Cultura

Immigrazione: 109 denunce in Friuli per false regolarizzazioni

Una cooperativa vendeva 'kit' e buste paga per oltre 4mila euro

di Redazione

Quattromila euro per falsi documenti per la richiesta del permesso di soggiorno. Oltre cento cittadini extracomunitari senza lavoro, ma in cerca di regolarizzazione ai sensi della legge Bossi-Fini, sono stati denunciati in stato di liberta’ a Pordenone, insieme al presidente e ai due segretari di una cooperativa che forniva loro una dichiarazione fasulla di assunzione e i documenti necessari per completare il kit. L’ inedito tentativo di aggirare le maglie della nuova legge per l’ immigrazione e’ stato scoperto dalla Squadra Mobile della Questura di Pordenone. Denunciato il presidente della cooperativa ”Samantha”, ufficialmente dedita al facchinaggio e ad altri lavori di fatica, e i due ‘segretari’ della ditta, un senegalese di 29 anni e una bielorussa di 28: l?con l’accusa è di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Sui loro ‘clienti’, invece, in tutto 106 persone, pende un’ accusa di concorso in falso ideologico con l’ aggravante di aver tentato di indurre in errore i pubblici ufficiali addetti all’ istruzione delle pratiche di regolarizzazione. Si tratta di 61 marocchini, 14 senegalesi, 11 macedoni, e persone di varie altre nazionalita’, dalla Nigeria all’ Ecuador, e ancora bengalesi, camerunensi, albanesi, rumeni e pachistani, le cui sorti (espulsione o meno) saranno decise caso per caso, come ha sottolineato il Questore di Pordenone, Vincenzo Stingone. Le indagini erano scattate dopo una serie di controlli di ordinaria amministrazione su stranieri residenti in citta’, che avevano evidenziato in una decina di casi un identico rapporto di lavoro con la ‘Samantha’ nei tre mesi precedenti il giugno 2002, termine di legge per la presentazione delle domande di regolarizzazione. Dalle perquisizioni dei diversi uffici della cooperativa e’ emerso il meccanismo messo a punto: gli stranieri potevano ottenere la documentazione necessaria ad aprire la procedura di regolarizzazione (false buste paga, attestazioni di lavoro e di versamento dei contributi) in cambio delle spese relative al ‘kit’ (700 euro piu’ 100 di contributi postali) di norma a carico del datore di lavoro, e somme in denaro pari a circa 3.500 euro a persona. Un ‘giro d’affari” di quasi mezzo milione di euro.


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