Famiglia

Bimbo, ti ascolto. Una sfida per i grandi

La Convenzione Onu e Telefono Azzurro.

di Ernesto Caffo

Negli ultimi quindici anni i concetti culturali e giuridici relativi alla condizione del bambino e dell?adolescente sono stati oggetto di una vera e propria ?rivoluzione?: si è cercato di formalizzare il fatto che il bambino non esiste solo per diventare adulto, ma soprattutto per essere se stesso, a condizione che le fasi della sua vita siano vissute pienamente e autenticamente. Da ?oggetto? di diritti, stabiliti e sanciti in sua vece dall?adulto, il bambino ha iniziato quindi ad assumere il ruolo di ?soggetto? di diritti, riconosciuti dall?ambiente in cui cresce e si sviluppa; diritti precisi, che sono stati fissati dalla Convenzione Onu sui Diritti dell?infanzia, firmata a New York da quasi tutti gli Stati del mondo (e ratificata da 191 Paesi, tra cui l?Italia) il 20 novembre 1989 e ripresa nel 1996 dalla Convenzione di Strasburgo. La ratifica presuppone un?operazione culturale, progettuale e operativa che tocca tutti i settori e tutte le aree disciplinari: dalla sanità all?assistenza, dal sistema giudiziario a quello formativo. Due sono, tra gli altri, i punti di maggiore interesse di questa Convenzione. L?articolo 3 stabilisce che il cosiddetto «interesse superiore del bambino e dell?adolescente» deve essere una considerazione preminente in tutte le decisioni relative all?infanzia, di competenza delle istituzioni pubbliche o private di assistenza sociale, dei tribunali, delle autorità amministrative o degli organi legislativi. Un concetto che ha costituito elemento di ?rottura? in senso culturale nell?ambito della ricerca scientifica, dove si è progressivamente affermata la necessità di sostanziare questa posizione con i dati emersi dai diversi settori, considerando non il ?bambino? in astratto, ma ?quel? bambino, dotato di ?quel? patrimonio biologico, inserito in ?quella? famiglia e ambiente sociale e provvisto di ?quei? fattori di rischio o protettivi in relazione al suo sviluppo e alle sue capacità di adattarsi all?ambiente. L?articolo 12 afferma che al minore ?capace di discernimento? deve essere garantito di esprimere liberamente la sua opinione su ogni questione che lo interessa, essendo le sue opinioni da prendersi in considerazione tenendo conto della età e del grado di maturità; per questo gli si deve dare la possibilità di essere ascoltato in ogni procedura giudiziaria o amministrativa che lo concerne. Questo ?diritto all?ascolto? va dunque inteso alla luce del ?superiore interesse del bambino?: sapere identificarsi nei suoi bisogni di adattamento al contesto in cui è inserito e dal quale non può essere separato. L?ascolto, in questa dimensione, rappresenta quindi una risorsa, una sfida e un rischio. Da un lato, il dare voce, dignità e rappresentanza a ciò che il bambino intende esprimere costituisce uno sforzo utile per individuare, senza mediazioni a volte fuorvianti, i mezzi e le strategie per consentirgli di raggiungere gli obiettivi cui tende, sempre che l?adulto sappia tempestivamente riconoscerne e condividerne l?utilità. Dall?altro, ascoltare non significa certo registrare o ripetere: l?ascolto, per essere efficace, deve fondarsi su un sapere sedimentato dall?esperienza e dalla conoscenza, affidando comunque all?adulto le competenze necessarie per interpretare i racconti e le confidenze del bambino, per trovare i significati più profondi nelle sue parole e nei suoi silenzi. Sono molte, oggi, le figure professionali coinvolte in questo ascolto, ognuna delle quali utilizza i propri metodi di valutazione e di indagine. Questa ?moltiplicazione degli ascolti? spesso produce indicazioni contraddittorie, a volte addirittura confusive e suggestive, a meno che esse non si fondino su presupposti e su una cultura comuni, che rispettino il punto di vista del bambino senza conferirgli a priori né lo statuto di fantasia, né, all?inverso, la prerogativa di rappresentare sempre e comunque la realtà concreta. Si tratta invece di aiutare il bambino a elaborare il ?suo? messaggio, a prenderne possesso in maniera più consapevole, tenendo conto del suo livello di sviluppo e dell?ambiente che lo circonda. Un ?ascolto? che può avvenire all?interno di procedure di accoglienza competenti, ispirate a criteri di qualità e non di quantità, in una prospettiva di prevenzione, specie di fronte ai problemi nuovi ed emergenti, come quelli legati all?immigrazione, alla devianza giovanile, ai problemi legati alla violenza e alla trascuratezza. Il momento attuale esige dunque l?impegno di tutti per una riflessione indirizzata alla salvaguardia dei diritti dell?infanzia, affinché si definisca, tra le diverse discipline, un percorso costruttivo e integrato nell?ambito della società civile. di Ernesto Caffoo ordinario di Neuropsichiatria infantile, Università di Modena e Reggio Emilia presidente E. M. SOS Il Telefono Azzurro


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