Economia
Il governo finisce dietro la lavagna
Dopo la pausa estiva verrà il momento delle scelte di indirizzo economico-finanziario. Le due anime della cooperazione sociale italiana mettono sul piatto le questioni da risolvere e pesano quanto fat
S e il governo fosse l?allievo e la cooperazione il docente, la lettura dei quadri di fine anno suonerebbe pressappoco così: rimandato a settembre sulla riforma del mercato del lavoro, su quella fiscale e sul welfare. Dopo quelli che Luigi Marino, presidente di Confcooperative ha definito gli «anni gelidi» della cooperazione, «nei quali è stata a lungo in discussione, è divenuta suo malgrado oggetto di scontro politico ed è stata investita da spinte di omologazione forzata rispetto alle tradizionali società di capitali», il periodo più difficile sembra ormai essere alle spalle: la riforma della vigilanza e quella più volte modificata sulla disciplina del socio lavoratore oltre che le modifiche introdotte dal nuovo diritto societario, sono il frutto di un confronto serrato. Che ha scongiurato alcuni pericoli «anche se», riprende Marino, «la ?politica del carciofo?, alla quale hanno partecipato tutti i governi dai primi anni 90, ha ridotto, sfogliandoli uno a uno, i benefici riconosciuti».
E ora tutto bene? Neanche per sogno. La cooperazione si augura che la pausa estiva porti consiglio al governo e dia la spinta necessaria per portare a termine quelle riforme in alcuni casi solo abbozzate, o avviate e lasciate a metà, che pesano come un macigno sullo sviluppo economico del Paese.
Il governo ci ascolti
«Consiglio al governo», dice Marino, «di tenere sempre più in considerazione la linea del dialogo sociale con tutte le parti che oggi alimentano il pluralismo. Il dialogo è un metodo da adottare compiutamente su tutte le questioni di politica economica. Il dialogo dà forza al governo e al Paese. è indispensabile inoltre un maggiore impulso sulle riforme strutturali. Da quella federalista, per la quale il Parlamento deve approvare un testo che sia più vicino possibile alle autonomie locali e non solo un federalismo regionale che invece allontana dalla realtà del nostro Paese, a quella delle pensioni, perché non si può continuare a discutere di politica economica con questo fantasma che di tanto in tanto ritorna e mette in discussione la tenuta dei conti pubblici o la collaborazione tra le parti sociali. Nel Dpef chiederemo al governo di introdurre due misure specifiche che interessano non solo le cooperative ma più in generale le piccole e medie imprese per favorire, attraverso provvedimenti fiscali ma non solo, l?accorpamento delle cooperative. E affrontare il problema della capitalizzazione: grazie al nuovo diritto societario le cooperative dispongono di strumenti finanziari che attendono solo gli stanziamenti per prendere corpo e diventare operativi. Pensiamo, per esempio, alla costituzione di fondi di venture capital per quelle realtà che investano in ricerca, innovazione e che siano votate all?esportazione».
Sciabolate
Più severo il giudizio dell?altra sponda della cooperazione. «Tra i tanti proclami caduti nel vuoto», ricorda Franco Tumino, presidente nazionale dell?Ancst-Legacoop, «c?è quello della lotta al sommerso. Scaduto il 28 febbraio scorso il termine per l?emersione, il tavolo per l?edilizia si è insediato con mesi di ritardo». Diametralmente opposto il giudizio sulla riforma del mercato del lavoro. «Altro che rigido, sui contratti di collaborazione il governo ha tradito le sue stesse intenzioni. Per ricondurre nell?alveo del lavoro subordinato le false collaborazioni, secondo noi doveva iniziare, seppur gradualmente, a prevedere un trattamento contributivo obbligatorio uniforme dei rapporti di lavoro. Un?altra questione che ci preoccupa è che tra le materie delegate manca all?appello quella della riorganizzazione delle funzioni ispettive delle condizioni di lavoro e previdenziali. Con le forme di flessibilità introdotte senza un adeguato controllo, il rischio di abusi resta elevato». E infine la riforma fiscale: a fronte dei sacrifici fatti alla cooperazione non rimangono che promesse tradite. «Nel Patto per l?Italia», conclude Tumino, «da noi approvato soprattutto perché, tra le altre cose, riconosceva alla cooperazione un ruolo centrale nello sviluppo del Paese, il governo si era impegnato ad aprire un tavolo di confronto per esaminare e varare specifici politiche di sostegno. Finora non abbiamo visto nulla di concreto».
Coop & Onu
Le cooperative rendono possibile lo sviluppo: questo il tema scelto
dalle Nazioni Unite per la Giornata internazionale delle cooperative celebrata, in tutto il mondo, sabato 5 luglio.
«Il movimento cooperativo», ha sottolineato nel suo messaggio il
segretario generale dell?Onu, Kofi Annan, «è uno dei maggiori segmenti
organizzati della società civile e gioca un ruolo cruciale coprendo un ampio spettro di aspirazioni e bisogni umani».
«Attraverso la loro attività», ha aggiunto il numero uno del Palazzo di vetro, «le cooperative aiutano la gente in più di cento Paesi a migliorare la loro vita e quella delle loro comunità, esse sono un partner chiave del sistema delle Nazioni Unite e dei governi, a tutti i livelli, negli sforzi per raggiungere uno sviluppo economico e sociale bilanciato».
Cosa fa VITA?
Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è grazie a chi decide di sostenerci.