Cultura

Se il bambino è re il genitore è schiavo

La neuropsichiatra Giuliana Ukmar ha scritto “Se mi vuoi bene, dimmi di no”. Per spiegare perché oggi tanti figli si credono onnipotenti. E come è possibile evitarlo

di Redazione

È singolare che poco prima della morte del dottor Spock, il profeta della tanto discussa educazione permissiva, sia uscito in libreria un libro che inneggia alla necessità di non lasciar fare ai figli ?tutto quello che vogliono?. Un libro dal titolo significativo e provocatorio: Se mi vuoi bene, dimmi di no (Franco Angeli, 28 mila lire). E dalla copertina esplicita: un bambinetto dalla faccia furbetta, vestito da re, con tanto di scettro e corona in testa.
L?autrice è Giuliana Ukmar, neuropsichiatra e psicoterapeuta della famiglia e della coppia. Un medico che ha cominciato a occuparsi soprattutto di bambini autistici, tutti affetti da una sorta di delirio di onnipotenza. E che ha finito con il verificare come questo ?credersi chissà chi? sia oggi sempre più diffuso anche tra chi autistico non è. Fino a costituire la base di tante incomprensioni tra genitori e figli, e di tanti fallimenti esistenziali.
Non sarà, insomma, che ai figli si è permesso troppo, sin da piccolissimi? Non sarà che questi, arrogandosi poteri che non hanno né possono avere, si sono trasformati in piccoli re dal potere assoluto, e quindi in dittatori? Con il via libera di chi non sa più fare il genitore? «Ma insomma, a casa vostra chi comanda?» chiedeva sempre più spesso la Ukmar a questi papà e mamme. «Il curioso era che, immediata o dopo lungo ripensamento, era sempre uguale anche la risposta. Era lui, il figlio con problemi, quello che dettava le leggi e le faceva rispettare». Come nell?autismo: «Anche qui un re, anche qui un piccolo Dio!».
Bambini onnipotenti, non educati a riconoscersi come creature ?che dipendono? da qualcun altro. E invece l?educazione ha bisogno anche di smascherare l?illusione di poter fare da sé. Il libro, di agevole lettura, propone molti esempi e molte storie vere. Un aiuto, insomma, ai genitori che non sanno più quale sia il loro ruolo.
R.C.

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