Famiglia

Il lato buono di Consip

La spa del ministero dell’Economia si aggira come un fantasma nel mondo della cooperazione sociale.«Invece potrebbe essere un’opportunità», ribatte Vilma Mazzocco

di Redazione

C osa cambia con le nuove attribuzioni che la Finanziaria 2003 ha concesso alla Consip, società per azioni (con un unico azionista, il ministero dell?Economia), che ormai funge da ?centrale acquisti? per la pubblica amministrazione? Prima di volgere il quesito a Vilma Mazzocco, presidente di Federsolidarietà, un passo indietro. L?articolo 24 della Finanziaria 2003 ha stabilito che per l?acquisto di beni o servizi del valore superiore ai 50mila euro gli enti pubblici debbano rivolgersi alla Consip o, nel caso in cui provvedano direttamente, hanno l?obbligo di uniformarsi alle tariffe stabilite dalle convenzioni stipulate dalla spa. «Il crescente ruolo attribuito a Consip», spiega il numero uno di Federsolidarietà, «potrebbe comportare conseguenze rilevanti per la cooperazione sociale e più in generale per le piccole e medie imprese che ricevono commesse della pubblica amministrazione». Vita:In che senso? Come interviene la Consip nella vita delle cooperative sociali? Vilma Mazzocco:Un ?ufficio acquisti? centrale tende a uniformare le risposte anche per quei bisogni che hanno un grado di standardizzazione minore. La Consip effettua gli acquisti per lotti multiregionali, e questo produce delle rigidità nel sistema creando difficoltà di comunicazione tra utenti finali e prestatori del servizio; inoltre, i prestatori effettivi del servizio, spesso piccole imprese affidatarie di subappalti di quarto o quinto grado, devono subire prima i costi di intermediazione tra la grande impresa affidataria del contratto Consip e i successivi subappaltatori, poi l?erosione delle garanzie sul rispetto dei contratti. Vita:Ma cosa perderebbero in concreto le cooperative? Mazzocco:In questi anni le pubbliche amministrazioni hanno affidato servizi a cooperative sociali di tipo B per un importo pari a circa 750, 1.000 milioni di euro annui, ottenendo inoltre l?inserimento lavorativo di più di 10mila persone svantaggiate. Questo patrimonio rischia di disperdersi se gli amministratori locali sceglieranno di abbandonare le convenzioni con la cooperazione sociale per adottare i contratti Consip senza ulteriori specificazioni. Vita:Saranno obbligati a farlo o esiste una via di fuga? Mazzocco:Una corretta analisi della legge scongiurerebbe questa ipotesi. L?articolo 24 della Finanziaria 2003 chiarisce infatti che il limite dei 50mila euro non riguarda le convenzioni con cooperative sociali di tipo B. Non vi è quindi alcun motivo per cui gli enti pubblici non debbano confermare le pratiche di convenzionamento. Inoltre, le cooperative non svolgono servizi ?semplici?, ma servizi ?duplici e congiunti?. Per esempio: non si tratta di pulizie di locali pubblici, ma di inserimento lavorativo di persone svantaggiate nel servizio ai locali pubblici. Questa configurazione dell?oggetto della funzione professionale richiede procedure che valorizzino l?inserimento lavorativo sia dal punto di vista della valutazione in fase di gara sia nella definizione dei costi del servizio. Vita:Che strada avete intrapreso per far valere questa peculiarità? Mazzocco:Abbiamo incontrato Consip per verificare l?interesse a bandire gare per il servizio ?duplice e congiunto?. Le risposte sono state soddisfacenti. Abbiamo registrato un notevole interesse. Vita:In concreto? Mazzocco:Il meccanismo deve ancora essere rodato. Il nostro approccio, comunque, è teso a valorizzare il ruolo positivo che Consip potrebbe avere nel recepimento istituzionale della ?clausola sociale?: questo accadrà se le pubbliche amministrazioni trovassero nel catalogo Consip anche la possibilità di acquistare servizi da svolgere attraverso l?inserimento lavorativo di persone svantaggiate. (F.A.)


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