Mondo

Costretti alle briciole

Dopo le rivelazioni di Vita sulle vere cifre per l’aiuto allo sviluppo, la parola passa al governo. Che per bocca del senatore di An ammette che i numeri sono quelli.

di Paolo Manzo

“Marelli si è chiesto se il nuovo ministro della cooperazione italiana sia Tremonti. Ebbene? io avallo la tesi di Marelli”. È un fiume in piena il sottosegretario agli Esteri, Alfredo Mantica che, da quando Vita ha svelato quanto (e come) il governo italiano dà alla cooperazione internazionale, è stato letteralmente «subissato di telefonate da ong e stampa», confida Mantica. «Eppure in sede di Comitato direzionale abbiamo allocato tutto ciò che potevamo: 395 milioni di euro. Più di così non siamo proprio riusciti a fare». L?occasione per ribattere è data dalla consegna dei diplomi di master all?Ispi di Milano, dove Vita ha intervistato il senatore di An. Vita: Nel 2003 l?Italia darà circa 3 miliardi di euro a voci che sono classificate aiuto ai Paesi in via di sviluppo (Pvs) dall?Ocse-Dac, il Comitato di aiuto allo sviluppo dell?Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico. Senatore Mantica, come si compongono quei 3 miliardi? Alfredo Mantica: Di quell?importo solo il 10% è gestito direttamente come aiuto bilaterale. Ma non è che gli altri 2,7 miliardi di euro noi li diamo volutamente al multilaterale? Vita: Non sarete mica costretti? Mantica: No, ma siamo vincolati da accordi internazionali. Vita: Può essere più preciso? Mantica: Certo. 1,3 miliardi di euro li diamo all?Unione europea, per EuropeAid; 700 milioni vanno al Fondo europeo di sviluppo (Fes). Poi c?è la Banca mondiale, il Fmi, le varie agenzie dell?Onu, e i Trust Fund che vengono di volta in volta creati, come quello contro l?Aids e quello per lo sviluppo nel mondo. Tutto denaro che fuoriesce in seguito ad accordi internazionali, alcuni dei quali predeterminano anche la quantità. Con l?Unione, per esempio, applichiamo un calcolo matematico. Vita: Un sovradimensionamento del multilaterale, quindi? Mantica: Sì, ed è il primo fatto su cui le ong hanno ragione, ma non è una scelta del governo italiano. Purtroppo, nel sistema globale, il multilaterale ha preso il sopravvento sul mondo delle ong, della società civile, della solidarietà, della generosità più o meno privata. Questo è un dato di fatto, contro cui si può discutere, si possono aprire tavole rotonde. Ma oggi questo è il sistema internazionale. Vita: Nell?ultimo Comitato direzionale quanto avete stanziato, per esempio, per il Trust Fund contro l?Aids? Mantica: Più di quanto ho potuto dare a tutte le ong italiane messe insieme? vale a dire 92 milioni di euro. Ma l?ho fatto in seguito agli accordi internazionali, stipulati e vigenti. Vita: Se è impossibile, a detta sua, ridurre gli stanziamenti al multilaterale, come si può accrescere la quota per le ong? Mantica: Aumentando quei 3 miliardi di euro totali. Cioè raggiungendo l?obiettivo famoso dello 0,33% entro il 2006, come accordato a Barcellona. Questa è la strada per recuperare soldi da dare alle ong, e sviluppare questo settore. Però, nasce l?altro problema sul tavolo. Vita: Ossia? Mantica: A fronte di un aumento del Pil italiano solo dello 0,5%, i soldi in più dove li vado a prendere? Posso drenarli da sanità, pensioni, stipendi dei dipendenti pubblici o scuola? È un problema di scelte ma condivido, come Marelli, la necessità e il dovere per l?Italia di arrivare allo 0,33%. Credo sia un atto di giustizia internazionale, però il problema si ripropone sul tavolo del ministero dell?Economia. Vita: Quindi passare dallo 0,19 allo 0,33% rischia di essere una chimera? Mantica: Il discorso è: se passiamo dallo 0,19 allo 0,33% significa che da 3 miliardi di euro devo arrivare a poco più di 4 miliardi. E che con quel miliardo in più si premierà la cooperazione bilaterale. Però, se non ho il miliardo in più? anzi, come ho già detto a Marelli, se va avanti così il meccanismo, fra un po? non avrò più un euro da dare alle ong. Che non è vero oggi ma, in una prospettiva di 5 o 6 anni, se non s?inverte il meccanismo? Vede, è questo il problema che abbiamo di fronte. Vita: Prospettive tutt?altro che rosee. Nell?attesa di tempi migliori (e che il Pil italiano cresca di più…), che possono fare le nostre ong? Mantica: Fes, EuropeAid e Trust Fund contro l?Aids quando realizzano le loro attività ricorrono a ong. Non c?è solo il governo italiano che dà i soldi direttamente, non sarà più ?bilaterale stretto?, ma l?ospedale si farà comunque. Magari con la bandiera europea invece di quella italiana. Ebbene, qui nasce un problema di intervenire nei meccanismi decisionali della Ue che riguarda le ong italiane, che in tutto sono 164 ma che sono piccole rispetto ad ActionAid, Save the Children o Medici senza frontiere, vere e proprie multinazionali della cooperazione. Perché, di fronte al fatto che l?Italia trasferisce in Europa praticamente il doppio di quanto gestisce al ministero degli Esteri, il problema per le nostre ong è di essere a Bruxelles, capaci di giocare un ruolo. Questo è un punto su cui possiamo aiutare, ma non abbiamo l?autorità per unire le ong italiane affinché accedano ai finanziamenti di Fes, EuropeAid e Trust Fund. Questa deve essere una scelta loro. Vita: Senatore Mantica, parliamo di condono del debito inserito a bilancio per ?gonfiare? lo 0,19%? Mantica: Questa è un?altra cosa che dice Marelli. E ha ragione anche lì. Però in Ocse-Dac il ripianamento e la chiusura dei debiti sono considerati un aiuto ai Pvs. In tutto il mondo. Se ne può discutere, naturalmente. Ma non tra me e Marelli. Bisogna andare in Ocse-Dac e dire: «Il condono del debito non deve essere considerato Aiuto alla cooperazione allo sviluppo». Ma, finché il mondo lo considera tale, non vedo perché i francesi lo debbano sommare alla percentuale destinata alla cooperazione allo sviluppo e l?Italia no.


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