Cultura

Parla Jean Ziegler, intellettuale scomodo. Lo svizzero senza paura

L’autore reso famoso dai libri che hanno fatto vergognare la Svizzera, rilancia la sua provocazione (di Alessandra Santangelo).

di Redazione

Multinazionali dell?alimentare e non, imperialismo e povertà, mercato globale e diritti civili. I temi affrontati da Jean Ziegler, autore de La privatizzazione del mondo, da poco uscito per Marco Tropea Editore, fanno discutere e spingono a pensare. Per comprendere, da un punto di vista molto alternativo, chi sono i ?padroni del mondo? che muovono un?economia basata sull?utilitarismo. Di pochi. Seduto al tavolino di un bar milanese, Ziegler sbotta subito: «In Bangladesh, a causa dei fertilizzanti chimici utilizzati per le colture intensive volute dalla Banca mondiale, le falde acquifere si sono avvelenate. I pochi ricchi si possono permettere dei filtratori, la stragrande maggioranza della popolazione beve acqua infetta: è giusto questo? Ovviamente no, ma è così». E ancora: «Centomila persone all?anno muoiono di fame e, di queste, un bambino ogni sette secondi. Tutto ciò in un pianeta che ha ancora mille risorse da sfruttare. L?ordine del mondo non ha solo un carattere mortifero, è anche e soprattutto assurdo». «La mia missione presso l?Onu, come relatore speciale per il diritto all?alimentazione, nasce ispirandosi anche a uno dei grandi uomini di questo secolo: Nelson Mandela. La neocostituzione Sudafricana sancisce in modo esplicito, unica al mondo, il diritto al cibo e all?acqua (Sezione 27 punto b, ndr). In questo modo, qualsiasi tentativo di privatizzazione e di monetizzazione di un bene primario come l?acqua, diventa incostituzionale se le fasce meno abbienti della popolazione non se lo possono permettere. Faremo il possibile per esportare questo modello semplice e di straordinaria civiltà in ogni parte del mondo, a partire dai Paesi più poveri. Viviamo oggi la fine della democrazia rappresentativa, con i suoi partiti, le sue ideologie. La nuova società civile planetaria è il prodotto di una democrazia diretta senza alcuna ideologia di mediazione». Ci chiediamo, e gli chiediamo, se il mondo va così perché è legge di natura che il più forte vinca il debole, e quindi non c?è soluzione a una situazione necessaria, o se invece si sta peggiorando e la necessità vera è porre rimedio. «Il neoliberismo», ci dice, «è come il virus dell?Aids, in primo luogo uccide il sistema immunitario del pianeta. Si peggiora, certo, perché porta alla distrazione sociale e alla sua distruzione. Chi sta bene sta troppo bene, e non si occupa del resto!». Ma nel contesto di un?economia globale e oligarchica, che ci anestetizza rispetto al divario sempre più grande fra mondo di serie A e mondi di serie Z, cosa c?è di concreto da fare? «Protestare è fondamentale non solo perché risveglia le coscienze ma soprattutto perché riporta l?attenzione al bisogno di un movimento che punti alla ricerca del bene comune. Ma non lo può fare la madre congolese né suo figlio che probabilmente non arriverà ai due anni di vita. Per fare della resistenza bisogna sapere contro cosa si resiste, bisogna conoscere il nemico». Gli studenti di Ziegler, che fino all?anno scorso è stato professore di Sociologia presso l?Università di Ginevra, sono stati spinti all?azione oltre che al pensiero? «L?impegno sociale fa parte del libero arbitrio. E come tale non si può imparare. È, più che altro, un fattore collettivo e, appunto, di natura democratica. I miei studenti, anche quelli più partecipi, a volte diventano dirigenti di banca o di qualche multinazionale. Una delle soddisfazioni accademiche più grandi l?ho avuta in Ciad. Un volontario della Croce Rossa internazionale è venuto a salutarmi, era stato un mio allievo e nemmeno troppo coinvolto. Abbiamo parlato tutta la notte, è stato magnifico».

di Alessandra Santangelo


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