Formazione

Smascherare chi fa il furbo

«È il compito principale dell’informazione. Non basta dare un 2% in benificenza»

di Redazione

L a finanza etica è nata nel mondo anglosassone, forse perché in Gran Bretagna e negli Stati Uniti ci sono più ?cani da guardia?: l?informazione indipendente, le associazioni di consumatori grandi e influenti, un Terzo settore agguerrito e strutturato. Come vede la situazione da noi la stampa di lingua inglese che lavora in Italia? E&F ha raccolto la testimonianza di Jennifer Clark, responsabile della sede italiana di Dow Jones, l?editore del Wall Street Journal. E&F:Ci dà la sua definizione di finanza etica e responsabilità sociale d?impresa? Quella vera, però. In America avete più esperienza per distinguerla dalle operazioni di facciata… Clark:Rispondo sulla corporate responsibility. Io la vedo legata soprattutto ai prodotti, che devono essere fabbricati senza inquinare o senza sfruttare i bambini. Faccio un esempio per tutti: il corriere Ups ha una flotta di auto elettriche, e questo è socialmente utile. Per smascherare i furbi, diciamo così, forse un buon criterio è guardare quanto del business totale è etico. Se una società produce sigarette e devolve il 2% dei profitti in beneficenza, certamente non è etica. E&F:Dow Jones e il Wall Street Journal danno spazio ai temi dell?etica? E il resto della stampa anglosassone? Clark:L?interesse è molto alto sia per quanto ci riguarda che in generale, soprattutto dopo lo scandalo Enron. Ma anche il movimento no global e la pubblicazione di libri come No Logo di Naomi Klein hanno fatto crescere lo spazio dedicato dalla stampa all?argomento. E&F:E la stampa italiana? Clark:L?interesse mi pare in aumento, ma, ad essere sincera, non mi sembra che le imprese italiane facciano cose veramente significative nel campo della csr. E&F:L?informazione ha un ruolo importante nello spingere le aziende verso comportamenti più etici? Clark:Assolutamente sì. Le imprese esistono per fare soldi, e li fanno se i consumatori e gli investitori comprano i loro prodotti e le loro azioni. Allora la pressione dell?opinione pubblica, e dell?informazione, è fondamentale.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA