Famiglia

Afef dà i numeri per i bambini

Oltre che moglie di Marco Tronchetti Provera, è mamma di Samy, 11 anni. Da quando è nato ha deciso di dedicare tempo e immagine a difendere i diritti dei bambini.

di Stefano Arduini

Di lei dicono che ogni mattina sfogli, con cura quasi maniacale, i giornali alla ricerca di notizie che in qualche modo riguardino i bambini. Perché i bambini occupano un posto assolutamente speciale nella sua vita. Ad iniziare naturalmente da suo figlio. Afef Jnifen, moglie di Marco Tronchetti Provera, numero uno di Pirelli e Telecom, mamma di Samy, 11 anni, «un bimbo fortunato, come lo sono stata anch?io», da anni è in prima linea a sostenere il lavoro e la causa di Telefono Azzurro. Da quanti anni? «Non so dire nemmeno io quanti, forse dieci o forse anche di più», dice lei. Ma la coincidenza con l?età del figlio probabilmente non è fortuita: è stato Samy a renderla ancora più sensibile al mondo dei bambini e ai loro diritti.
Di Telefono Azzurro, Afef, oltre che grande sostenitrice, è anche esigente testimonial. Girare spot e mettere la faccia per gli eventi di fund raising è forse l?aspetto, necessario e utile, ma meno gratificante. La passione l?ha spinta a chiedere di più: fino ad arrivare a scortare alcuni bambini dentro un carcere di modo che potessero abbracciare i loro genitori detenuti a Monza. Qui Telefono Azzurro ha creato, dentro la casa circondariale, una ludoteca in cui bambini e genitori possono incontrarsi e giocare in un ambiente più accogliente del freddo parlatorio. L?intervista parte proprio da qui. Da quell?esperienza che Afef definisce «fortissima e triste».
Vita: Che cosa l?ha portata dentro un carcere? Telefono Azzurro non aveva certo bisogno di questa ulteriore prova d?amicizia…
Afef Jnifen: Una riflessione e il senso di giustizia. Non trovo equo che i bambini paghino un prezzo salatissimo per le colpe dei genitori. I figli devono avere la possibilità di mantenere un rapporto con le loro madri e i loro padri anche se questi hanno rubato, ucciso o magari trafficato droga. Altrimenti i ragazzini finiscono per soffrire una duplice privazione: quella fisica di un genitore e quella affettiva del suo amore.
Vita: Ma in tanti dicono che persone che si sono rese colpevoli di qualche delitto non possono dare molto ai loro figli…
Afef: Che discorsi! È ovvio che non siano sempre rapporti semplici. Spesso immaginiamo i carcerati come dei mostri, ma non è così. In realtà è anche vero che se una persona ha ammazzato e sconta la pena per questo delitto commesso, può essere ben in grado di dare affetto ai propri figli. Perché non dargli l?opportunità di farlo? Molti dei detenuti che ho incontrato a Monza, per esempio, erano di origini meridionali, e vedevano i figli di rado. Prima che i bimbi entrassero li ho avvicinati per raccomandarmi di passare tutto il tempo a loro disposizione a fianco dei genitori: non devono mai privarsi reciprocamente degli affetti.
Vita: Quando è stata la prima volta che ha sentito parlare di Telefono Azzurro?
Afef: Da sempre, anche all?estero conoscono l?associazione.
Vita: Perché l?ha scelta?
Afef: Sono gente seria, che lavora con grande professionalità, hanno tutto quello che ci vuole per occuparsi dei problemi dei bambini.
Vita: Faticosa la vita da testimonial?
Afef: Non per me. Se neanche noi personaggi pubblici ci prendiamo cura di questi ragazzi, non so chi potrebbe farlo. Molti già lo fanno, gli altri non li capisco: che senso ha fare la pubblicità a un motorino, un orologio, a una crema e poi rifiutarsi di sposare una causa tanto nobile? Sono persone povere dentro.
Vita: Cosa le dà il ruolo di testimonial?
Afef: L?opportunità di fare del bene agli altri e di rimando di farlo anche a me. Nel senso che mi fa sentire a posto, mi consente di non vivere nell?egoismo. Penso che il mio mondo abbia bisogno anche di altro. Telefono Azzurro mi ha regalato la possibilità di aiutare me stessa.
Vita: Cosa si sente in grado di dare ai ragazzi che incontra?
Afef: Certo non sono attrezzata a parlare con chi è stato vittima di traumi pesanti. In questi casi intervengono psicologi e dottori. Io entro in gioco quando bisogna andare nelle scuole a presentare l?associazione e i suoi numeri per l?emergenza. Ecco: posso dire di essere brava, perché non li annoio con lunghe prediche. In pochi minuti comunico tutte le informazioni necessarie.
Vita: Il piccolo Samy ha mai chiamato l?associazione?
Afef: No, per carità! Non ne ha bisogno: io sono molto carina con lui. Cerco sempre di spiegargli quello che succede, e quanto sia fortunato. Samy sa perfettamente che vi sono altri bambini che non sono felici quanto lui.
Vita: La sua più grande paura?
Afef: I bambini sono sempre indifesi. La pedofilia certo mi spaventa più di ogni altra violenza.
Vita: Telefono Azzurro può essere un antidoto sufficiente?
Afef: Certo che no. è solo una goccia nel mare. Il problema è complesso, ci sono dei paletti da rispettare: per esempio non si può entrare di forza dentro una famiglia. Il lavoro dell?associazione è comunque prezioso: non c?è bambino o adulto che non conosca quel numero. Sono i bimbi a dare grandezza all?associazione, con la loro fiducia e le loro chiamate.
Vita: Lei è nata in Tunisia, paese musulmano, e ha lungamente vissuto in Italia. Quali differenze nel modo delle due società di confrontarsi con i minori?
Afef: Nessuna differenza. I maltrattamenti non hanno nulla a che fare con la cultura di una comunità. La violenza è insita nell?essere umano, non nella società. In Italia e in Tunisia si covano le stesse violenze, l?unica differenza, forse, è che noi non abbiamo casi di rapimenti o di vendita di organi.
Vita:Verrà mai il giorno in cui lascerà Telefono Azzurro? Il momento in cui riterrà di non aver più nulla da dare all?associazione?
Afef: No, sarò una testimonial a vita. Perché il mio obiettivo è aiutare i bambini e i bambini esisteranno finché muoio.

Info:
TELEFONO AZZURRO Per donare: c/c 15720B presso Carisbo – Bologna Abi 06385, Cab: 02406 e ccp 550400

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