Mondo

Uganda: lettera aperta al presidente Bush

La scrive Monsignor John Baptiste Odama: "Le chiediamo signor presidente di intervenire perche' il le Nazioni Unite si occupino di una tragedia dimenticata"

di Redazione

Monsignor John Baptiste Odama, arivescovo di Gulu, capoluogo dell’omonimo distretto dell’Uganda del nord lancia un appello al presidente americano George Bush, giunto in Uganda, penultima tappa del suo tour africano. ”Il presidente degli Stati Uniti deve sapere che l’Uganda non e’ un Paese dove regna la pace: la zona settentrionale e’ scossa da violenze e combattimenti e nella agenda di George Bush non possono figurare solo temi quali l’Aids o la lotta al terrorismo – ha detto l’arcivescovo Odama all’agenzia dei missionari Misna – Le chiediamo signor presidente di intervenire perche’ il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite si occupi di una tragedia dimenticata come quella del nord Uganda, o che lei direttamente chieda alle parti di intavolare un dialogo come ha fatto per la questione sudanese”. ”Vogliamo attirare la sua attenzione signor Bush su questo conflitto – scrive in una lettera aperta, pubblicata ieri dai due principali quotidiani ugandesi – Chiediamo all’esecutivo e alla gente degli Stati Uniti di fare pressione sul governo sudanese perche’ smetta di fornire le armi allo Lra, di proteggere i bambini dai rapimenti, di appoggiare gli sforzi per una soluzione pacifica della crisi e di convincere l’Onu e l’opinione pubblica internazionale che la situazione ugandese ha bisogno di una soluzione urgente”. La zona settentrionale del Paese, ha ricordato monsignor Odama, e’ sconvolta da 18 anni dalle violenze dei ribelli del sedicente Esercito di Resistenza del Signore (Lra) che combattono una guerra ad oltranza contro le truppe governative. Gruppo armato inserito recentemente nella lista nera delle organizzazioni terroristiche stilata dal Dipartimento di Stato americano. Un conflitto silenzioso che dalla fine degli anni ’80 si e’ trasformato in un lento genocidio delle popolazioni che vivono nei distretti di Gulu, Kitgum, Pader, Apac e Lira. Una guerra caratterizzata da oltre 20mila rapimenti di bambini e da 850mila sfollati su una popolazione di un milione e 440mila persone.


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