Non profit

Caro governo, si coopera cos

Aiuti al Terzo mondo: mentre al Senato parte l’esame della riforma, i volontari dicono la loro su come fare vera politica dello sviluppo. Un modo del tutto differente da quello progettato da Palazzo C

di Paolo Giovannelli

«Bisogna avere in corpo l?occhio del povero». A Tonio Dell?Olio, coordinatore nazionale di Pax Christi Italia, movimento cattolico internazionale, lo hanno ripetuto per anni gli indigeni dell?America Latina. Oggi Dell?Olio si chiede: «Quanto il governo, nel riformare la cooperazione italiana allo sviluppo, parte da questa ottica»? Poi commenta: «Nel momento in cui è il ministero del Tesoro a decidere come investire i fondi destinati alla cooperazione, evidentemente non si sta più utilizzando quella prospettiva. Ma se l?Italia nutre ancora sincere ambizioni nella cooperazione allo sviluppo, non può dimenticare gli ultimi della Terra, veri destinatari degli aiuti». L?associazionismo italiano dice la sua, immagina come dovrebbe essere la giusta cooperazione italiana. L?occasione per incontrarsi e confrontarsi è stata offerta dal Consorzio italiano di solidarietà (Ics) che, scambiando la propria esperienza con le Acli, Anpas, Arci, Assopace, Federazione delle Chiese evangeliche, Mani Tese e Pax Christi, ha messo a punto le proposte dell?associazionismo italiano per una nuova cooperazione internazionale. «L?Ics», dice il presidente Giulio Marcon, «intende così contribuire e rafforzare la partecipazione della società civile, dei soggetti attivi nella cooperazione internazionale alla discussione sul futuro della nostra politica di cooperazione, non lasciandola esclusivamente agli ?addetti ai lavori?. Mentre sta per prendere il via al Senato», prosegue Marcon, «la discussione sulla nuova legge di riforma è fondamentale che l?associazionismo si confronti seriamente con le ong, gli enti locali e i sindacati, così come con le forze politiche e parlamentari, le istituzioni, il governo. Del resto, pensando solo all?esperienza maturata nella ex-Jugoslavia proprio dall?Ics, che ha coinvolto migliaia e migliaia di volontari, siamo ben consapevoli di aver svolto una significativa politica estera di pace e di solidarietà: per questo non possiamo lasciare il dibattito sulla cooperazione allo sviluppo solo agli esperti, ai diplomatici, ai rappresentanti delle istituzioni». I volontari ricercano una cooperazione ?più da volontario?; priva di calcoli, fatta senza nulla chiedere in cambio, né a livello di politica estera né, tantomeno, di scambi economici. E si chiedono: come diminuire la dipendenza delle organizzazioni di volontariato che operano nel mondo dai perversi meccanismi burocratici di erogazione dei pubblici finanziamenti? La risposta è ancora di Dell?Olio: «Certamente questo sarà l?unico criterio che potrà dirci se avremo una reale legge di riforma della cooperazione italiana, una legge che privilegi alfine chi assume il volontariato come stile di vita». Alcune forze politiche, come Rifondazione comunista, condividono in pieno i dubbi dei volontari. Giovanni Russo Spena non fa sconti al governo: «Siamo fortemente critici sul disegno di legge del sottosegretario Rino Serri», commenta, «perché la cooperazione decentrata, cioè quella che da anni vede protagonisti gli enti locali, con iniziative come il commercio equo e solidale, viene svilita all?interno di una logica centralistica. L?ottica del disegno di legge governativo è ancora troppo liberista, come se la cooperazione dovesse servire a perpetuare uno sviluppo del Terzo mondo fondato sul prodotto nazionale lordo». Anche Soana Tortora, responsabile del settore pace, sviluppo e immigrazione delle Acli e presidente della ong Ipsia, esprime le sue preoccupazioni: «L?urgenza è ora unificare al più presto le tante e diverse proposte di legge presentate in Parlamento. Il dibattito va poi spostato fuori dalle aule parlamentari altrimenti la cooperazione italiana rischia di fare un salto all?indietro di molto, molto tempo. E nel buio». A scuola dalle ong Prima di fare cooperazione tornate sui banchi di scuola. A riaprire le aule agli operatori del Terzo settore e a quelli della cooperazione internazionale, proponendo alcune chiavi di lettura della politica mondiale dei Paesi del Sud del mondo, è stato il Centro di formazione internazionale ?Formin??, promosso da dieci associazioni e ong italiane (Amnesty International, Archivio per l?immigrazione, Arci, Asal, Caritas diocesana di Roma, Ecomed, Idoc, Laboratorio di formazione e iniziative per un?altra globalità, Movimondo, Ricerca e Cooperazione). Il filo conduttore degli incontri sarà il rapporto tra le trasformazioni economiche che hanno caratterizzato l?ultimo decennio di storia di molti Paesi in via di sviluppo e i processi di democratizzazione che le hanno accompagnate. Ad aprire il corso, intitolato ?Capire il mondo (almeno il Terzo)?, è stato il sottosegretario agli Esteri, Rino Serri. Seguiranno, nelle prossime settimane fino a mercoledì 29 aprile, interventi sulla transazione politica nell?Africa sub-sahariana, sui diritti umani in Cina, sui modelli economici asiatici e sull?Islam e democrazia nel Nord Africa e Medio Oriente. Per informazioni: Movimondo, piazza Albania 10, 00153 Roma. Tel. 06/57300330.


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