Welfare

Nicola, detenuto tra gli scaffali. Evado ogni giorno, solo in biblioteca

Una storia che sembra un film, nel carcere di Como.

di Benedetta Verrini

La storia di Nicola Monzini potrebbe essere il seguito de La 25ma ora. Lui, il film di Spike Lee non l?ha visto, perché era già dentro. Nel carcere di Como. Quando arriva nella stanza triste dei colloqui con gli avvocati, viene da chiedersi cosa diavolo abbia combinato. Un bel ragazzo, con il viso olivastro e gli occhi azzurri, i capelli, scuri con qualche filo bianco, raccolti in una coda. Snocciola la sua storia con semplicità. Quella di un trentenne come tanti, con casa in un quartiere del centro di Milano, gli amici, la ragazza e un lavoro da assistente al montaggio, che lo porta in giro tra Milano e Roma. “Il film più famoso a cui ho collaborato è stato Pane e tulipani, di Soldini” racconta. “Poi Questo è il giardino di Giovanni Maria Maderna, Il derviscio di Alberto Rondalli. E qualche documentario”. Però la vita di Nicola aveva anche un doppio fondo: la droga, lo spaccio, i soldi facili. “Mi piaceva tutto questo, non ho problemi ad ammetterlo, ma è il passato”, dice. E si vede che gli sembra già preistoria, dopo un anno e tre mesi di carcere. Deve scontare dieci anni. La stanza delle meraviglie Nicola ha trascorso a piede libero il primo e il secondo grado del processo. Poi è arrivata la sentenza in Cassazione, che ha confermato la condanna, e non ci sono stati più santi. Forse non ha avuto nemmeno il tempo di pensare al commiato, di vivere una “venticinquesima ora”. Di sicuro, il suo arrivo a Como, in un carcere con capienza 175 unità e 560 presenze effettive, non deve essere stato facile. “No, non ero spaventato” riflette. “Piuttosto, mi distruggeva l?idea di restare chiuso tanto tempo. Ora cerco di viverla nella maniera migliore possibile, senza buttare neanche un minuto, partecipando a qualsiasi attività formativa, leggendo, studiando, lavorando su me stesso”. Così, Nicola ha scoperto la biblioteca. La definisce la sua ?wunderkammer?, la stanza delle meraviglie. “è l?ambiente più spazioso e luminoso che c?è e mi permette di passare qualche ora piacevole”. Ma non è stato subito così: dieci mesi fa, la biblioteca era praticamente inutilizzabile. “I libri non erano catalogati, non si poteva accedere al servizio e questo per me era un grave disagio” prosegue. “Per fortuna, poco dopo è partito un corso di biblioteconomia e mi ci sono buttato a capofitto”. I preferiti? Hesse e Follet Mentre seguiva la parte teorica, Nicola si è offerto di aiutare nell?opera di catalogazione Ida Morosini, un?insegnante di lettere incaricata dalla direzione della Casa circondariale di Como di organizzare e gestire la biblioteca. “Abbiamo fatto un censimento e la registrazione su archivio informatico di tutti i titoli, con un continuo scambio di idee sulla scelta della classe”. Quando parla di Ida, Nicola la chiama con rispetto “professoressa”. Lei, che dopo anni di insegnamento ai ragazzi delle superiori si è impegnata come volontaria nel carcere, è stata la chiave di volta di questo importante progetto. Oggi la biblioteca conta 3.500 titoli ed è un terminale del sistema interbibliotecario di Como. Ogni mercoledì arriva un messo comunale a rifornire i detenuti delle “ordinazioni” e a raccogliere i testi già letti. Nicola è diventato il detenuto bibliotecario. “Che libri consiglio? Mah, è davvero difficile. Ognuno ha la sua idea di un ?bel romanzo?. C?è chi ama l?avventura, chi i gialli, chi le storie d?amore. All?inizio consigliavo i miei titoli preferiti, come Il maestro e Margherita di Bulgakov o Il giocatore di Dostoevskij, ma in molti casi mi sono stati restituiti alla quarta pagina? Adesso ho imparato a essere un po? psicologo: il rapporto dei detenuti con la biblioteca è molto delicato. Si avvicinano con timidezza, non sanno come muoversi e se il primo libro non piace c?è il rischio che non si facciano più vedere. Direi, comunque, che la narrativa va alla grande: da Hesse fino ai più commerciali Follet e Smith. Vorremmo ampliare l?offerta di saggi e libri in lingua araba, per dare modo ai detenuti stranieri di fare qualche lettura. E poi sarebbe bello avere delle riviste, ma per tutto questo c?è bisogno di finanziamenti”. Rimettere insieme le scene Per promuovere la lettura, Nicola e Ida hanno in mente di lasciare ceste di libri nelle varie sezioni del carcere, in modo da stimolare i detenuti a prenderli liberamente e leggerseli in cella. Oltre al lavoro in biblioteca, Nicola è impegnatissimo con lo studio. Si è iscritto a Scienze del turismo e ha appena preso un 30 e lode in Statistica. “Avrei preferito Scienze della comunicazione, ma era necessaria la frequenza” dice. “Nel futuro, anche da qui, sogno un ritorno al lavoro di montaggio. Ho voglia di vedere ancora un film che si costruisce sotto le mie mani: tagliare una scena, metterne un?altra. Così sto ricostruendo la mia vita”.


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