Cultura

La stampa badi al sodo

«Su etica e responsabilità sociale vedo tanta confusione. Perciò suggerisco di lasciar da parte le cose effimere»

di Francesco Maggio

Carlo Secchi, rettore dell?Università Bocconi, è uno dei più convinti sostenitori della tesi che più si parla di socially responsible investing, più il dibattito che ruota attorno a questo comparto della finanza e della vita d?impresa non può che arricchirsi e ?contagiare? positivamente l?intero sistema economico e sociale. «A patto che ciò avvenga» sostiene, «mettendo da parte gli argomenti più effimeri e stravaganti e andando ogni volta subito al nocciolo delle questioni». A lui abbiamo chiesto di commentare i risultati della nostra inchiesta.
E&F:Professore, come spiega il fatto che la corporate social responsability venga affrontata con più frequenza rispetto alla finanza etica?
Carlo Secchi:La csr è un tema che, soprattutto dopo un convegno che si tenne proprio in Bocconi il 13 dicembre dello scorso anno, ha visto ?scendere in campo? molti soggetti, a cominciare dal governo che ha ufficializzato l?intenzione di inserire la responsabilità sociale d?impresa tra le priorità dell?agenda del semestre italiano di presidenza europea. L?interesse, ma anche le preoccupazioni, sono quindi cresciuti moltissimo. La finanza etica è invece un tema che riscuote sempre interesse ma è meno ?nuovo? dell?altro.
E&F:In questo mese E&F compie due anni. Come è cambiato, a suo avviso, in questo arco di tempo il socially responsible investing?
Secchi: Premesso che non si tratta di un fenomeno nuovo, ma che risale addirittura ai tempi della rivoluzione industriale, va detto che, certamente, l?11 settembre, le crisi finanziarie, gli scandali legati ai compensi dei manager, il diffondersi di tutta una serie di timori hanno indotto l?opinione pubblica a volerne sapere di più sull?attività d?azienda e i risparmiatori, su che fine fanno i loro soldi. La mia interpretazione è che dato che viviamo in un clima di grande incertezza dovuta al verificarsi di fenomeni che prima si pensavano improponibili, al fatto che oggi si fa fatica a ricondurre i sistemi economici in modelli consolidati, ebbene tutto questo suscita un bisogno diffuso di tornare ai valori fondamentali, di guardare ai problemi economici in una prospettiva più ampia, di medio-lungo periodo. Il ?mordi e fuggi? non paga più.
E&F:Può spiegarsi meglio?
Secchi: Voglio dire che a causa dei timori cui facevo cenno, il cittadino-risparmiatore recupera, come insegnava Modigliani negli anni 50, una prospettiva di ciclo di vita nel fare le proprie scelte e, quindi, desidera strumenti finanziari che rispondano a determinate caratteristiche di stabilità, non speculativi per intenderci e che, inoltre, lo soddisfino anche dal punto di vista di una maggiore sensibilità etica. Bisogna poi dire che c?è anche il rischio che possa esserci qualcuno che cavalchi questi timori per esigenze di marketing. Ma ho fiducia nell?intelligenza delle persone.
E&F:Secondo lei, la stampa economica affronta con sufficiente ?cognizione di causa? tali argomenti??
Secchi: In questo frangente il dibattito economico, in proposito, è ancora in una fase di ?confusione creativa?. Ma presto bisognerà cominciare a tirarne un po? le fila, a metter un po? di ordine. Basti pensare agli entusiasmi o alle preoccupazioni sorte in seguito all?annuncio del progetto governativo del social commitment. Io credo che la stampa possa dare un grande contributo in tal senso, ma deve saper mettere da parte le cose più effimere e andare dritto al sodo dei problemi.

Cosa fa VITA?

Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è  grazie a chi decide di sostenerci.