Accoglienza & Immigrazione
Minori non accompagnati, il “Piano Freddo” non basta
A fine ottobre sono saliti a 23.798 i minori migranti soli presenti in Italia. Milano è la città che accoglie di più: 1.300. I posti nella rete di prima accoglienza sono solo 400, per il resto il Comune li colloca in comunità educative. Che però da tempo sono piene: il 20% dei Msna è già collocato fuori regione. Davvero pensiamo che bastino dei posti letto nel "Piano Freddo" (che pure ci sono)?
Collocati vengono collocati, ma «con fatica e sempre più spesso fuori regione, dopo ore e ore passate al telefono per trovare un posto», dice l’assessore al welfare Lamberto Bertolé. A Milano non ci sono minori stranieri soli e non collocati, nel senso di minori per cui il Comune non sia riuscito a trovare una collocazione: «Abbiamo invece sul territorio minori che abbandonano le comunità educative, magari perché sono coinvolti in qualche attività illecita o magari perché arrivano a Milano attratti dalle opportunità economiche, tutti sappiamo quanto pesa su di loro la volontà di mandare dei soldi a casa: le comunità non sono carceri, spesso sono i minori stessi che decidono dove andare. Quanti sono per strada? Se sapessimo quantificarli, non sarebbero irreperibili. Noi passiamo le giornate a cercare posti in comunità, la domanda – mi spiace – va fatta alla Prefettura».
Il piano freddo non basta
Lamberto Bertolé non ci sta a parlare ancora una volta di minori stranieri non accompagnati – anzi di minorenni migranti soli – con i toni dell’emergenza: «Nel “Piano freddo” i posti ci sono, non è questo il punto. Il punto è garantire a questi ragazzini dei percorsi di inclusione, non possiamo certo accontentarci di tenerli dentro il “Piano freddo”», dice.
Nel “Piano freddo” i posti ci sono, non è questo il punto. Il punto è garantire a questi ragazzini dei percorsi di inclusione, non possiamo certo accontentarci di tenerli dentro il “Piano freddo”
Lamberto Bertolé, assessore al Welfare del Comune di Milano
Il problema è a Milano il sistema dell’accoglienza è saturo e non da oggi. L’ultimo allarme in ordine di tempo risale a quest’estate, quando gli sbarchi mostrarono alte percentuali di minori non accompagnati a bordo. Quando il 20 agosto la Geo Barents attraccò al porto di Bari, i minori erano 43: quattro su cinque avevano meno di 18 anni, il più piccolo appena 14 anni. “La nave dei ragazzi”, la ribattezzarono i volontari di Medici senza frontiere. Nessuna emergenza numerica, si disse già allora: il problema dell’Italia è che manca un sistema di accoglienza per i minori, che non è mai stato avviato in maniera adeguata. A cominciare da quei “centri governativi” destinati alla prima accoglienza che nessun governo ha mai creato: luoghi protetti dedicati a ricostruire l’identità, l’età e la storia del minore, in cui rimanere al massimo 30 giorni. I Msna così vengono accolti quasi indistintamente nei Centri di accoglienza straordinaria-Cas, nei centri Sai o nelle comunità individuate dai Comuni, saltando del tutto la distinzione tra prima e seconda accoglienza.
Ragazzo a Benevento, assistente sociale a Milano
«Serve una regia nazionale. Se ci fosse una prima accoglienza in carico allo Stato e una seconda accoglienza in carico ai comuni, le cose funzionerebbero. Ma non è così. A Milano i posti nella rete Sai autorizzati dal governo sono 400. In tutto il resto della città metropolitana sono 32. E noi abbiamo 1.300 minori», fa i conti Bertolé.
I conti sono preso fatti. Esauriti i posti nella rete Sai, il Comune si è rivolto alle comunità educative convenzionate: già da un po’ però anche quelle non hanno più posto. Che succede allora? «Li mandiamo fuori regione: Udine, Genova, Pordenone, Benevento. I titolari del progetto siamo noi, l’assistente sociale da Milano deve seguire il percorso di un minore che sta dall’altra parte d’Italia. È una follia, serve un sistema di redistribuzione nazionale, per affidare poi ai Comuni il compito della seconda accoglienza», dice Bertolé. Lo dice da due anni, in verità, come pure Anci. Oggi il circa il 20% dei Msna in carico al Comune di Milano sono in comunità fuori regione.
La rete Sai ha 400 posti, noi abbiamo 1.300 minori. Sono in comunità educative convenzionate, sempre più spesso fuori regione: Udine, Genova, Pordenone, Benevento. Il 20% sono collocati fuori regione. I titolari del progetto siamo noi, l’assistente sociale da Milano deve seguire il percorso di un minore che sta dall’altra parte d’Italia. È una follia, serve un sistema di redistribuzione nazionale
Lamberto Bertolé, assessore al Welfare del Comune di Milano
Msna: i numeri d’Italia e di Milano
Al 31 ottobre 2023 sono 23.798 i minori stranieri non accompagnati presenti in Italia. L’Egitto è la prima nazionalità (20%), l’Ucraina ancora la seconda (17%). Il 26% è accolto in Sicilia, il 12% in Lombardia. L’88% sono maschi. Quelli entrati nel mese di ottobre sono 1.472: per il 53% si tratta di sbarchi, per il 42% di ritrovamenti sul territorio, per il 4% di identificazioni ai valichi terrestri.
Il 24 novembre 2023 la Direzione Generale dell’Immigrazione e delle politiche di integrazione del Ministero del Lavoro in collaborazione di Anpal servizi S.p.A, ha pubblicato i Rapporti sulla presenza di migranti nelle Città metropolitane.
Milano si conferma, tra le Città metropolitane, quella che accoglie il maggior numero di minori stranieri non accompagnati: il 5,8% del totale nazionale. Al 30 giugno 2023 sono 1.211 i Msna accolti. Si tratta in prevalenza di maschi ma con una percentuale (il 73%) inferiore a quella che il fenomeno ha a livello nazionale e in tempi “ordinari”: il dato infatti è influenzato dal fatto che a Milano c’è un’importante presenza di minori provenienti dall’Ucraina, cosa che le femmine presenti in città a raggiungere un’incidenza doppia a quella rilevata complessivamente in Italia (27% a fronte del 13,4%).
Rilevante la quota di Msna accolti con meno di 15 anni: il 41%, a fronte del 18,5% registrato sul piano nazionale. Anche qui impatta la fascia dei minori ucraini, molto più piccoli della media. Poco più della metà dei minori stranieri non accompagnati a Milano sono stati accolti da privati, un dato che contraddistingue il territorio e che fa registrare un’incidenza di tale forma di accoglienza decisamente superiore a quella rilevata sul piano nazionale: 51% a fronte del 20,3%. Si tratta di un valore legato alla forte accoglienza dei profughi ucraini.
La presenza dei Msna nelle Città Metropolitane, secondo lo stesso report, vede sempre in testa Milano, nonostante un calo del 13% rispetto all’anno precedente. Roma, con 804 minori accolti al 30 giugno 2023, risulta seconda tra le Città metropolitane, per numero di minori stranieri non accompagnati. Reggio Calabria accoglie 692 Msna, Catania ne ha 675 in accoglienza, Genova risulta quinta con 570. La Città metropolitana di Messina ne ha 547 (+34,7% rispetto all’anno prima, in analogia con la media nazionale). La Città metropolitana di Bologna ne accoglie 490, il 10% in meno rispetto all’anno precedente. A Napoli sono 462 i minori stranieri non accompagnati; la città metropolitana di Torino ne accoglie 443; nella Città metropolitana di Firenze sono 343; a Palermo a fine giugno i Msna accolti erano poco più di 300. Bari ne accoglie 171 minori (un numero più che raddoppiato rispetto all’annualità precedente, a Cagliari sono 117, a Venezia sono 162.
Le misure del Governo
Fu proprio quest’estate, sull’onda della (presunta) emergenza, che il Governo Meloni decise le nuove misure per i Msna, con misure più rigide perl’accertamento dell’età e la previsione della possibilità che un minore di 16 anni possa permanere in un centro per adulti.
«Due misure sbagliate. Noi l’età la verifichiamo da 5 anni e su 1.300 solo 17 sono risultati falsi minorenni. Abbiamo piuttosto il problema opposto, cioè di ragazzini che sono minorenni ma che dichiarano di essere maggiorenni per avere meno tutele», chiosa Bertolé.
In foto: a gennaio 2023, la nave della ong Sos Mediterranèe Ocean Viking sbarca a Marina di Carrara (Ms). A bordo ha 98 migranti di cui 36 minori, di cui 34 non accompagnati. Foto Iacopo Gianni/LaPresse.
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