Non profit
Gianni ha messo il cuore in campo
E' andato a Bagdad, per vedere di persona come verrà devoluto il ricavato della partita del cuore 2003. Una fatica che per Morandi è un piacere.
Uno di noi, davvero. Un volontario, tra i volontari italiani. “Non esageriamo”, arrossisce lui, Gianni Morandi, il ragazzo che non tramonta mai. “Diciamo che diventare volontario tra i volontari è la mia aspirazione. Per ora lo sono a intermittenza e da una posizione privilegiata”.
è appena tornato dall?Iraq, dove insieme al gruppo della Nazionale cantanti è andato a rendersi conto di persona dei bisogni della popolazione di Bagdad e del personale dell?ospedale appena impiantato dalla Croce Rossa italiana. A sostenere questo progetto e l?aiuto ai bambini iracheni è dedicata la XI Partita del Cuore, venerdì 20 giugno allo Stadio Giglio di Reggio Emilia.
Uno della prima ora
Ecco, Gianni Morandi, all?anagrafe Gianluigi, è testimonial della bellezza di esser volontari. Non di una causa o di un?associazione, ma dell?impegno gratuito come modo d?essere al mondo e di esercitare la propria responsabilità.
Morandi è in prima fila nelle campagne per la donazione sangue, è tra i primi a firmare per chiedere un trattamento fiscale più civile delle donazioni, Morandi è protagonista di una delle poche pagine degne di una tv allo sbando, quando in prima serata su Raiuno racconta la sua amicizia con un giovane disabile, i due si raccontano, seduti fianco a fianco. E poi gli incontri, nelle città e nei paesi con i gruppi di volontari di Chiama l?Africa, della Comunità Giovanni XXIII e chissà di quali altre associazioni.
Volontario a intermittenza e privilegiato, d?accordo, ma è mica tanto normale tutto questo. Il quasi sessantenne che nel Capodanno del 1956 diventò la star di Monghidoro cantando in piazza e a squarciagola la canzone Buon anno, buona fortuna con il suo vocione potente amplificato dagli altoparlanti a tromba Geloso piazzati sul tetto di una Fiat 1400, arrossisce ancora una volta: “Che senso avrebbe mettere a disposizione popolarità e un po? di tempo se poi non provassi a seguire in prima persona ciò per cui mi metto a disposizione? Vedi, sono questi i legami che hanno vivificato la mia vita in questi anni. E la cosa che mi fa più felice è che è proprio questo anche lo stile dell?associazione Nazionale cantanti”.
Allora ne vale la pena, ma perché? Cosa ti conquista? “Sarò banale, ma sono proprio i volontari, le persone semplici che si spendono ogni giorno e che ogni giorno fanno qualcosa in più del dovuto per rispondere a problemi o bisogni che altrimenti rimarrebbero inevasi, ecco sono loro che mi conquistano, questa folla di sconosciuti, di persone normali. Sono loro la forza del Terzo settore, non scordatelo mai, sono loro, non i soldi, sono coloro che danno tempo, energie, intelligenza, sorrisi”.
Obiettivo Bagdad
Come quelli che avete mietuto nella storia ventennale come Nazionale cantanti, giocando per l?Africa o per la pace in Medio Oriente, per la Bosnia o per il Kosovo, per il sostegno ai preti coraggio o per ridare il campo sportivo ai bambini di San Giuliano di Puglia, per le associazioni dei malati o per acquistare un?ambulanza. Sempre aiutando chi aiuta.
“La storia della Nazionale cantanti è una bella storia. Iniziò all?Arena di Milano nel 1975, da un?iniziativa di Mogol: c?eravamo io, Vecchioni, Mengoli, Soffici, Gianni Bella, Oscar Prudente. Fu la prima volta, doveva esserci anche Pasolini, ma non riuscì ad arrivare per la nebbia di Linate. Iniziò allora, ma fu nel 1981 che nacque la Nazionale cantanti e che si strutturò come associazione, cominciò a diventare un?impegno, con 5-6 partite l?anno e dal 1992 con la partita regina, la Partita del Cuore”.
Un?associazione vera? “Con tutte le fatiche, gli ostacoli, gli alti e bassi, direi di sì, è cresciuta una vera coscienza associativa, sono entrati, da allora, tanti, da Pupo a Ruggeri, e anche tanti dell?ultima generazione da Cremonini a Fabi. Sì, dài, direi di sì anche se sogno di fare altri passi in avanti, come gruppo di artisti capaci di una gratuità organizzata, come associazione di cantanti a servizio di quel grande arcipelago che sono le associazioni italiane”.
Testimonial tout court, testimonial a tutto tondo, Gianni Morandi si allena per la Partita del Cuore di Reggio Emilia. Con che speranza?
“Raccogliere il denaro sufficiente per ritornare a Bagdad e vedere la struttura della Croce Rossa fare qualche passo in avanti. Magari anche rendere possibile il trasferimento del know how e di tutte le strutture dall?ospedale da campo a una delle strutture già esistenti ma che sono ancora in condizioni spettrali. E poi, il sogno di un grande concerto o di una partita dentro lo stadio di Bagdad che è oggi un arsenale di guerra”.
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