Medio Oriente
304 vittime al giorno: ecco il costo della guerra tra Israele e Hamas
Finita la tregua umanitaria tra Israele e Hamas. Ricominciano i bombardamenti sulla Striscia di Gaza. Qual è il costo umanitario di questo conflitto? I dati sono drammatici, dal 7 ottobre al 30 novembre, facendo la media, ogni giorno sono morti 113 bambini, più di un giornalista, più di tre medici e gli sfollati interni sono 32.750
di Anna Spena
Dopo sette giorni finisce oggi la tregua umanitaria tra Israele e Hamas. Sono stati liberati 105 ostaggi, 84 israeliani e 24 cittadini stranieri, prigionieri nelle mani di Hamas e 240 palestinesi, detenuti nelle carceri israeliane. Sono passati 55 giorni dall’inizio del conflitto, e il costo di questa guerra, in termini di vite umane, è drammatico.
Le vittime dopo 55 giorni dall’inizio del conflitto: la media è di 304 ogni giorno
Impossibile avere contezza precisa di questi numeri drammatici. L’ipotesi è che siano comunque stime al ribasso. Secondo il government media office (gmo) di Gaza – e i dati sono stati ripresi anche dall’ufficio per gli affari umanitari delle Nazioni Unite – Ocha, dall’inizio della guerra, quindi dal sette ottobre, più di 15mila palestinesi sono stati uccisi durante i bombardamenti israeliani, tra loro 6.150 bambini e 4mila donne. Il government media office, che è sotto le autorità de facto di Gaza, ha riportato le vittime da quando il ministero della Sanità di Gaza ha smesso di farlo l’11 novembre, a seguito del collasso dei servizi e delle comunicazioni negli ospedali del nord.
«Il bilancio delle vittime», si legge nel report dell’Ocha, «dal 7 ottobre comprende almeno 198 medici palestinesi, 112 membri del personale delle Nazioni Unite, 70 giornalisti e operatori dei media. Tra il 7 ottobre e il 30 novembre, 241 palestinesi, tra cui 63 bambini, sono stati uccisi in Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est. Inoltre, due palestinesi della Cisgiordania sono stati uccisi in Israele, uno dalle forze israeliane e l’altro da un civile israeliano. Dei morti in Cisgiordania, 231 sono stati uccisi dalle forze israeliane, otto dai coloni israeliani e due sia dalle forze che dai coloni. Il bilancio di sette settimane rappresenta più della metà di tutti i palestinesi uccisi in Cisgiordania quest’anno». Dal 7 ottobre ad oggi, secondo le fonti ufficiali israeliane, sono circa 1.400 le vittime israeliane e in totale sono morti 75 soldati israeliani a Gaza dall’inizio delle operazioni di terra.
Striscia di Gaza e Cisgiordania: 32.750 sfollati al giorno
Si stima che fino a 1,8 milioni di persone a Gaza, ovvero quasi l’80% della popolazione, siano sfollate internamente. «Tuttavia», come spiega l’Ocha, «ottenere un conteggio accurato è difficile, anche a causa delle difficoltà nel rintracciare gli sfollati interni che soggiornano presso le famiglie ospitanti e nel tenere conto di coloro che sono tornati alle loro case durante la pausa, ma rimangono registrati presso l’Unrwa e altri centri di accoglienza». Circa 1,1 milioni di sfollati interni sono registrati in 156 strutture dell’Unrwa in tutta Gaza, di cui circa l’86% (946mila) sono registrati in 99 rifugi dell’Unrwa nel sud della Striscia. Si stima che altri 191mila sfollati interni siano ospitati in 124 scuole pubbliche e ospedali, oltre che in altri luoghi come sale per matrimoni, uffici e centri comunitari. Il resto è ospitato dalle famiglie.
«Dal 7 ottobre in Cisgiordania», si legge nella nota Ocha, «almeno 143 famiglie palestinesi con 1.014 persone, tra cui 388 bambini, sono state sfollate a causa della violenza dei coloni e delle restrizioni di accesso. Le famiglie sfollate appartengono a 15 comunità di pastori. Inoltre, 220 palestinesi, tra cui 114 bambini, sono stati sfollati dal 7 ottobre a seguito di demolizioni nell’Area C e a Gerusalemme Est, per mancanza di permessi; e 63 palestinesi, tra cui 31 bambini, sono stati sfollati a seguito di demolizioni punitive».
Cosa si è fatto durante la pausa umanitaria
La tregua umanitaria ha permesso di aumentare notevolmente la consegna di beni di prima necessità nella Striscia di Gaza, soprattutto da parte delle Società della Mezzaluna Rossa egiziana e palestinese e delle agenzie delle Nazioni Unite. Ma il livello degli aiuti rimane del tutto inadeguato a soddisfare le necessità».
Dall’inizio della pausa fino al 29 novembre sono state consegnate circa 4.850 tonnellate metriche di cibo (principalmente farina di grano, riso e cibo in scatola), 1.700 tonnellate metriche di coperte e materassi, 1.110 tonnellate metriche di acqua in bottiglia, 148 tonnellate metriche di forniture mediche e 29.500 litri di carburante. I beni di prima necessità sono stati consegnati a rifugi, ospedali e magazzini dell’Unrwa nel Nord della Striscia. Il 29 novembre, il direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità ha ribadito la sua preoccupazione per l’elevato rischio di malattie infettive nei rifugi per sfollati interni, attribuendolo al grave sovraffollamento e all’interruzione dei sistemi sanitari, idrici e igienici. Ha osservato che dall’inizio della crisi sono stati registrati più di 111mila casi di infezioni respiratorie acute, 36mila casi di diarrea nei bambini sotto i cinque anni e 24mila casi di eruzioni cutanee.
AP Photo/Adel Hana
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