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Piano sanitario: concretezza oltre agli obiettivi

Il nuovo documento da atto programmatico per le regioni é divenuto un progetto di salute condiviso ed attuato.

di Benedetta Verrini

Il 19 giugno scorso il ministro della Salute, Girolamo Sirchia ha presentato il nuovo Piano sanitario nazionale 2003-2005, che individua gli obiettivi strategici e generali di salute per l?Italia. Con la modifica del Titolo V della Costituzione e i futuri cambiamenti legati alla devolution, il nuovo documento, ha ricordato il ministro, «si pone in un?ottica del tutto nuova rispetto ai precedenti Piani» trasformandosi da atto programmatico per le Regioni in Progetto di salute condiviso e attuato con le Regioni in modo sinergico e interattivo. «Un documento ben concepito, ma vorremmo che contenesse anche segnali della volontà di attuarlo. Il Paese non può consentirsi un ennesimo libro dei sogni», avverte Stefano Inglese, segretario nazionale del Tribunale per i diritti del malato – Cittadinanzattiva. Disponibile online sul sito del ministero della Salute (Ministero della Salute), il nuovo Piano sanitario nazionale per il triennio 2003-2005 si compone di 11 progetti strategici e 14 obiettivi e, per la prima volta, segna il passaggio del ruolo dello Stato in materia di sanità «da una funzione preminente di organizzatore e gestore di servizi», si legge nella relazione illustrativa, «a quella di garante dell?equità sul territorio nazionale». In altri termini lo Stato formula i principi fondamentali, ma non interviene sul come questi principi e obiettivi saranno attuati, perché ciò diviene competenza esclusiva delle Regioni. «Le Regioni realizzeranno gli obiettivi se il governo, attraverso le risorse, darà loro la possibilità di operare», sottolinea Inglese, rilevando che la questione della copertura economica del Piano ha rappresentato una delle maggiori preoccupazioni del Tribunale per i diritti del malato – Cittadinanzattiva. La prima bozza di documento, sottoposta quasi un anno fa alle commissioni parlamentari, non presentava alcun ancoraggio a misure economiche. «Dopo molte proposte, alla fine la questione risorse è stata inserita nel documento, che ora prevede il trasferimento alle Regioni di una percentuale del Fondo sanitario nazionale» dice Inglese. «Sulla misura precisa di tale stanziamento è in atto una trattativa tra governo e Regioni». Anche se ben concepito («secondo gli standard Oms»), il Piano presenta anche altri non trascurabili limiti: uno su tutti, la realizzabilità. «I progetti strategici e gli obiettivi indicano tra le priorità l?attuazione dei Livelli essenziali di assistenza», spiega Inglese, «affrontano i temi della cronicità, della qualità dell?assistenza, della deospedalizzazione attraverso una maggiore attenzione sul territorio. Ma perché tutto questo non resti solo un bell?elenco, sarebbe stato necessario inserire anche termini e procedure di verifica legati al raggiungimento di questi obiettivi». A maggior ragione in una fase di delicata transizione tra Stato e Regioni è necessario «domandarsi come il nostro Paese possa essere capace di garantire prestazioni sanitarie omogenee su tutto il territorio, tenuto conto che oggi il Centro-Sud è oggettivamente in affanno». In particolare, il Piano avrebbe dovuto individuare aree di criticità specifica su cui intervenire. «Ad esempio, indicare un piano di realizzazione di nuove unità di radioterapia» prosegue Inglese. «L?Italia dispone della metà delle strutture presenti in Francia, che è un Paese di riferimento riguardo al sistema sanitario. Ciò significa che molti malati di tumore devono fare centinaia di chilometri per accedere alle cure, oppure mettersi in lista d?attesa perdendo tempo prezioso». Ancora, si sarebbe dovuto dare un segno concreto per la realizzazione di nuove unità spinali: in Italia ne esistono solo 8. «Un pugliese o un calabrese che ha subito un brutto incidente, oggi deve recarsi fino a Roma o Firenze». Info: Il sito di Cittadinanzattiva Gli 11 «progetti strategici» 1 – Attuare, monitorare e aggiornare l?accordo sui livelli essenziali di assistenza 2 – Promuovere una rete integrata di servizi sanitari e sociali per l?assistenza ai malati cronici, agli anziani e ai disabili 3 – Garantire e monitorare la qualità dell?assistenza sanitaria e delle tecnologie biomediche 4 – Potenziare i fattori di sviluppo (o ?capitali?) della sanità 5 – Realizzare una formazione permanente di alto livello in medicina e sanità 6 – Promuovere l?eccellenza e riqualificare le strutture ospedaliere 7 – Promuovere il territorio quale primaria sede di assistenza e di governo dei percorsi sanitari e socio-sanitari 8 – Potenziare i Servizi di urgenza ed emergenza 9 – Promuovere la ricerca biomedica e biotecnologica 10 – Promuovere gli stili di vita salutari, la prevenzione 11 – Promuovere un corretto impiego dei farmaci e la farmacovigilanza


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