Famiglia
Clinton chiude le dogane
Sotto la pressione dei movimenti di opinione, gli Usa varano nuove norme contro il lavoro minorile. Le grandi aziende adottano codici di autoregolamentazione. E il presidente stanzia 34 milioni di dol
La legge sul lavoro minorile esiste negli Usa dagli anni ?30, ma evidentemente non è sufficiente. Per questo mentre il mondo americano del volontariato e i sindacati si attivano sempre di più sui problemi del lavoro minorile nel Terzo mondo, spesso con petizioni e marce di protesta, si scopre però che anche negli Usa il problema non è certamente scomparso.
Un sondaggio dello scorso anno fatto dall?agenzia stampa Associated Press ha rivelato che almeno 13 mila minori americani lavorano in sweatshop, cioè in laboratori di produzione di abbigliamento, in condizioni illegali e spesso ad alto rischio. E che molti di più, qualcuno parla di oltre 300 mila, lavorano nell?agricoltura in condizioni irregolari o con mansioni pericolose per la loro età. Il tutto con 70 vittime all?anno fra i giovani e almeno 200 mila incidenti sul lavoro di cui solo un terzo richiedono cure mediche. Sul fronte internazionale, la lotta al lavoro minorile ha prodotto nello scorso autunno un nuovo emendamento che permette alle dogane di bloccare ogni importazione negli Usa di prodotti fatti in condizioni irregolari da minori, così come è sempre più diffusa l?applicazione di un codice di condotta volontario da parte di grossi gruppi come Reebok, Nike o Liz Claiborne per evitare lo sfruttamento dei bambini nei loro centri di produzione estera o presso chi produce per conto loro in quei Paesi.
Il Congresso americano ha creato un centro sullo studio del lavoro minorile, che ha già prodotto una serie di rapporti e che si è mosso principalmente sul fronte del lavoro minorile fuori dagli Usa. E all?inizio del ?98 il presidente Clinton ha annunciato la sua intenzione di aumentare considerevolmente l?investimento federale nella lotta al lavoro minorile facendolo passare da 10 a 34 milioni di dollari, in parte destinati a organismi internazionali e in parte alla sorveglianza sul fenomeno negli Stati Uniti.
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