Non profit

Non profit, le lauree dei cercatori d’oro

Si moltiplicano le proposte. E anche gli sbocchi professionali (di Stefano Arduini, Carlotta Jesi, Paolo Manzo).

di Stefano Arduini

Meglio una laurea o una sana gavetta in non profit? La risposta è: meglio entrambe, e contemporaneamente. Da quest?anno si può: le nuove lauree e i master che spalancano le porte del Terzo settore sembrano strutturati apposta per consentire agli aspiranti manager del sociale di conciliare studio e lavoro. Obiettivo che il professor Giorgio Fiorentini, Università Bocconi di Milano, ha deciso di raggiungere spezzando in due la settimana degli iscritti al suo master in Management delle cooperative non profit.
“Durante i primi tre giorni”, spiega il professor Fiorentini, “gli studenti siederanno in aula; il giovedì e il venerdì torneranno invece sul posto di lavoro e i non lavoratori frequenteranno uno stage. Nel non profit, l?esperienza quotidiana è fondamentale”. Sono d?accordo anche a Trento e Forlì, atenei che quest?anno puntano sulla teledidattica: la formazione a distanza supportata da materiali e servizi di tutoraggio messi a disposizione dall?università che permette agli studenti lavoratori di professionalizzarsi senza perdere i contatti, e a chi non ha ancora un impiego di trovarlo e sperimentare sul campo le nozioni acquisite.
Ma lo studio multimediale non è l?unica novità dell?offerta formativa in non profit, lanciata alla conquista di nuove frontiere del sapere: dalla comunicazione sociale all?architettura sostenibile, dalla gestione delle emergenze e delle operazioni di protezione civile all?agricoltura biologica e al turismo sostenibile.

Anche la Croce Rossa
Lauree dell?ultima generazione che abbiamo deciso di raccontarvi nella seconda puntata di questo Speciale Università. Dedicando la prima alle storiche lauree in non profit e a un?altra grande novità di quest?anno: il fund raising, ovvero l?arte di raccogliere fondi. Disciplina finora snobbata da un Terzo settore timoroso di mostrare troppo attaccamento ai soldi e che invece quest?anno ha conquistato l?università. Da quella di Forlì, dove aumentano le richieste per il master in Fund raising and corporate social responsibility diretto da Valerio Melandri, a quella di Bologna che inaugura il Master internazionale nel settore delle fondazioni culturali e del grant making aperto a studenti italiani e americani. L?importanza di professionisti esperti nella raccolta fondi, non è sfuggita alla Croce Rossa italiana che, a Firenze, ha attivato un corso di fund raising per i suoi dipendenti aperto anche a studenti esterni.
Una non profit in cattedra? Sì, e non è un caso isolato. Accanto alle ong storicamente impegnate nell?ideazione di corsi di laurea e master in cooperazione come Cric e Cospe, quest?anno scendono in campo anche Amnesty ed Emergency. Sigle esperte in diritti umani e gestione dei conflitti che insegneranno il peace keeping da prima linea all?università di Roma Tre. Un tipo di collaborazione che, da quest?anno, l?università italiana ha avviato anche con le grandi organizzazioni internazionali. A cominciare da World Food Programme e Ilo che offriranno stage e funzionari-professori agli aspiranti manager dello sviluppo umano e sostenibile.
Infine una postilla. Chi studia il non profit troverà impegno anche nei settori tradizionali e nel pubblico. La fame di eticità e di responsabilità da parte delle aziende e degli enti statali rimbomba, infatti, fin dentro gli uffici placement degli atenei del Terzo settore.
a cura di Stefano Arduini, Carlotta Jesi, Paolo Manzo

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