Sostenibilità

Sprechi Toscani una regione in deficit

una delle aree più verdi e turistiche è allineata all’impronta ecologica italiana. tra le cause, i consumi energetici e i trasporti che privilegiano la gomma. ma le soluzioni ci sono

di Redazione

Verde, casali da sogno. Arte e cultura che si intrecciano nei borghi e nelle città. La Toscana ha un fascino senza pari in Italia, forse anche nel mondo. Rappresenta un?attrazione unica. In molti lasciano le loro città per trasferirsi nella campagna toscana. Ispira scrittori e musicisti. Il luogo ideale dove vivere: tutta natura e cultura. Eppure, se si va a calcolare l?impronta ecologica che i toscani lasciano su questa terra ci si sorprende nel constatare che non è, poi, una meraviglia. Il WWF ha calcolato l?impatto dell?uomo su questa regione, un calcolo che prende in considerazione specifici parametri che vanno dall?alimentazione al come ci si veste, ai mezzi di trasporti che si usano. Tutto ciò che riguarda la nostra vita. Il WWF ha messo in relazione quanto stiamo consumando, compresi gli inquinanti, e la biocapacità terrestre, cioè quanto la Terra ci può mettere a disposizione senza che questa entri in crisi. Cioè quanto ?capitale Toscana ? stiamo consumando. Toscana poco felix Tutti gli indicatori di consumo vengono tradotti, dunque, in terreno consumato, ovvero: il terreno necessario per produrre ciò di cui ha bisogno la popolazione e il terreno consumato per assorbire gli ?scarti? della popolazione. Da profani si potrebbe dire che la Toscana ne esce vincente, e invece no. L?impronta ecologica calcolata è pari a 4,011 ettari per abitante. Questo dato, confrontato con la biocapacità della Toscana, cioè 1,9 ettari pro capite, pone non pochi problemi sulla sostenibilità della vita dei toscani. La popolazione della Toscana consuma oltre il doppio della biocapacità della regione. Se la Toscana dovesse sostenersi da sola, dunque, avrebbe bisogno di un terreno bio-produttivo doppio di quello che possiede. Ci vorrebbero, insomma, almeno due Toscane. L?impronta ecologica definisce una misura molto diretta della non sostenibilità dell?attuale modello di vita. La Toscana, dunque, ha bisogno di importare risorse, per esempio energia, per permettere ai suoi abitanti di vivere. Un problema, questo, che non è circoscrivibile alla sola Toscana, ma può essere esteso all?Italia e a tutto il mondo industrializzato. Quest?ultimo ha infatti il bisogno costante di importare risorse e materie prime per mantenere, per lo meno, lo stesso tenore di vita dei suoi abitanti. Tutto ciò, spesso, a scapito di altre popolazioni. Verrebbe da dire, e non si offendano gli esperti per la semplificazione, che il mondo industrializzato ha una necessità primaria: importare biodiversità per compensare l?impronta ecologica dei suoi abitanti, come se si trattasse di petrolio o gas, piuttosto che di qualsiasi altro prodotto indispensabile a mantenere lo stesso livello di consumi o di vita. Poca energia, molta gomma Come tutto il mondo industrializzato anche la Toscana importa energia. L?impronta ecologica della Toscana è composta per il 60% dai consumi energetici o come viene chiamata dalla ?Terra energetica?, cioè la superficie necessaria per assorbire l?anidride carbonica prodotta sommata all?energia che serve per la produzione dei beni che vengono consumati. Il 60% dell?impronta ecologica della Toscana è da attribuire, dunque, alle politiche energetiche. La Toscana ha una capacità produttiva autoctona limitata, attraverso la sola biotermia, mentre tutto il resto deve essere importato. Il WWF insiste sul fatto che occorre intervenire sulle politiche energetiche regionali che si rivelano, attualmente, non sostenibili. Si usano troppi combustibili fossili. Ma non solo. L?edilizia, per esempio, ha un?incidenza sull?impronta ecologica: edifici caldi d?estate e freddi d?inverno, implicano un consumo energetico maggiore. E, come in tutti i Paesi industrializzati, un?incidenza importante sull?impronta ecologica la esercitano i trasporti. In Toscana si viaggia molto, ma soprattutto su gomma. Il mezzo pubblico viene utilizzato poco rispetto a quello privato. E allora, che fare? Il WWF, dunque, suggerisce strade per ottimizzare l?impatto dell?impronta ecologica sulla Toscana: innanzitutto politiche di efficienza energetica, come, ad esempio, un utilizzo maggiore della bioedilizia. Inoltre la cogenerazione diffusa attraverso piccoli impianti capaci, oltre che di produrre energia elettrica, di generare calore (termoriscaldamento). Ma non solo. Incentivazione e diffusione delle fonti energetiche rinnovabili, in gergo ?nuove rinnovabili?. Ma un capitolo importante per modificare alla radice l?impronta ecologica, è rappresentato dalle politiche sulla mobilità: incentivare il trasporto pubblico con una particolare attenzione a quello ferroviario. Ciò significa offrire servizi di trasporto pubblico efficienti tali da disincentivare l?utilizzo dell?automobile privata. Occorre rivedere, inoltre, secondo il WWF, l?assetto modale, escogitando connessioni tra il trasporto su gomma, quello su ferro e quello marino. Un lavoro che non avrà certo tempi brevi. Ma che è necessario per rendere sempre più vivibile il nostro ambiente, risorsa unica ?non rinnovabile?. Le politiche energetiche si possono cambiare ma un prato artificiale non ha nemmeno i colori e il sapore di quello che la natura ci ha regalato. Un pezzo di terreno strappato alla vita è un danno non solo per noi, ma per tutto il mondo. benedetta vitetta


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