L'iniziativa

Esg, una start-up accademica per guidare le Pmi

Alla Sapienza di Roma lanciato un osservatorio per diffondere modelli di sostenibilità per le imprese medio-piccole. Si chiama Ermes

di Alessio Nisi

È un progetto che nasce dalla collaborazione tra l’Università La Sapienza di Roma e la startup Ermes Sapienza con l’obiettivo di creare e lanciare «un osservatorio sugli esg», spiega Salvatore Esposito De Falco, presidente della startup Ermes Sapienza e di PI Ricerca Sapienza a proposito di quei fattori, Environmentalsocial e governance, che rendono un’attività di impresa sostenibile.

I tre fattori

I fattori di tipo ambientale riguardano l’esigenza di favorire processi produttivi meno energivori e con minore impatto sull’ambiente. I fattori di sostenibilità sociale si riferiscono alle relazioni di lavoro, all’inclusione, al benessere della collettività nonché al rispetto dei diritti umani. I fattori di governo societario riguardano il rispetto di politiche di diversità nella composizione degli organi di amministrazione delle imprese, la presenza di consiglieri indipendenti o le modalità di remunerazione dei dirigenti, elementi che hanno un ruolo centrale nell’assicurare che gli aspetti di tipo sociale e ambientale vengano considerati nelle decisioni delle imprese e delle organizzazioni.

La piccola e media impresa soffre rispetto ad un problema di molteplicità delle metriche esg

Salvatore Esposito De Falco – presidente della startup Ermes Sapienza

Tre obiettivi dell’osservatorio

«Vogliamo lanciare», spiega sempre De Falco, «un osservatorio e farlo con tre specifici topics: creare cultura sugli esg, fare ricerca per identificare nuovi metodi e nuove metriche di misurazione dei parametri esg, e legarci sempre di più al mondo imprenditoriale».

Da sinistra, Livio De Santoli, prorettore per la sostenibilità alla Sapienza, ia; Alberto Pastore, direttore Dipartimento di Management, Salvatore Esposito De Falco Presidente Start Up Ermes Sapienza e PI Ricerca Sapienza

Attenzione alle Pmi

L’osservatorio in sintesi si prefigge l’obiettivo di stimolare un dibattito costruttivo, per creare di una nuova cultura d’impresa, orientata al rispetto dei parametri esg, e soprattutto per affiancare le piccole e medie imprese – Pmi e le Pubbliche Amministrazioni nell’adozione di policy basate sul rispetto delle best practices sulla sostenibilità. «La Sapienza», prosegue De Falco, «è una delle prime università ad aver avviato un programma di esg interno», con l’obiettivo di fare un’analisi della sua catena di fornitura. «I dati?», entra nel nodo della questione De Falco, «non c’è una regolamentazione: una Pmi non quotata arranca nel quantificare le proprie performance e rendersi compliance alle esigenze delle grandi imprese. Se non c’è una regolamentazione che disciplina e che impone l’adozione di pratiche esg, è difficile che le Pmi si adattino: i costi per implementare questi sistemi sono estremamente elevati. Siamo in una fase iniziale e di avvio dell’osservatorio».

La Sapienza rivede la sua supply chain in chiave esg

Sul tema è intervenuto Livio De Santoli, prorettore per la sostenibilità alla Sapienza. «La sostenibilità», precisa, «è un tema molto ampio. Forse anche troppo. Il lavoro è stato far partire un comitato tecnico scientifico formato da professori (3500) di tutte le facoltà per individuare le linee esg. Il nostro compito è trovare un piano che unisca sensibilità differenti. Stiamo lavorando in primo luogo su programmi di alfabetizzazione sulla sostenibilità per gli studenti». Il comitato «al tempo stesso svolge un servizio per i docenti, che si confrontano così sul tema da angolature diverse». A proposito dell’osservatorio esg di Ermes, sottolinea, ribadisce l’importanza di «declinare l’esg come attività della Sapienza, al pari di un’impresa. Questo significa accettare un protocollo con cui relazionarsi alle imprese in questa chiave. Si parte da qui. Il lavoro è tanto».

Non basta la compliance, gli esg siano il Dna di un’azienda

Per Alberto Pastore, Direttore Dipartimento di Management, «il tema degli esg è in linea con le priorità dei nostri tempi e con le sfida della sostenibilità. Molte delle nostre pubblicazioni vanno nel tema della sostenibilità e del Made in Italy circolare e sostenibile. È un tema interdisciplinare tra policy e management, profit e non profit, e che ha anche implicazioni nel nostro ruolo di cittadini. Lato imprese, cerchiamo di capire quanto la sostenibilità sia in relazione con le performance aziendali e non. Per le aziende non basta la compliance, deve esserci un approccio che incorpora gli esg nel loro Dna al punto da farne un posizionamento nell’essere competitivi». Pastore ribadisce come «il tema della misurazione e della rendicontazione esg» sia «centrale». L’accountability per essere chiari. È un tema che riguarda non solo grandi imprese ma anche le Pmi: merito di questa iniziativa è concentrarsi proprio su di loro».

Le Pmi e il mare degli esg

Nonostante sia nato in ambito universitario, l’osservatorio di Ermes Sapienza non fa esclusivamente ricerca e analisi. «Dobbiamo passare dalla teoria alla pratica» chiarisce Sabrina Leo, ricercatrice della Sapienza, del dipartimento di Management. «In ottica esg, dai nostri studi, emerge una non attenzione alle Pmi e la mancanza di uno strumento pratico per loro. Dobbiamo chiederci quanto sono pronte le imprese? Come possiamo accompagnarle in un percorso virtuoso nel caso non siano pienamente pronte? Come fanno le Pmi a navigare in un contesto molto complicato come quello delle tematiche esg?», si chiede Leo.

Quando la sostenibilità diventa cultura aziendale, la transizione non si pone come un fattore traumatico, ma un evoluzione naturale

Sabrina Leo – ricercatrice dell’Università La Sapienza

Lo studio pilota

L’osservatorio «ha preso in considerazione un campione pilota di 50 Pmi italiane dell’agroalimentare in tutta Italia. L’obiettivo è fornire all’impresa uno score, un punteggio su quanto la Pmi è pronta o è orientata verso la sostenibilità». Un risultato «numerico e di facile lettura. Contestualmente vengono evidenziate anche le criticità della Pmi stessa».

In apertura, foto di Markus Spiske su Unsplash, nel testo Stratego Comunicazione

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.