Accoglienza solidale

Milano, quella casa “amica dei malati”

di Antonietta Nembri

Il viaggio di VITA alla scoperta delle esperienze di ospitalità e sostegno di chi è costretto a spostarsi lontano dal proprio domicilio per potersi curare arriva nel capoluogo lombardo. Qui quasi quarant’anni fa ha preso il via l’associazione CasAmica che oggi è presente con le sue strutture non solo nella città della Madonnina, ma ha aperto una casa a Lecco e un’altra a Roma. Il fil rouge è lo stile comunitario che le contraddistingue tutte

Una mattina del 1986, a Milano. Un uomo che dorme su una panchina colpisce l’attenzione di una donna. Non è un homeless ma un paziente del vicino Istituto nazionale dei tumori-Int che, non essendo ancora ricoverato, non può permettersi una stanza nella città già allora molto cara. Così Lucia Vedani scopre il lato meno conosciuto della cosiddetta migrazione sanitaria che ha nel capoluogo lombardo uno dei suoi principali terminali.

Milano, oggi. Alla nascita dell’associazione CasAmica ,Vedani ha dedicato recentemente un libro “Una panchina ha cambiato la mia vita”, anche se in realtà oltre alla sua quella panchina ha cambiato l’esistenza di migliaia di persone: 4.200 tra adulti e bambini, quelle ospitate nel corso del 2022.

Case dallo stile comunitario

Alla prima casa di via Saldini, in zona Città Studi di Milano a poca distanza sia dall’Int sia dall’Istituto neurologico Besta, negli anni se ne sono aggiunte altre: a Milano in via Fucini nel 1988 e due in via Sant’Achilleo, nel 2000 la prima cui si è aggiunta la Casa Bambini nel 2010 e poi Lecco e Roma «quella più grande con 38 posti letto» precisa Stefano Gastaldi direttore generale di CasAmica. In totale l’associazione mette a disposizione 170 posti letto.

Si cucina tutti insieme – Casa di via Sant’Achilleo

«Il nostro stile è quello di una casa comunitaria, i malati e il o i loro accompagnatori hanno a disposizione una stanza con il bagno, ma cucina e sala da pranzo e relax sono comuni, per favorire la socializzazione» racconta Gastaldi.
A Milano, continua il dg, «Abbiamo anche un piccolo appartamento perché soprattutto per i malati pediatrici spesso si muove gran parte della famiglia e soprattutto se il periodo di permanenza è lungo la vita comunitaria potrebbe risultare più faticosa, c’è bisogno di una maggiore intimità familiare».

Stefano Gastaldi – credits Alessandro Viapiano

Le strutture di CasAmica non hanno mai chiuso in questi anni, neppure durante la pandemia. «A livello di numeri stiamo tornando ai livelli pre-Covid», continua il dg. Con tempi di permanenza medi che si aggirano sui 7/8 giorni «calcolando che le persone che vengono a fare i follow-up restano spesso solo una notte mentre chi viene dall’estero ha tempi molto più lunghi». I minori rappresentano il 15/20% delle presenze.

Pet therapy in CasAmica a Milano – Credis Guido Borso

«Una delle caratteristiche di CasAmica e che per noi fa la differenza accanto alla vita comunitaria, è il mix tra volontari e figure professionali. Questo permette un’accoglienza di qualità e di sviluppare al meglio la cura della persona perché non siamo un albergo ma un luogo che vuole accogliere il paziente e chi lo accompagna», spiega Gastaldi. La presenza professionale serve anche a garantire la reperibilità e l’apertura 365 giorni l’anno delle strutture.


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In ogni casa sono presenti dei dipendenti che si occupano della gestione: un responsabile e personale ausiliario che si occupa delle pulizie e garantire uno standard elevato a livello d’igiene, l’associazione si avvale anche di consulenti come assistenti sociali, psicologi ed educatori. Tutti i servizi sono gratuiti per gli ospiti.

Il laboratorio creativo alla Casa Bimbi di via Sant’Achilleo

I volontari cuore di CasAmica

I volontari, poco più di un centinaio in tutta Italia, sono una presenza importante nelle case. «Abbiamo perso un paio di anni di reclutamento dei nuovi per la crisi del periodo Covid, ma la presenza dei volontari è fondamentale per la capacità di creare legami di fronte ad accoglienze che, nel complesso, durano per anni per la lunghezza delle cure, delle terapie e per i controlli periodici», precisa.

Le strutture di CasAmica sono aperte 365 giorni l’anno e hanno un tasso di occupazione dei posti che supera il 90%. «Pur nascendo in Città Studi dove hanno sede sia il Besta sia l’Int che dalle nostre case si possono anche raggiungere a piedi non abbiamo un’esclusiva con questi due istituti. Tuttavia l’80% dei nostri ospiti si cura lì e con il passare degli anni poi si sono sviluppate delle collaborazioni più profonde».

I nuovi progetti: Spazio ascolto guariti

Uno di questi progetti di collaborazione, racconta Gastaldi è lo “Spazio ascolto guariti”. «Lavoriamo da anni con la pediatria dell’Istituto tumori. I ragazzi che ha avuto un problema oncologico portano con sé delle cicatrici nell’anima, continuano per anni a tornare per i follow-up così i sanitari ci segnalano il giovane, conoscendo la nostra accoglienza che è cura della persona. In questo caso mettiamo sul tavolo la nostra assistente sociale i nostri professionisti per realizzare progetti individuali».

E gli interventi evolvono perché il prendersi cura non è solo accogliere, ma anche rispondere alle necessità emergenti «ci siamo inventati un’attenzione domiciliare con i minori che vivono nel milanese con progetti ad hoc per farli riappassionare alla vita» continua Gastaldi. Che precisa: «Credo nel lavoro di rete per cui cerchiamo di lavorare con le risorse del territorio se possibile e. non dimentichiamoci che in questi progetti coni ragazzi e i giovani l’online aiuta molto».

Una risposta ai bisogni d’accoglienza

E per un’associazione nata 37 anni fa dall’incontro con un bisogno, le provocazioni che i fatti pongono davanti non sfuggono, «il periodo Covid ci ha molto provocato anche su altri tipi di accoglienza».

Ed è così che durante la pandemia con le Ats di Lecco e Monza un piano della struttura di CasAmica Lecco è diventato Albergo Covid, in quei mesi del resto la migrazione sanitaria si era praticamente interrotta. «Un’altra emergenza sono state le donne vittime di violenza. Durante il lockdown erano aumentati i numeri e le case rifugio erano piene così i pronto soccorso non sapevano a chi rivolgersi».

Anche la guerra in Ucraina e l’arrivo dei primi bambini provenienti dall’ospedale di Kjiv ha visto CasAmica in prima linea. «Prima sono arrivati i piccoli della pediatria oncologica, poi anche gli adulti», ricorda il direttore generale. «A un certo punto per la loro ospitalità abbiamo potuto usufruire di un appartamento in comodato gratuito per offrire loro un luogo comunitario che fosse tutto loro».

Una delle porte con il disegno realizzato dalla mamma di un’ospite che è una pittrice

Nella casa riservata ai bambini di via Sant’Achilleo ogni porta ha il disegno di un animale, anche le cassapanche in corridoio sono colorate con allegri animali e personaggi delle fiabe «sono opera della mamma di una bambina che è stata ospite per un lungo periodo», conclude Gastaldi. «Lei era un pittrice e per riconoscenza verso di noi ha voluto dare un tocco di bellezza alla casa».

Tutte le foto sono di CasAmica

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