Non profit

Sandra, testimonial per egoismo

Prima ci fu Sbirulino, che andava per gli ospedali a far sorridere i bambini. Poi Raimondo e lei si sono ammalati di tumore. Ne sono guariti.

di Redazione

Per fortuna la solidarietà non ha copyright, e allora sapere se sia nato prima Patch Adams o Sbirulino non è importante. L?importante è sapere che già 25 anni fa, con il naso chiuso da una palla rossa e calzando delle scarpe ?impossibili?, un sorridente personaggio vestito da pagliaccio si aggirava, oltre che sugli schermi televisivi, anche per i reparti di oncologia degli ospedali milanesi, dove visitava i bambini malati di cancro. L?anima di quel clown era Sandra Mondaini. Da qualche anno però Sbirulino è andato in pensione (“non ce la facevo più fisicamente. Troppo pesante il costume: un paio di volte sono stata lì lì per svenire. E se svenivo, come avrei potuto consolare i bambini?”), ma non la Mondaini, 72 anni (ma ne dimostra almeno 10 di meno) che oggi indossa i panni di testimonial per l?Airc, l?Associazione italiana ricerca sul cancro). Un completo che le calza a pennello: tanto che non è difficile incontrarla nei corridoi dell?ospedale San Raffaele di Milano a scambiare due chiacchiere con gli infermieri o i parenti dei malati. “Li conosco tutti: ormai sono di casa. La mattina prendiamo il caffè insieme. E guardi che non mi costa alcuna fatica, in pochi minuti a piedi vado e torno”. La mamma di Sbirulino, infatti, abita nello stesso quartiere del San Raffaele: Milano due. L?appuntamento è fissato di buon mattino. In casa Vianello, Sandra attende con indosso una lunga vestaglia rosa. È truccata e abbronzata. La Mondaini non aspetta la prima domanda. Prende lei la parola, ha una premessa da fare: “Mettiamo in chiaro fin da subito una questione, le cose vanno chiamate con il loro nome: il tumore non c?entra, noi siamo qui per parlare di cancro e allora chiamiamolo così, senza complessi”. Vita: Prima Sbirulino, adesso la testimonianza per Airc. Perché ha deciso di battersi contro il cancro? Sandra Mondaini: Né per scelta né per bontà. Mio marito, 25 anni fa, ha avuto un cancro al rene. Io ho vissuto quest?evento in maniera pazzesca. Lui ne è venuto fuori benissimo. Allora ho iniziato a comprendere il cancro dal punto di vista del parente. Una sofferenza forse maggiore di quella del paziente, che è preso dalla sua malattia, la sua mente è occupata. E lo dico conoscendo entrambe le condizioni. Vita: Già, sette anni fa il cancro ha colpito anche lei… Mondaini: Negli ultimi sette anni ho subito cinque operazioni. Il primo me lo sono beccato al polmone. Me lo aspettavo. Dopo l?episodio di Raimondo, non mi sono mai staccata dagli ospedali. Grazie a Sbirulino, ma anche per ambientarmi: perché non sarebbe potuto capitare anche a me? Me lo chiedevo sempre. Poi altre quattro operazioni: due nei e il seno, l?ultimo neanche me lo ricordo. Vita: Come ?non me lo ricordo?, neanche stessimo parlando di un raffreddore. Mondaini: Invece è così. Se non le piace il raffreddore, diciamo che è come una carie. Per guarire bisogna estirpare il dente. Per il cancro è lo stesso. Certo è necessario prenderlo in tempo, fare tutti i controlli, ma io preferirei affrontarne un altro piuttosto che ricadere in crisi di depressione. Vita: Com?è nata la collaborazione con Airc? Mondaini: Mi ero appena operata al seno. Dopo una settimana ero già in forma. La trasmissione Verissimo mi ha chiesto di andare in televisione a raccontare la mia storia. All?inizio ero incerta, non volevo fare la protagonista o la vittima. Poi ho fatto un conto: io sto benissimo, ci sono delle persone che domani magari devono fare la stessa operazione, perché non dargli fiducia? Sono andata, poi l?Airc mi ha contattata e così mi ci sono ritrovata dentro. Vita: Faticosa la vita da testimonial in favore della lotta a una malattia così temuta e diffusa? Mondaini: Neanche per idea. Vado in televisione e ripeto sempre lo stesso ritornello: è la festa della mamma, comprate l?azalea di Airc contro il cancro! Vita: Ne parla come se fosse una cosa da niente. Mondaini: Non voglio passare per quella che non sono. Né meglio, né peggio. Non lo faccio perché sono buona. Come tutti, agisco per egoismo, nella stessa misura di quando ho adottato i due bambini filippini. Tutti a dirmi “come sei stata brava”. E no! Io soffrivo di depressione perché non avevo figli… Vita: E il cancro che cosa c?entra? Mondaini: Io non riesco a stare ferma. Due anni fa ho passato l?estate al San Raffaele. Tre amiche erano state ricoverate: una doveva essere operata, le altre erano in fin di vita. Io mi mettevo qui sul divano, con l?aria condizionata e la tv accesa e non capivo niente. Soffrivo di solitudine e pensavo a loro. Allora andavo, tutti i giorni: tanto che gli infermieri mi chiedevano se avessi acquistato io l?ospedale. E anche in queste settimane sto assistendo un?altra amica. Questa non è bontà, è sempre egoismo. Vita: Lei è un personaggio famoso. Nessun dubbio che il suo volto riesca a calamitare attenzione intorno all?Airc e alla ricerca. Lei, però, crede di poter aiutare davvero chi è già malato? Mondaini: Ne sono più che convinta. Molta gente mi ferma e mi chiede come sto, come ho superato il cancro. Io parlo con loro, ci confrontiamo, ognuno porta la sua esperienza. Ormai ho imparato a riconoscere chi ne ha avuto uno: quando un ex malato ne parla gli viene un groppo alla gola, che interpreto in un batter di ciglio. Vita: Come si affronta la malattia? Mondaini: Io non ho la ricetta. Ogni cancro è diverso dall?altro. Se parlo coi malati cerco di buttarla sul ridere, di rassicurarli, di raccontargli la mia esperienza. Certo quando vedi un bambino che esce dalla sala operatoria con una gamba amputata, è dura. Certe volte nemmeno Sbirulino riusciva a trattenere le lacrime. Info: Per donazioni online e informazioni sui conti correnti da utilizzare per sostenere la ricerca sul cancro di Airc e Firc connettersi al sito Internet AIRC o telefonare al numero 02.77971.

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.