Famiglia

Stuprate a scuola: emergenza in Sud Africa

Denuncia di Human Rights Watch: sono migliaia le ragazze vittime di violenze da parte di compagni e insegnanti. E tante abbandonano gli studi

di Redazione

In Sud Africa, c’è un’esperienza che accomuna le adolescenti, che siano bianche o di colore, povere o eleganti, colte o poco amanti dei libri: la violenza sessuale subìta a scuola. Dai villaggi agli istituti esclusivi di Johannesburg, sono migliaia le vittime di questa atrocità che si traduce in una fuga disperata dalle aule, assenze di mesi che diventano bocciature, per alcune, e definitivo addio all’istruzione, per altre. La denuncia è firmata Human Rights Watch: un rapporto di 138 pagine, compilato dopo approfonditi colloqui con le giovani vittime, i loro genitori, gli insegnanti e i presidi.

“Terrorizzate a scuola” – questo il titolo del rapporto – documenta le fasi dell’orrore: come le ragazze subiscono gli istinti brutali dei compagni più grandi e degli insegnanti, che le aggrediscono nei bagni o nelle classi vuote, persino nei pensionati femminili, fin dentro le loro camere. Parecchi gli insegnati che abusano della loro autorità, che minacciano le ragazze di punizioni corporali, oppure giocano subdolamente con promesse di voti migliori o addirittura di soldi in cambio di prestazioni sessuali.

Per combattere questa piaga diffusa in varie zone del Paese – dal KwaZulu-Natal a Gauteng, fino a Western Cape – l’organizzazione umanitaria Human Rights Watch ha chiesto al governo sudafricano e al Dipartimento per l’educazione di elaborare in fretta un piano per fronteggiare il dramma, cercando prima di tutto di abbattere il muro di omertà che le vittime – in genere fra i 13 e i 18 anni – e i loro genitori innalzano intorno al tabù dello stupro. Ma l’impresa più ardua è riportare la mente di queste ragazze alla normalità, perché ormai “hanno imparato – dice Erika George di Human Rights Watch – che la violenza sessuale e l’abuso sono parti integranti della vita scolastica, per questo molte non ne vogliono sapere di tornare in classe”.
Info: www.hrw.org

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