Non profit

Il j’accuse di don Mazzi. Comunità, se non cambiate…

Exodus compie 20 anni. Il 26 giugno si fa festa. Il suo fondatore non smette di pensare ai giovani. "Per loro servono nuove proposte".

di Giuseppe Frangi

Antonio Mazzi, il 26 giugno, Giornata mondiale contro la droga indetta dalle Nazioni Unite, fa festa per presentare il libro dei 20 anni di Exodus. Ma Mazzi non è uomo cui piaccia guardare indietro. E i 20 anni li considera più che un punto di passaggio, un punto di svolta. Sulla droga, il governo, dopo i proclami a San Patrignano nell?ormai lontano 2001, sembra aver scelto la linea dello stand by. La IV Conferenza nazionale è stata spostata agli inizi del 2004 per non interferire sul semestre italiano all?Unione europea. La Commissione degli operatori ed esperti è stata convocata l’ultima volta il 26 febbraio e non ha altri appuntamenti in agenda. Mazzi non si meraviglia. “Non è accaduto niente, ma non è che con i governi precedenti il film fosse diverso. E poi in una situazione in evoluzione come quella che stiamo vivendo, è meglio così che prendere decisioni senza senso come quelle che erano state ventilate”. Vita: Situazione in evoluzione? Antonio Mazzi: La realtà negli ultimi anni è cambiata radicalmente. Sono cambiati i soggetti e le emergenze. Siamo davanti a un fenomeno più complicato di una volta, perché poliforme. Per me insistere sulla lotta alla droga e non alle dipendenze in generale rischia di essere anacronistico. Vita: Che dipendenze stanno esplodendo? Mazzi: L?alcol innanzitutto. A tutte le età, compreso tra i giovanissimi. È in crescita fortissima tra le ragazze. Una volta nelle comunità il numero dei maschi era nettamente superiore a quello delle ragazze. Oggi l?alcol colpisce a metà. Non c?è più differenza. Vita: Eppure il governo, e Fini in particolare, insistono nel separare droga da altre dipendenze? Mazzi: Lo ripeto, lo ritengo un errore, perché non si guarda a come sta cambiando la realtà. Ma il discorso non vale solo per il governo, vale anche per le comunità. Non si può pensare di affrontare il caso di un ragazzino che non riesce a liberarsi dallo sballo con l?eroinomane storico. Senza dimenticare che il ragazzino non riuscirai mai a portarlo in comunità. Per lui ci vuole un intervento completamente diverso. Vita: Può fare un esempio? Mazzi: In questi casi l?unica azione ragionevole è quella della prevenzione. Bisogna intervenire laddove i fenomeni accadono e fornire delle alternative. In assenza di alternative a migliaia di ragazzini non resta che fare della propria vita un pendolo tra lo sballo e l?accidia. Vita: Ma prevenzione non rischia di essere più che altro una buona intenzione? Mazzi: è buona intenzione solo per chi non ha una strategia per affrontare queste situazioni. In realtà è l?unica cosa sensata da fare. Oggi la vita di un teenager ha una componente che rischia di essere devastante per la sua vita: il tempo libero. Pensi a quanto ne hanno, specie in questi lunghi mesi senza scuola. E come lo riempiono? Che proposte hanno davanti a loro? Hanno la discoteca, questo è certo. E poi? Vita: Lo chiedo a lei? Mazzi: Ci vuole qualcosa che rilanci la vecchia idea degli oratori. Aggiornati, ovviamente, a un mondo completamente diverso. Ho voluto che anche Exodus iniziasse ad adattarsi ai tempi. Stiamo aprendo centri sportivi e ricreativi dove accogliere i giovani. Uno sorgerà sul lago di Garda. Un altro lo stiamo studiando con monsignor Bregantini, vescovo di Locri. Vita: Parla come se l?esperienza delle comunità fosse a un punto terminale. Che ne direbbe il suo amico Gelmini? Mazzi: So che lo faccio arrabbiare quando dico queste cose. Io non sostengo che le comunità debbano sbaraccare. Tutt?altro. Ma devono avere la consapevolezza di essere una parte di un sistema, che deve essere più ampio. E devono sapere che si stanno occupando di un problema che riguarda una fetta di popolazione ?vecchia?. Vita: E i Sert? Mazzi: Sono ancora più fuori gioco. Perché l?approccio sanitario alle nuove dipendenze è fuorviante. Come si fa a medicalizzare i ragazzini e le ragazzine dello sballo? A loro si deve dare un ambito che li interessi e li coinvolga, altro che metadone! Contro la narcosi sociale Uno stato di “narcosi sociale” generalizzata. Una riforma del governo “che non c?è”. Regioni “pigre e silenti”. È questa l?analisi, cruda ma realistica, di don Egidio Smacchia (Fict) della lotta alla tossicodipendenza in Italia. La denuncia di Smacchia è arrivata alla vigilia di una mobilitazione straordinaria della Fict (Federazione italiana comunità terapeutiche) in occasione della Giornata mondiale contro la tossicodipendenza, il 26 giugno. Culmine delle iniziative, un seminario romano (il 23 e 24) cui parteciperanno esperti da 50 Paesi, compreso l?Afghanistan. Tra le preoccupazioni della Fict, il dato secondo cui il 65% dei giovani è venuto a contatto con uno stupefacente, e il numero crescente delle ?morti nascoste?, decessi provocati non direttamente dalle sostanze ma favoriti da esse, come l?abuso di alcol aggravato dalla droga o gli incidenti del sabato sera, dietro i quali spesso si cela il consumo di ecstasy. Info: Fict


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