Cultura

Ogm: Greenpeace bene le norme Ue

Greenpeace ha apprezzato il gesto che costituisce un primo esempio di resistenza dell'Unione Europea nei confronti dell'intensa campagna globale del governo USA

di Paul Ricard

Ulteriore passo in avanti per i consumatori: ieri il Parlamento Europeo ha adottato le misure più rigide sull’etichettatura degli OGM in chiave mondiale. Greenpeace ha apprezzato il gesto che costituisce un primo esempio di resistenza dell’Unione Europea nei confronti dell’intensa campagna globale del governo USA e dell’industria biotech per minare e abolire le restrizioni verso gli OGM. Le nuove misure dell’Unione Europea danno ai consumatori il diritto di rifiutare cibi OGM. Tutti gli alimenti ed anche i mangimi animali contenenti o derivanti da OGM, oltre la soglia dello 0.9%, dovranno essere chiaramente etichettati, rendendo possibile ai produttori e ai consumatori di continuare ad evitare il loro utilizzo. “Questo voto è uno schiaffo all’amministrazione americana, che sta usando il WTO come arma per intimorire l’Europa e gli altri paesi contrari agli OGM. L’Unione Europea ha invece adottato una legge, che consente al mercato di identificare e quindi escludere gli OGM. Questa legge, benchè ancora insufficiente, costituisce un modello per Paesi come USA e Canada, che negano tale libertà di scelta e informazione”, afferma Federica Ferrario della campagna OGM di Greenpeace. Greenpeace, nonostante il progresso che rappresenta la nuova normativa, sottolinea le gravi carenze ancora presenti, a cominciare dai prodotti derivati da animali nutriti con OGM, che ancora non sono soggetti all?obbligo di etichettatura. Greenpeace è inoltre preoccupata per il compromesso raggiunto sulla cosiddetta questione della “coesistenza”: gli Stati membri avranno il diritto di imporre a livello nazionale misure restrittive per assicurare che l?agricoltura convenzionale e biologica non venga contaminata da OGM, ma non saranno obbligati a farlo. Greenpeace è anche profondamente preoccupata dei continui tentativi dell’industria biotech di minare la legislazione dell’Unione Europea e di creare una strisciante contaminazione dei prodotti tradizionali e biologici attraverso i semi. Sebbene la ricerca mostri che è possibile garantire una livello di contaminazione dei semi pari allo 0%, l’industria biotech sta spingendo per avere soglie più alte, nel tentativo di minare le nuove regole sull?etichettatura. Diventerebbe impossibile per gli agricoltori garantire che i propri raccolti non eccedano alla fine la soglia dello 0,9% per i prodotti alimentari, se venissero concesse soglie di contaminazione delle sementi diverse dallo zero. Greenpeace fa appello agli Stati membri dell’Unione affinché forzino la Commissione Europea a non permettere alcuna contaminazione genetica nelle sementi e proponga una legislazione legalmente vincolante, concernente le misure anti-contaminazione, rendendo i produttori transgenici finanziariamente responsabili per le potenziali perdite economiche degli agricoltori convenzionali e biologici, causate dalla contaminazione genetica. “Prevenire la contaminazione genetica deve essere ora la massima priorità per l’UE. Se non vengono adottate misure idonee per proteggere i raccolti tradizionali e biologici dalla contaminazione genetica, a cominciare dalle sementi, il nuovo sistema di etichettatura rischierebbe di diventare inutile nel giro di pochi anni, perché sarebbe sempre più difficile garantire forniture non-OGM”, ha aggiunto Federica Ferrario.


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