Mondo

I medici anti Sars eroi della città. Nuova vita a Hong Kong

Su 1.800 persone colpite dal virus, ben 400 sono camici bianchi. Che nel momento più drammatico non si sono tirati indietro (di Gerolamo Fazzini).

di Redazione

Quando Cheng Ha-yan è morta a Hong Kong a causa del virus della Sars, la notizia ha suscitato grande commozione in città perché il decesso è avvenuto quando ormai sembrava che il peggio fosse passato. Ma soprattutto perché Cheng Ha-yan apparteneva all?esercito silenzioso dei medici che si sono prestati volontariamente, affrontando grandi rischi e forti disagi, nei giorni della terribile epidemia. Grazie a loro, Hong Kong ha scoperto un suo volto di umanità che la città tutta grattacieli e business non immaginava. Un prestigioso columnist locale ha scritto: “Hong Kong può essere orgogliosa dei suoi medici. Hanno affrontato la situazione con una dedizione che va ben al di là del dovere”. Anche la morte di Tse Yeun-man, una dottoressa di soli 35 anni, ha profondamente commosso Hong Kong. Appartenente a una Chiesa protestante locale, Tse Yeun-man si era offerta per curare gli ammalati di Sars in nome della sua fede cristiana. Così agli amici aveva motivato il suo gesto: “Non ho marito, non ho figli, è giusto che sia io a prestarmi, piuttosto che i colleghi che hanno famiglia”. Il giorno dopo la sua morte l?Apple Daily, il maggiore giornale della città, ha titolato: “Sei l?orgoglio di Hong Kong”. E la sua storia è finita in un cd che racconta ai ragazzi delle scuole il coraggio e la generosità della giovane dottoressa. È grazie a gente come Cheng Ha-yan e Tse Yeun-man, è grazie ai ?nuovi eroi? e al loro sacrificio nel segno della gratuità, che Hong Kong, metropoli cosmopolita, da decenni cuore degli affari dell?Estremo Oriente, ha conosciuto sentimenti nuovi, e li ha visti farsi breccia nella sua corazza di cinismo, competitività e frenesia che pensava impenetrabile. È prematuro e, certo esagerato, parlare di ?svolta?. Ma solo tre mesi fa si respirava tutta un?altra aria in città. Il 1° aprile scorso, infatti, Hong Kong è stata scossa brutalmente da un fatto di cronaca che, nel bel mezzo dell?emergenza Sars, ha assunto un valore simbolico fortissimo. Una delle più note star locali, l?attore e cantante Leslie Cheung, si è suicidato. Cheung era un simbolo del successo stupefacente che, lungo gli anni 80 e nei primi anni 90, Hong Kong ha conosciuto. Successo e prosperità ormai in declino, tanto che Hong Kong da tempo ha l?impressione di essere arrivata al capolinea. In quei giorni, il South China Morning Post commentava amaro: “La morte di Leslie Cheung ha rappresentato la dissoluzione del Grande Sogno di Hong Kong. I bei vecchi tempi sono davvero finiti? Non ci resta che ammetterlo, e accontentarci di quello che ancora ci rimane”. Immaginate l?impatto devastante che può aver avuto su una società così depressa il ciclone Sars. Nei mesi scorsi, il numero di suicidi, già molto alto anche a causa della recessione (più di mille all?anno), è salito ulteriormente. “Per la prima volta, forse”, commenta padre Gianni Criveller, missionario del Pime di stanza a Hong Kong, teologo e giornalista, “l?opinione pubblica ha individuato eroi diversi dai divi della canzone e del cinema o dai signori della finanza. Di più: la gente di Hong Kong si è vista costretta a misurarsi con domande fondamentali, a lungo forse rimosse, circa il senso della vita, l?esigenza di dar spazio a valori diversi da soldi, carriera e così via?”. Ogni giorno, per settimane, i giornali hanno riportato qualche storia di questi ?eroi per caso?. Paul Ko è uno di questi medici che si sono fatti trovare pronti al momento del bisogno. Pediatra con una spiccata sensibilità sociale, sposato, con quattro figli, il dottor Ko si è presentato volontariamente all?ospedale Princess Margaret, appena saputo dell?sos lanciato dal personale medico impegnato a contrastare l?emergenza Sars. All?agenzia del Pime Asia News, padre Criveller così ha descritto Paul Ko: “Si prende cura di un centinaio di casi, o sospetti tali, di bambini ammalati di Sars. Bambini costretti all?isolamento, una trentina dei quali hanno già perso uno o entrambi i genitori. Da oltre due mesi anche il dottor Ko vive la separazione forzata dalla famiglia”. Se chiedete al dottor Ko cosa lo ha spinto ad offrirsi volontario, vi risponderà con le famose parole di John Kennedy: “Non chiederti cosa il tuo Paese può fare per te, ma cosa tu puoi fare per il tuo Paese”. Buonismo? Tutt?altro. Piuttosto un mix di professionalità e passione. “Abbiamo offerto un trattamento di grande qualità, il migliore possibile in queste circostanze, completamente gratis”, spiega Ko con fierezza. “Nessuno si è tirato indietro. Negli Usa le cose sarebbero andate diversamente. Un esempio: parte del trattamento, trattandosi di una malattia inedita, era necessariamente di carattere sperimentale. In caso di insuccesso, in Paesi ad alto tasso di litigiosità come gli Stati Uniti, i medici avrebbero rischiato di risponderne in tribunale. Ad Hong Kong questo non è successo”. Paul Ko è cattolico. Accanto a cattolici come lui, anche molti protestanti hanno dato esempio di tempestiva ed efficace disponibilità, in una sorta di ?gara? nella testimonianza della genuina carità. Una gara che ha coinvolto molte persone, dando luogo a mille esempi concreti di sorprendente generosità. Fiona Wan è un?infermiera che lavora in un ospedale di Taipo. In un?intervista ha dichiarato: “Se sappiamo che un?infermiera assegnata al reparto Sars è particolarmente a rischio, a causa della sua debole costituzione o perché ha avuto malattie di tipo respiratorio, una di noi si offre al suo posto. Siamo una comunità unita”. Tutte queste testimonianze non hanno lasciato insensibile le autorità: il personale ospedaliero deceduto a causa del servizio prestato durante la Sars avrà funerali solenni e sepoltura nel Gallant Garden, il cimitero destinato a chi si è distinto per un servizio eccezionale alla comunità. Gerolamo Fazzini


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA