Welfare

La Camera penale di Napoli: Poggioreale? E’ un inferno

Una testimonianza autorevole e dal titolo molto "duro": Il carcere dimenticato.

di Ornella Favero

“Poggioreale? Un vero inferno”: a dirlo questa volta non sono i detenuti, ma una autorevole pubblicazione della Camera penale di Napoli. Con un titolo essenziale, duro come la realtà che mette a nudo: Il carcere dimenticato. Ve ne diamo qualche ?assaggio?, con l?impegno di parlare di più e più spesso delle carceri del Sud, che oltre ai problemi di desolante sovraffollamento vivono spesso una specie di ?abbandono? anche da parte dei volontari.

Ornella Favero (ornif@iol.it)

Le cifre relative ai detenuti presenti negli istituti della Campania confermano un sovraffollamento non più tollerabile. Ne soffrono più della metà delle strutture e alcune di esse con cifre spaventose. Poggioreale rappresenta poi un caso a parte. Un vero inferno. Risulta difficile credere che si possa reggere una situazione del genere. Alla dirigenza del carcere in queste condizioni nulla può essere chiesto, perché ogni risultato ottenuto, e ve ne sono, costituisce un vero e proprio miracolo (?). La mancanza di spazi sufficienti, una sola ora di aria la mattina e una al pomeriggio, la vita comune in stanze anguste per il numero di occupanti, i servizi igienici precari condivisi con un numero elevato di persone, la ridotta possibilità di usufruire di docce, costituiscono un grave pregiudizio per la salute. I detenuti costretti per l?intera giornata nelle celle, o comunque in spazi angusti, assumono con il passar del tempo abitudini da animali in gabbia. Passeggiano velocemente, si voltano automaticamente e riprendono a camminare, tutto ciò in un brevissimo arco temporale. La visita medica è effettuata al momento dell?ingresso. Successivamente ogni qualvolta sia ritenuta necessaria dal sanitario o richiesta dal detenuto. Manca una frequenza di visite sanitarie di controllo. In pratica, dopo il controllo iniziale, s?interviene solo per necessità. Dal punto di vista igienico-sanitario va poi rilevato che riteniamo difficile garantire un sufficiente grado d?igiene e la non-nocività dei cibi, se gli stessi vengono conservati e cucinati in un unico ambiente dove convivono anche 16 persone. Se nello stesso luogo vi è poi un unico servizio igienico, che servirà per i bisogni corporali, per lavare il corpo e necessariamente anche le stoviglie. Il rapporto con la famiglia è, poi, fortemente penalizzato. Da un calcolo effettuato sui dati acquisiti è emerso che, con riferimento a un affollamento medio, vengono effettuati 500 colloqui al giorno. Per poter organizzare tale attività è istituita un?enorme stanza dove i detenuti, in media 20 alla volta, parlano o meglio urlano, ai familiari, posti dall?altro lato di un tavolo, i loro affetti e le loro esigenze, per un tempo che è di circa un?ora. La riservatezza è garantita dall?enorme frastuono.

avvocato Riccardo Polidoro


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