Non profit

Iraq, i dubbi e gli impegni delle ong

L'intervento di Nino Sergi, presidente di Intersos.

di Riccardo Bonacina

Il maggiore Chris Stockel, capo della struttura per la cooperazione civile-militare, chiede che a Nassirya, dove si sta insediando l?esercito italiano, vi sia una maggiore presenza di organizzazioni umanitarie italiane (accanto all?ong irlandese Goal e al Wfp delle Nazioni Unite). Da metà luglio, l?Italia avrà la responsabilità della zona e un italiano sarà a capo dell?Autorità provvisoria della Coalizione che ha il compito di gestire le attività per la ricostruzione e l?assistenza umanitaria. La risposta a questo invito richiede un?attenta riflessione e un costante riferimento ai principi fondamentali delle ong. Rappresenta anche un?occasione per approfondire maggiormente il tema dell?azione umanitaria in contesti nuovi e difficilmente riconducibili alle esperienze precedenti. La presenza militare dell?Alleanza, e quindi dell?Italia, è una presenza cui manca il carattere di piena legalità come sarebbe indispensabile per poter partecipare alle operazioni di pace. Questa mancanza impedisce alle ong di stabilire qualsiasi tipo di rapporto con le forze armate presenti in Iraq, diversamente da altre situazioni in cui si è anche collaborato con Forze di mantenimento della pace legittimate dal pieno mandato delle Nazioni Unite o di altri organismi multilaterali. Le scelte delle ong devono sempre essere definite in funzione dei bisogni delle popolazioni. È l?imperativo umanitario cui esse devono prioritariamente rispondere. A Nassirya i bisogni della popolazione sono simili a quelli delle altre città dell?Iraq: non può quindi esserci differenza nei criteri di scelta. Le ong, anche quelle italiane, possono quindi operare a Nassirya come altrove, valutando le implicazioni (negative) della presenza militare italiana in modo subalterno rispetto alla valutazione dei bisogni della popolazione, compreso il bisogno di vivere in pace e sicurezza. Certo è che l?abuso del termine umanitario a proposito di presenze militari sta producendo un vero e proprio inquinamento dei principi e dell?azione umanitaria. Le ong italiane che intendono operare a Nassirya, dovranno avere la certezza che siano garantite tutte le condizioni ed esigenze esplicitate nei punti precedenti, in particolare quella della piena e totale indipendenza. A questo fine sarebbe auspicabile una riunione chiarificatrice tra il ministeri degli Esteri e della Difesa e l?Associazione delle ong per conoscere i precisi termini di ingaggio dei militari italiani e per la definizione dei rispettivi ambiti di competenza, senza ambiguità né confusione alcuna.

Nino Sergi

Il dibattito sul ruolo e l?impegno delle ong in Iraq continua, ringraziamo Sergi (Intersos) di restituircelo passo dopo passo con una riflessione rigorosa ma non fondamentalista.

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