stato avviato quando Blam era ancora un raggruppamento informale, che ha attivato un percorso di ricerca-azione, in collaborazione con il dipartimento di Architettura – Diarc dell’università di Napoli Federico II, che ha portato a un accordo quadro, con referente Alessia Elefante, futura presidente di Blam. Dopo la costituzione formale dell’associazione – c’è stato anche un passaggio come generico ente del Terzo settore – la concessione per l’uso gratuito della struttura, della durata iniziale di otto mesi, è stata più volte rinnovata, fino al comodato d’uso gratuito, arrivato nel 2023. «Il 2018 era l’anno europeo del patrimonio culturale», afferma La Rocca, «e c’era una grande intenzione di recuperare il patrimonio di natura ecclesiastica; da allora abbiamo sperimentato una serie di azioni assieme alla comunità, che abbiamo cominciato a conoscere. Molte di noi vengono da contesti diversi, ma ci siamo innamorate di questo spazio. Tante persone conosciute nel percorso – anche volontarie, non aderenti a ruoli tecnici – hanno deciso di dedicare del tempo per prendersi cura del bene»
Nella chiesa dei Morticelli sono stati sperimentati processi di riuso adattivi, con approcci collaborativi intergenerazionali, che hanno coinvolto gli abitanti nella riappropriazione di un bene pubblico, innescando un processo di rigenerazione del centro storico di Salerno. Dalle performance teatrali e musicali agli urban game, passando per workshop e laboratori per grandi e piccini e cinema di quartiere, le attività realizzate sono state moltissime e variegate, sempre co-progettate insieme alla cittadinanza.
Dopo il Covid-19, nel 2023, è arrivata la vittoria nel bando “Fermenti in Comune” promosso da Anci, con un progetto realizzato in parternariato con Pessoa luna park onlus, Mappina aps e Comune di Salerno. «Per la prima volta abbiamo messo a sistema tutte le esperienze testate fino a quel momento», spiega l’architetta. «Si trattava, sostanzialmente di un hub socioculturale, in cui la parte culturale era importante – con la sperimentazione di performance, installazioni e altro, sempre nella prospettiva della co-produzione coi cittadini –, ma in cui volevamo approfondire una vocazione sociale ancora inespressa, che tuttavia ci sembrava necessaria, soprattutto dopo la pandemia». I Morticelli, quindi, sono diventati anche portineria di quartiere. Grazie a un nuovo bando, “Salerno punto com”, che prevedeva una serie di punti di comunità, si è iniziato a mantenere un’apertura costante del bene; è nata anche una caffetteria sociale: era tempo, infatti, di interrogarsi sulla sostenibilità economica del punto di comunità, finora sostenuta in larghissima parte da fondi pubblici arrivati grazie a bandi locali, nazionali ed europei, con un’integrazione da parte di finanziatori privati (come le banche, le fondazioni e i commercianti locali).
«Nel 2022 abbiamo vinto il bando Creativity lab quarte edizione, promosso dal ministero della cultura», ricorda La Rocca. «Abbiamo deciso di confrontarci di più col tema della governance e della sostenibilità e sulle prospettive future, assieme alla scuola Open Source e ad altri partner locali e nazionali». Sono stati organizzati laboratori aperti ai cittadini, sono stati realizzati nuovi allestimenti ed è nato il manifesto valoriale dello spazio in sette punti: casa (si tratta di un luogo da vivere nella quotidianità, che fa sentire a casa propria), contaminazione (è un posto aperto e permeabile), bene comune (lo spazio è di tutti, ma sede di nessuno), valore (si tratta di un punto di comunità che permette la rigenerazione del quartiere), innovazione, collaborazione e appartenenza al territorio. Per coordinare meglio le attività, sono stati creati quattro cantieri tematici, con dei professionisti a guidarli, per raccogliere tutti i desiderata per i Morticelli.
Nel corso degli anni, la chiesa sconsacrata è diventata un punto di riferimento importante, sia per la comunità sia per gli enti pubblici e del del Terzo settore: solo le associazioni coinvolte nelle attività dei Morticelli sono state otto nel 2019, 11 nel 2022 e 14 nel 2023 (la pausa del 2020 e 2021 è dovuta al blocco legato alla pandemia); i professionisti nel settore dell’arte e dei beni culturali, invece, sono stati 25 nel 2019, 39 nel 2022 e 43 nel 2023. In totale, negli ultimi cinque anni, tenendo conto delle chiusure, i Morticelli hanno attratto 201 tra figure professionali, artisti, istituti finanziari, enti del Terzo settore, pubblici e di formazione.
Di recente i ragazzi dell’università di Napoli, nel contesto di un corso di valutazione per l’innovazione sociale, sono andati nello spazio per raccontare quello che è stato prodotto a cinque anni dall’apertura. Che è molto, se una delle persone che ha risposto alle domande delle interviste strutturate ha dichiarato che per le persone della sua età «i Morticelli è diventata casa, ci conosciamo tutti, e non facciamo le solite cose come accade nei bar, unici punti di ritrovo alternativi».
Le immagini nell’articolo sono esempi di attività svolte ai Morticelli, fornite da Blam
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