I volti del Terzo settore
La Carovana: nuova guida, stesso impegno per le persone con disabilità
La nuova presidente della storica associazione anconetana è Giuseppina Garritano, che succede al fondatore Nicola Magnanelli; il suo obiettivo è cambiare il modo di gestire e raccontare la disabilità, perché tutti siano considerati alla pari
di Redazione
Giuseppina Garritano è la nuova presidente dell’associazione la Carovana di Ancona, da 34 anni a fianco delle persone con disabilità e delle loro famiglie. Il vicepresidente sarà Nicola Magnanelli, fondatore del sodalizio, che finora era stato il legale rappresentante.
«È per me un onore è una gioia immensa essere stata scelta come presidente dalla famiglia della Carovana», racconta Garritano, «in cui sono entrata quando avevo solo 19 anni nel 1994. Mi invitarono a fare un campo con i ragazzi con disabilità e andai: da quel giorno non l’ho più abbandonata. La Carovana è stata la prima dei miei tre figli. Ringrazio il presidente uscente Nicola per dove ha portato la Carovana. Si tratta di un naturale passaggio di carica, maturato all’interno di un progetto di comunità, che con lui ho sempre condiviso come vice».
La storica associazione anconetana, iniziata più di trent’anni fa come esperienza di volontariato di un gruppo di amici, è presto diventata una riconosciuta realtà nel panorama sociale cittadino. Una grande amicizia tra 40 persone con disabilità dai 18 ai 60 anni e altrettanti volontari, che settimanalmente si ritrovano al centro polifunzionale di Pietralacroce, per realizzare feste, attività, gite e il campo estivo che ogni anno porta in giro per l’Europa più di 60 persone. Premiata nel 2021 con la Civica benemerenza del Comune di Ancona, l’associazioni è da molti anni riferimento dell’amministrazione in tema di politiche sociali.
«Desidero una Carovana che entri nell’immaginario comune», conclude Garritano, «non come associazione di volontariato, ma come una grande famiglia dove tutti sono alla pari. Il nostro obbiettivo è che le persone con disabilità facciano pieno ingresso nella comune vita quotidiana. Per fare questo abbiamo bisogno di cambiare il modo di gestire e di raccontare la disabilità».
Foto in apertura fornita dall’ufficio stampa
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