Volontariato

Bush non barare

Da due anni il leader degli U2 monitora le promesse fatte da Bush all’Africa.

di Carlotta Jesi

Bush è atterrato in Africa con un fardello molto più pesante delle polemiche sui suoi interessi economici nel continente: il pressing di Bono. Una marcatura su più fronti, dalla stampa al web, dal palcoscenico dei summit internazionali a quello dei concerti, che è valsa al leader degli U2 il soprannome di The Pest, la peste, per la costanza con cui tallona il presidente Americano sulla lotta all?Aids e la povertà in Africa. Anche a distanza: il 7 luglio, mentre Bush partiva per il continente più inguaiato del pianeta, dal sito DATA partiva un appello di 15 pagine fitte di grafici e cartine per aiutarlo a mantenere gli impegni presi coi 6.500 africani che ogni giorno muoiono di Aids. «Mantieni le promesse fatte dal presidente in nome di tutto il Paese», spiega Bono agli americani. E quindi allega al suo documentatissimo appello una petizione da firmare online e inviare alla Casa Bianca e al Congresso. Più aiuto allo sviluppo È l?ultima azione di un pressing che il leader degli U2 conduce dall?inizio del 2002. Quando sul palco del World Economic Forum incontra l?allora ministro del Tesoro americano, Paul O?Neill e prepara il terreno per la prima delle due grandi promesse fatte da Bush all?Africa: aumentare del 50% l?aiuto allo sviluppo degli Stati Uniti attraverso la creazione del Millennium Challenge Account che stanzierà 10 miliardi di dollari dal 2004 al 2006. Promessa che arriva puntuale il 22 marzo alla Conferenza di Monterrey e alla quale, pochi mesi dopo, segue la missione in Africa di O?Neill e Bono per esplorare il modo più efficace di fare aiuto allo sviluppo. Otto mesi dopo, tocca all?Aids. Il 27 gennaio, con un editoriale a tutta pagina sul Washington Post, il leader degli U2 spiega alla Casa Bianca che «se gli Stati Uniti dichiareranno guerra all?Hiv dimostreranno che si battono per qualcosa e non solo contro qualcuno». Passano 12 ore e, nel discorso sullo stato dell?Unione, Bush annuncia di voler stanziare 15 miliardi di dollari in 5 anni per battere l?Aids in Africa e nei Caraibi. Bono si complimenta per la decisione e ricomincia il pressing dichiarando ai media «Se riusciremo a trasformare la visione a lungo termine di Bush in un gesto concreto, avremmo fatto un passo avanti nella giusta direzione». È un commento che suscita polemiche. La società civile impegnata nella battaglia per l?accesso ai farmaci è preoccupata che solo 1 dei 15 miliardi promessi da Bush vada al Fondo globale per la lotta all?Aids. Che Bono sia troppo accondiscendente? La strategia della Peste Semmai è il contrario. La Peste punta a portare a casa una vittoria piena, ma senza strappi con l?uomo che, secondo lui, ha il potere di aiutare l?Africa. La strategia di Bono, e della sua ong Data, è semplice: monitorare giorno dopo giorno i passi fatti dalla Casa Bianca per rispettare gli impegni presi da Bush. E denunciare quando i progressi si arenano, come ha fatto nell?appello diramato online il 7 luglio che si intitola Keep the president?s promise to Africa su cui troneggia una bandiera americana con un grande cuore al posto delle stelle. «A 16 mesi dalla Conferenza di Monterrey, il Millenium Challenge Account è ancora senza staff e senza fondi. Bush aveva promesso di spendere 1,7 miliardi di dollari già dal prossimo anno, ma per il budget 2004 ne ha chiesti solo 1,3 miliardi e il Congresso non li ha ancora stanziati». Le cose vanno meglio per quanto riguarda i 15 miliardi di dollari per combattere l?Aids: in maggio, il Congresso ha autorizzato lo stanziamento di 3 miliardi di dollari per il 2004. «Una somma che consentirebbe di evitare 2,3 milioni di nuovi contagi per Aids solo tra il 2004 e il 2005», annuncia Bono, che però avverte «c?è il rischio che il Congresso stanzi solo 2 miliardi di dollari». Se non vogliono che accada, e ci tengono che Bush mantenga le promesse fatte all?Africa anche in loro nome, gli americani dovranno fargli sentire il fiato sul collo.


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