Famiglia
Una circolare per cambiare i siti impossibili
Molte pagine internet istituzionali non sono accessibili. L'esperto spiega cosa si è fatto per rimediare e dà i voti
di Redazione
Atteso da due anni, è finalmente arrivato il documento del ministero della Funzione Pubblica che fissa alcuni parametri per l’accessibilità dei siti istituzionali. Dei siti cioè che dipendono da organi pubblici, statali o locali, ma comunque riconducibili a poteri e attività dello Stato.
Pubblicato il 19 marzo, il testo contiene molti buoni principi e anche qualche indicazione pratica. Starà ora agli organismi cui si rivolge fare di tutto per applicarne le direttive. Noi nel frattempo abbiamo chiesto a un esperto di accesso al web, Flavio Fogarolo, insegnante e membro della Commissione Aipa per l’accessibilità dei siti, di commentare per Vita il contenuto della circolare.
«Innanzitutto si tratta di indicazioni molto serie», esordisce Fogarolo, «visto che si rifanno a quelle del consorzio internazionale Wai, il più accreditato al mondo. Sono le stesse indicazioni, per intenderci, che Paesi come gli Stati Uniti, l’Australia o il Canada hanno recepito nella propria legislazione, rendendole obbligatorie per tutti.
In Italia purtroppo il documento non ha valore normativo, anzi, non prevede di fatto alcuna sanzione per i trasgressori». La prima obiezione che si potrebbe muovere, azzardiamo, è che si tratti in pratica di un’esortazione… «Sì, in un certo senso non sono altro che consigli», risponde l’esperto, «ma è importante che si sia messo per la prima volta nero su bianco un codice di lavoro uguale per tutti. È il primo segnale di un’attenzione speciale per i disabili e in generale per chi si avvicina alla rete con qualche oggettiva difficoltà, inviato in questi anni da parte della Pubblica Amministrazione. Se prima erano solo parole, insomma, adesso esistono regole precise, scritte».
Sinteticamente, la circolare (numero 3/2001), inviata a tutte le Amministrazioni dello Stato, stabilisce alcuni criteri da cui non si può prescindere: prima di tutto l’usabilità per tutti dei siti, che comprende chiarezza di linguaggio e lessico comune, tecnologie semplici e omogeneità di struttura all’interno del sito; altro requisito fondamentale è l’accessibilità in senso stretto, cioè la possibilità di visita da parte di chi abbia disabilità fisiche o sensoriali o anche soltanto “condizioni ambientali sfavorevoli”. «Potrebbero sembrare principi generici», avverte Flavio Fogarolo, «e in parte lo sono, ma occorre comprendere che scendere troppo nello specifico o porre norme troppo rigide avrebbe comportato un frequente aggiornamento delle linee guida, a causa della velocità con cui cambiano gli strumenti tecnologici».
In teoria tutto bene, dunque. Ma in pratica? Quali sono i siti istituzionali che già rispondono alle indicazioni di accessibilità? «Pochissimi», risponde Fogarolo. «A bruciapelo mi viene in mente solo il sito della Camera, www.camera.it, che possiamo considerare a tutti gli effetti un modello dato che si presenta in tre versioni: standard, solo testo e grafica secondo norme Wai. Anche il sito della presidenza del Consiglio, www.governo.it, è abbastanza accessibile». Quanto alle note dolenti, purtroppo c’è l’imbarazzo della scelta. «A parte il sito del Quirinale, davvero inaccessibile per chiunque non abbia una vista da pilota di caccia, la maglia nera va ai siti di enti che un tempo erano pubblici e conservano ancora funzioni pubbliche, ma che con la privatizzazione hanno ritenuto di copiare dai privati i loro lati peggiori». Esempi? «Poste e Ferrovie», è la risposta. «Davvero riprovevoli perché sono peggiorati: tempo fa erano chiari e accessibili, ora hanno inserito una quantità di complicazioni, prima tra tutte l’animazione flash, che non solo confondono le idee ma spesso sono in grado di disattivare alcune funzioni che nei motori di ricerca e nelle tastiere adattate permettono ai disabili di visualizzare le pagine. Un comportamento davvero piratesco messo in atto nel nome di una moda effimera e senza alcuna utilità». In questi casi, suggerisce Fogarolo, l’unica soluzione è, oltre a premiare i siti visitabili e abbandonare quelli inaccessibili, inviare un messaggio di protesta al webmaster. «Sempre che abbia avuto la compiacenza di segnalare il proprio indirizzo sul sito», precisa Fogarolo. «Perché spesso è un lusso…».
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