Formazione

Welfare: al Sud i Comuni spendono meno e peggio

Spesa sociale in affanno al Sud, nel 2001 le risorse sono diminuite del 2% rispetto all'anno precedente, e dove 1/3 del totale viene assorbito dalla burocrazia.

di Redazione

Spesa sociale in affanno nel Mezzogiorno, dove nel 2001 le risorse destinate dai Comuni al welfare sono diminuite del 2% rispetto all’anno precedente, e dove quasi un terzo del totale viene assorbito dalla burocrazia. E’ quanto rivela il rapporto dell’Osservatorio nazionale sulle politiche sociali dello Spi Cgil presentato oggi, che sottolinea come dall’analisi condotta sulla spesa sociale di 60 Comuni emerge che il welfare municipale e’ finanziato con le risorse locali, e i Comuni del Sud, avendo una minore pressione finanziaria, erogano meno servizi. D’altro canto, la spesa corrente sociale pro-capite mostra, tra Nord e Sud, differenze anche notevoli: a fronte di una media nazionale di 307,1 euro, si va infatti dai 689,21 euro di Bolzano, ai 137,12 euro di Torre del Greco, grosso comune campano che – si legge nel rapporto – rispetto alle altre amministrazioni, ha destinato, proprio nel 2001, ”una quota molto elevata di risorse alla gestione delle emergenze del territorio e dell’ambiente nonche’ agli interventi di amministrazione generale”. Anche osservando il dato relativo alla composizione interna della spesa sociale – rileva il rapporto – e’ facile osservare che il welfare comunale e’ ancora caratterizzato da un marcato spartiacque geografico: al Nord, rispetto al Mezzogiorno, risulta piu’ bassa l’incidenza degli interventi di assistenza e beneficenza (vale a dire la spesa sociale in senso stretto) sul totale della spesa corrente sociale (24,27% contro 29,20%), e quella per l’assistenza scolastica, il trasporto e la refezione (12,56% rispetto al 16,93%). Viceversa, nel Sud e’ piu’ bassa la quota destinata agli interventi per la cultura (2,84%, contro il 4,98% del Centro e il 6,47% del Nord) e quella per le strutture residenziali e di ricovero degli anziani pari alla meta’ di quella del Nord). Sul fronte delle entrate, oltre alla diversa pressione finanziaria (oltre 770 euro pro-capite al Nord, poco piu’ di 510 al Sud), il rapporto segnala anche una diversa quota di proventi da servizi pubblici che rientrano nella sfera del sociale (rette per strutture residenziali, ticket sulle mense, ecc.), che nel Mezzogiorno risulta essere di appena lo 0,30% del totale delle entrate, mentre nel Centro-Nord copre quasi il 5% delle entrate complessive. Secondo lo Spi-Cgil, quindi, i comportamenti di spesa sociale degli enti locali sono da collegarsi, oltre che dalle vocazioni territoriali, dalle caratteristiche demografiche della popolazione, dal grado di modernizzazione ed efficienza delle amministrazioni, anche dalla diversa capacita’ impositiva dei Comuni. Ora, ricorda lo Spi-Cgil, con il federalismo fiscale, ”il futuro del welfare locale si giochera’, probabilmente, su due binari: la propensione dello Stato ad assicurare, in modo efficace, la leva perequativa, per non penalizzare ulteriormente le aree economicamente e socialmente piu’ depresse; e la capacita’ dei governi locali di quelle aree di innalzare i livelli di efficacia e di efficienza dell’azione amministrativa, e di realizzare sia sistemi equi e rigorosi di compartecipazione dei cittadini al finanziamento della spesa pubblica, sia nuove forme di finanziamento delle politiche sociali, anche orientate ad estendere, alla imprese sociale e al volontariato, gestione e co-progettazione degli interventi”.


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