Cultura

Caritas: rapporto sulle attività 2002

Don Nozza: "Gli italiani generosi, le istituzioni molto meno"

di Redazione

Nel 2002 gli italiani hanno mostrato un ”grande cuore” nel sostenere con le loro offerte l’attivita’ della Caritas, ma sul fronte delle istituzioni vi e’ stato invece ”un arretramento” nell’impegno a favore delle fasce piu’ deboli e povere della popolazione italiana. Lo ha detto stamane, nella conferenza stampa di presentazione del Rapporto Caritas 2002, don Vittorio Nozza, direttore italiano dell’organizzazione cattolica. La Caritas ha speso oltre 14 milioni di euro lo scorso anno in interventi caritativi in Italia e sopratutto all’estero: oltre l’84 per cento dei fondi provenivano dalla generosita’ degli italiani, dalla ”carita’ di popolo”, ha rimarcato il sacerdote. ”Siamo stati letteralmente sommersi dalle offerte”, ha commentato. Ma, paradossalmente, l’attivita’ dell’ organizzazione e’ diventata piu’ difficile: ”La Caritas – ha spiegato don Nozza – non riesce ne’ puo’ sostituirsi a cio’ che deve essere garantito ai cittadini dalle istituzioni pubbliche e, su questo fronte, registriamo un forte arretramento”. La Caritas italiana denuncia il permanente stato di ”precarieta”’ dei circa 2 milioni 350 mila immigrati nel Paese, chiede interventi per garantire ”nuove forme di integrazione” e lamenta la lentezza della regolarizzazione di illegali, cominciata sette mesi fa e che ha riguardato per ora solo il 40 per cento delle domande. Le osservazioni critiche sono emerse stamani alla conferenza stampa di presentazione del Rapporto 2002 della Caritas italiana. Don Giancarlo Perego, responsabile dell’area nazionale dell’organizzazione caritativa cattolica, ha parlato di ”scarsa attenzione” da parte del governo verso ”nuove forme di integrazione” per i circa 2 milioni 350 mila immigrati in Italia. ”Nel processo di regolarizzazione in corso – ha rimarcato – non vengono tra l’altro tutelati spesso diritti fondamentali, come quello di poter ritornare in patria o di cambiare lavoro”. Il processo a rilento di regolarizzazione, ha aggiunto ancora l’esponente della Caritas, ha impedito l’annunciata ”programmazione dei flussi migratori”. ”Non sono decollati i centri di formazione all’estero e l’ingresso irregolare continua ad essere l’unico modo per far incontrare la domanda e l’offerta di lavoro in Italia nel settore dell’immigrazione”, ha aggiunto.


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