Famiglia

Indonesia: ombre e luci sui diritti dei bambini

Ieri l'Organizzazione mondiale del lavoro ha fornito nuovi dati sullo sfruttamento minorile in Indonesia

di Emanuela Citterio

Dal 1999 ad oggi, grazie a particolari programmi di recupero, 5500 bambini lavoratori nel settore delle scarpe e delle pesca, sono tornati sui banchi di scuola o hanno intrapreso lavori meno pericolosi. Lo hanno detto ieri a Giakarta (Indonesia) i rappresentanti locali dell?Organizzazione mondiale del lavoro (Ilo) esponendo una ricerca sulle ?peggiori forme di sfruttamento? dei bambini riportata oggi dall’agenzia Misna. Rimane pesante, secondo la ricerca, la situazione nelle fabbriche di scarpe a Giava occidentale, con operaie ed operai tra i 13 e 16 anni che lavorano per lunghi turni in condizioni malsane. Come i coloro piccoli colleghi nelle miniere d?oro del Kalimantan orientale (isola del Borneo) o i ragazzini impegnati nella pericolosa pesca d?altura al largo delle coste settentrionali dell?isola Sumatra. Sarebbero inoltre 10mila le baby-prostitute indonesiane. Ragazzine tra i 15 e 17 anni sono vendute a case di tolleranza, a volte anche con la complicità di genitori e parenti.


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