Europa
Transizione energetica, quali effetti sui working poor?
Presentato a Milano lo studio realizzato da sei fondazioni internazionali tra cui Fondazione Cariplo. Raccolte le opinioni dei cittadini fragili di Italia, Bulgaria, Polonia, Germania, Olanda, Danimarca, Francia, Spagna e Belgio. Obiettivo: capire come le persone più vulnerabili stiano affrontando il tema della transizione energetica. «La prima cosa da fare era ascoltare la loro voce. Dobbiamo fare in modo che questa auspicata transizione sia equa» ha commentato il presidente di Fondazione Cariplo, Giovanni Azzone
di Redazione
Iniziato nel 2019 è giunto al termine il progetto “Fair Energy Transition for All Listening to economically disadvantaged people” – Feta. Promosso da un gruppo di Fondazioni Europee che oltre a Fondazione Cariplo include King Baudouin Foundation, Deutsche Bundesstiftung Umwelt, Ikea Foundation, Stiftung Mercator e l’Open Society Foundations.
I principali risultati del progetto che è nato con l’obiettivo di “rendere visibile l’invisibile”, e porre il tema di una transizione climatica equa e sostenibile all’attenzione dei decisori politici sono stati presentati oggi a Milano, durante un’audizione ai membri della commissione Ricerca Scientifica e alla commissione Ambiente di Fondazione Cariplo da parte di Pascale Taminiaux, Senior Project Coordinator della King Baudouin Foundation.
Lo studio in nove nazioni europee
In particolare, infatti, la ricerca si basa sull’ascolto dei gruppi vulnerabili, sulla raccolta delle loro opinioni, i loro punti di vista, le loro preoccupazioni. Lo studio ha visto la partecipazione di nove nazioni europee, 900 cittadini e 150 esperti.
A valle di due anni di attento ascolto e analisi delle preoccupazioni e speranze dei cittadini europei più vulnerabili riguardo alla transizione verso l’energia verde, la ricerca – ricorda una nota – propone un approccio inclusivo che supporti la transizione energetica in modo sostenibile e in linea con le aspettative dei cittadini europei. Inoltre, lo studio include fra i suoi principali risultati una serie di raccomandazioni destinate ai governi nazionali e alle istituzioni dell’Ue.
«La prima cosa da fare era ascoltare la loro voce. Perché è noto che quando c’è una crisi i primi a pagare sono le persone che sono già in difficoltà, come i cosiddetti lavoratori poveri. Pensiamo solo agli effetti legati alla mobilità e alla casa: cambiare auto, avere un’abitazione che consuma energia e fa schizzare le bollette, in modo insostenibile… Ascoltare la voce dei più fragili è il punto di partenza ottimale per impostare delle politiche per una transizione equa» commenta il presidente di Fondazione Cariplo, Giovanni Azzone. «È noto infatti che di fronte a grandi cambiamenti o a crisi come quelle che abbiamo vissuto, e stiamo vivendo, a pagare il maggior prezzo, spesso, sono i più deboli, e questo amplifica le disuguaglianze».
Sacrifici e sforzi da condividere
Gli intervistati – si legge in una nota – hanno riconosciuto l’importanza di essere stati messi al centro della ricerca, perché vivono spesso sulla loro pelle l’impatto dei tanti cambiamenti epocali che stiamo attraversando. I circa mille componenti del panel internazionale non sono indifferenti né ostili alla transizione ma precisa una nota – “non vogliono caricarsi tutto sulle spalle”. Chiedono di condividere sforzi e sacrifici. E valutano la possibilità di contribuire e trarre perfino vantaggio dalla transizione; sempre che vi siano politiche giuste, eque, misure di sostegno e di compensazione; nonché una comunicazione e informazioni rivolte ai più vulnerabili, che spesso sono anche quelli che hanno meno possibilità di conoscere e quindi di difendersi e prepararsi alle conseguenze.
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«La risposta non è rallentare la transizione, ma ascoltare le richieste dei cittadini affinché sia più giusta per tutti. Il progetto Feta ha lanciato un esercizio di ascolto dal basso senza precedenti in tutta Europa alla ricerca di una risposta all’urgente domanda posta da questo fatto: come convincere quei cittadini che hanno più da perdere a causa dello sconvolgimento climatico, ma che non possono permettersi aumenti nemmeno limitati dei costi di riscaldamento e di trasporto? Attraverso il progetto Feta» ha detto Brieuc Van Damme, ceo, King Baudouin Foundation, «abbiamo imparato che, sforzandoci di fornire alle persone il contesto e ascoltando le loro reazioni, possiamo, insieme, creare raccomandazioni politiche che potrebbero non solo essere positive per il pianeta ma anche contribuire a sanare le nostre crescenti disuguaglianze sociali».
Tra confusione e diffidenza
Quello che emerge dallo studio è che fra gli individui socialmente o economicamente svantaggiati prevale un senso di confusione rispetto a come documentarsi e reperire informazioni affidabili sulla transizione climatica e come nella pratica questa transizione sarà realizzata e sugli effetti che avrà su di loro.
La ricerca ha dimostrato che spesso le persone coinvolte nello studio mostrano diffidenza nei confronti dei decisori politici e scetticismo rispetto al desiderio e alla capacità dei leader di raggiungere gli obiettivi climatici prefissati dall’Ue. In particolare sono dubbiosi circa la capacità degli stessi di farlo in modo equo per tutti.
La transizione energetica è un’opportunità
Nonostante questo, la transizione energetica viene percepita come un tema vitale in grado di offrire diverse opportunità alla società europea nonché l’occasione per iniziare un nuovo capitolo.
Sradicare la povertà energetica, ridurre le disuguaglianze, creare posti di lavoro, migliorare la competitività dell’Ue, rafforzare le istituzioni democratiche e migliorare la resilienza e la sicurezza economica dell’Unione sono azioni percepite sia dai cittadini sia dagli esperti che hanno partecipato allo studio come qualcosa di possibile e realizzabile, che tuttavia richiede un impegno costante, attenta pianificazione, coordinamento e monitoraggio delle attività.
Gli esiti del progetto Feta
Dopo i focus groups e gli incontri formali con gli esperti in ciascuna delle nazioni coinvolte nello studio, il progetto Feta ha condotto a due principali esiti.
In primo luogo, il progetto ha sviluppato un metodo unico e replicabile, in altri contesti tematici e geografici, per coinvolgere soggetti vulnerabili in maniera attiva nel processo verso la transizione climatica.
In secondo luogo, la ricerca ha portato alla pubblicazione di report nazionali, contenenti una serie di informazioni e raccomandazioni politiche sul tema della mobilità e sulla questione abitativa, e internazionali che evidenziano l’importanza del ruolo dell’Ue nella realizzazione della transizione energetica.
L’Ue individuata come attore di cambiamento
L’Unione del resto viene individuata come attore promotore di cambiamento. In conclusione la ricerca ha evidenziato che si sta aprendo per i tutti governi europei una finestra di opportunità per la costruzione di un’economia del benessere, in cui le politiche sostengano il benessere e la resilienza delle generazioni presenti e future e del loro ambiente, ma che una particolare attenzione deve essere rivolta ai più fragili. Il rischio altrimenti è una nuova frattura, con un’altra divaricazione tra chi si si difendere dai cambiamenti e chi non è in grado di farlo.
Nell’immagine in apertura da sx: Carlo Mango, direttore Area Ricerca Scientifica Fondazione Cariplo; Claudia Sorlini, vicepresidente Fondazione Cariplo; Andrea Biondi, coordinatore Sottocommissione Ricerca Scientifica Fondazione Cariplo; Enrico Lironi, consigliere di amministrazione Fondazione Cariplo; Giovanni Azzone, presidente Fondazione Cariplo; Pascale Taminiaux, Senior Project Coordinator King Baudouin Foundation; Sergio Urbani, direttore generale Fondazione Cariplo ed Elena Jachia, direttrice Area Ambiente Fondazione Cariplo – Foto da Ufficio stampa
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