Welfare

Cuba: aumentano prigionieri per reati d’opinione

Sanchez, della Commissione per i diritti umani e la riconciliazione ha denunciato le condizioni ''disumane'' in cui sono detenuti i 75 dissidenti arrestati nel marzo scorso

di Redazione

Il dissidente cubano Elizardo Sanchez, presidente della Commissione per i diritti umani e la riconciliazione nazionale, ha definito l’ondata repressiva messa in atto negli ultimi mesi dal regime castrista contro la dissidenza ”la peggiore degli ultimi due decenni” ed ha denunciato le condizioni ”disumane” in cui sono detenuti i 75 dissidenti arrestati nel marzo scorso, alcuni dei quali in gravi condizioni di salute. Presentando alla stampa internazionale il rapporto semestrale sulla situazione dei diritti umani nell’isola, Sanchez ha detto che ”Cuba ha il maggior numero di prigionieri per reati d’opinione del mondo e, solo nel primo semestre del 2003, sono stati effettuati altri 93 arresti”. ”Attualmente vi sono oltre 300 prigionieri politici”, ha detto il dissidente, che ha trascorso complessivamente otto anni e sei mesi in carcere per reati d’opinione. Sanchez ha definito ”inquietante” l’aumento della ”repressione politica” da parte delle autorita’ cubane ed ha illustrato ai corrispondenti esteri accreditati all’Avana una ”lista parziale degli incriminati e dei condannati per motivi politici o politico-sociali”. Secondo il rapporto, il numero dei prigionieri politici e’ passato da 223 alla fine del 2002 a 316 alla fine di giugno 2003. La lista, che comprende anche altri 20 casi ”dei quali non si hanno informazioni recenti”, e’ stata stilata sulla base di informazioni raccolte ”attraverso familiari dei detenuti”. Il rapporto sottolinea che il primo semestre del 2003 e’ stato ”il piu’ duro degli ultimi vent’anni” per la dissidenza anticastrista. ”Mai prima nella storia del nostro emisfero sono state arrestate e condannate tante persone per reati di opinione in meno di venti giorni, sulla base di processi sommari celebrati nei Tribunali per la sicurezza dello Stato in un’atmosfera di flagrante violazione dei piu’ elementari diritti alla difesa”. Il rapporto contiene inoltre informazioni sulle condizioni carcerarie cui sono sottoposti i 75 dissidenti condannati a pesanti pene detentive l’11 aprile scorso per reati d’opinione sulla base delle testimonianze di alcuni agenti infiltrati dal regime tra gli oppositori. ”Tra i prigionieri politici in carcere c’e’ anche Raul Rivero, il piu’ importante poeta cubano contemporaneo: e’ un grave segnale di degrado della societa’ quando il governo mette in carcere un poeta”, ha detto all’Ansa Sanchez, il quale ha ricordato i casi degli economisti Oscar Espinosa Chepe e Martha Beatriz Roque, dei giornalisti Edel Jose’ Garcia e Jorge Olivera e del docente Roberto de Miranda, rinchiusi in carcere nonostante le gravi condizioni di salute. ”Sono tutti detenuti in condizioni disumane, in strette celle infestate da insetti e ratti, con poco cibo, acqua inquinata e servizi medici inesistenti”, ha denunciato Sanchez. Il rapporto critica inoltre la decisione del governo di impedire le ispezioni nelle carceri da parte della Croce rossa internazionale e di Amnesty International. Dopo aver illustrato il rapporto alla stampa, Sanchez ha partecipato ieri al ricevimento organizzato dall’ambasciata francese all’Avana in occasione dell’anniversario della presa della Bastiglia. Alla manifestazione non hanno invece preso parte esponenti del governo cubano, per protesta contro gli inviti ai dissidenti. ”L’invito rappresenta un sostegno ed un riconoscimento morale alla dissidenza da parte dell’Unione europea”, ha detto Sanchez. I dissidenti cubani hanno partecipato anche al ricevimento organizzato dall’ambasciatore d’Italia all’Avana, Elio Menzione, in occasione della festa della Repubblica del 2 giugno scorso. Anche in quella occasione le autorita’ cubane rifiutarono l’invito in segno di protesta. Dopo la decisione dell’Ue di invitare i dissidenti alle feste organizzate dalle ambasciate dei Paesi membri in occasione delle feste nazionali, il ministro degli Esteri cubano, Felipe Perez Roque, minaccio’ Bruxelles di ”chiudere le sedi diplomatiche” e di ”arrestare i dissidenti che partecipano alle feste”.


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