Cultura

Donne Immigrate A Scuola D’italiano

A Piacenza ne parla il quotidiano "La Libertà"

di Redazione

Arrivano dai loro Paesi riccamente vestite nei loro abiti tradizionali: sono le giovani mogli dei giovani ed istruiti africani, provenienti soprattutto dal Burkina Faso e dalla Costa d’Avorio ai quali il titolo di studio non ha garantito il pane quotidiano. Che siano contadine o meno, la cultura nella quale sono cresciute è quella delle ?signore della casa?, valore sommo in virtù del quale non è assolutamente necessario saper leggere e scrivere. Insomma arrivano qui, al seguito dei mariti partiti qualche anno fa, completamente analfabete. Altre, ad esempio le donne dell’Ecuador, le più numerose, arrivano prima degli uomini. La prima cosa che fanno, tutte, è andare a scuola. Dove? A Piacenza, ritagliato dai colori, dai rumori, dalle amicizie ed dalle inimicizie di via Roma c’è un’oasi ombrosa e verde fatta di pace e silenzi interrotti solo dai canti delle celebrazioni liturgiche. Varcata la soglia della casa delle Suore Missionarie Scalabriniane, che qui hanno la loro sede Provinciale, si entra in un’altra dimensione, dove i ritmi sono sì dettati dalla operosità, ma non dalla inutile frenesia, dove i tempi sono scanditi dall’orologio della fede e dagli appuntamenti con il Padre Sommo. Ecco dove i migranti, quelli che un tempo fuggivano tristi dall’Italia e quelli che oggi arrivano tristi dai loro Paesi, trovano la ?Scuola?, nel senso della relazione con una nuova vita. Sono infatti queste suore a gestire, insieme alla associazione di volontariato ?Porta sul mondo? ed alle moltissime volontarie direttamente legate alle suore stesse, il Centro Migranti Scalabrini in Via Primogenita, nato soprattutto per rispondere ai problemi delle donne immigrate. Forse l’unico vero punto di osservazione, in provincia di Piacenza, dell’immigrazione femminile. «Dallo scorso settembre a oggi – racconta suor Marina, direttrice del Centro che ci accoglie strappando qualche prezioso minuto agli esercizi spirituali – abbiamo compilato 412 schede di persone che per la prima volta si sono presentate da noi con un passaggio giornaliero. Vengono per usufruire dei molteplici servizi offerti dal Centro: accoglienza, ascolto, orientamento, sostegno nelle difficoltà economiche, l’ambulatorio di medicina di base e soprattutto la scuola di italiano. Ma non solo, vengono anche per le attività pastorali che offriamo, quali la catechesi, la formazione religiosa e la celebrazione eucaristica mensile multilingue. Sono cattolici, musulmani, ortodossi. Il gruppo più consistente è quello cattolico, magari riallacciano proprio qui, il loro legame con la fede». Tant’è che in nove mesi, altrettanti sono stati i battesimi e proprio a Pentecoste un gruppo di nigeriani è stato cresimato in Cattedrale. «C’è anche il catechismo che viene frequentato nelle parrocchie – aggiunge suor Benedetta – è un preciso indirizzo pastorale, così da favorire l’intreccio con la nostra realtà. È importante incentivare il rapporto tra i bambini immigrati e le parrocchie, dove ritrovano i compagni di scuola e dove si può sviluppare con più facilità il rapporto tra le famiglie. Quando il caso il catechismo si fa anche in casa, in modo personalizzato». E con i musulmani? «C’è grande rispetto reciproco. È importante che i valori di riferimento non vengano azzerati, perché questo garantisce la tenuta sociale e delle famiglie. Stiamo pensando ad una sorta di rimpatriata delle famiglie che già a partire dal 1990 si rivolsero al nostro Centro ed oggi sono felicemente inserite nel nostro tessuto sociale».


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA