Arte urbana
Riscoprire i territori. Con la bellezza negli occhi.
Si è appena conclusa l'attività di ricerca-azione "Arte storytelling, l'arte di narrare un territorio" realizzata nell'ambito del progetto "Di bellezza si vive" della fondazione Con i bambini. Nel corso dell'iniziativa bambini e adulti hanno lavorato per la valorizzazione e la rigenerazione dell'area di Poli, nella città metropolitana di Roma, attraverso performance e istallazioni artistiche
di Redazione
La bellezza, nel campo dell’arte visiva, della musica, del teatro, della danza, del paesaggio, della cura dei luoghi, rappresenta l’unica esperienza capace di estendere il potenziale degli individui da un punto di vista emozionale, cognitivo e comportamentale, contrastando la povertà educativa, migliorando le condizioni di vita e, in ultima analisi, riducendo i costi sociali. È questo ciò che intende dimostrare il progetto “Di bellezza si vive” sostenuto da Con i bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto alla povertà educativa minorile. E ci vuole riuscire attraverso la creazione, con un percorso di ricerca-azione, un metodo educativo originale; tutti gli interventi, infatti, sono stati progettati con un approccio laboratoriale di reality based learning, che ribalta il tradizionale approccio trasmissivo della scuola.
Venerdì scorso a Poli (Rm) si è tenuto, al Museo civico del territorio – un tempo chiesa San Giovanni Battista – l’evento conclusivo di una delle attività del progetto, la ricerca-azione “Arte storytelling, l’arte di narrare un territorio”, durante il quale si sono alternati momenti di narrazione e di restituzione dei risultati a momenti più formativi, in grado di coinvolgere la comunità educante e gli adolescenti. È stata anche occasione per visionare il corto Una nave tra gli alberi, realizzato con i contributi dei ragazzi e degli adulti, che hanno condiviso nuove competenze, sguardi e prospettive. L’evento è proseguito all’istituto comprensivo gallicano nel Lazio – Sezione di Poli, dove, dopo un momento performativo partecipato, sono state installate le opere realizzate dei ragazzi e sono state apposte due targhe a cura della fondazione Mario Moderni.
«La coprogettazione dell’azione», ha introdotto la Responsabile del Progetto Di Bellezza Si Vive Giorgia Turchetto, «si è basata sull’applicazione e sperimentazione della metodologia originale e validata “Research based learning – Rbl” che si fonda sull’ipotesi che per favorire apprendimento e cambiamento in qualsiasi situazione relazionale, bisogna partire dalle risorse endogene così come sono, riconoscerle, attivare la conoscenza, restituendola al soggetto che è portatore di quelle conoscenze, inserendo nuovi saperi coerenti che possono sostenere l’evoluzione delle conoscenze endogene precedentemente riconosciute, mediante un innesto praticato in modo appropriato. Affinché questo processo sia efficace, al centro c’è la relazione affettiva tra chi educa e chi è educato e, quindi, è sempre necessario partire dalla presenza dell’altro e dalle sue condizioni iniziali. L’apprendimento in fondo è un processo di coevoluzione che esige di comprendere i vincoli e le possibilità del soggetto-attore dell’apprendimento che ne condizionano e favoriscono l’emancipazione».
Al codesign dell’azione hanno partecipato la Fondazione Mario Moderni, responsabile dell’azione sul territorio, ON Trasformazione Generative e il Dipartimento Educazione Castello di Rivoli, Museo di Arte Contemporanea, partner nazionali del Progetto Di Bellezza Si Vive. A questi si sono affiancati i partner locali: il Comune di Poli, l’Istituto Comprensivo di Gallicano nel Lazio – sezione di Poli e l’Associazione Musicale Città di Poli.
L’azione incentrata sulla valorizzazione degli spazi di vita dei minori ha dato vita ad un doppio percorso. Innanzitutto si è lavorato con gli adulti per attivare il riconoscimento di una comunità educante che operi secondo una logica contributiva e corresponsabile nel costruire relazioni educative ed affettive capaci di valorizzare ascolto attivo, generatività sociale e protagonismo dei minori. «Attraverso un’azione partecipata di co-scrittura da parte di genitori, scuola, associazioni del territorio e del Comune di Poli, si è arrivati – ha spiegato Giulia Imbrogiano, referente di progetto per ON, «alla stesura di un Patto di comunità che sarà siglato proprio nella giornata del 24 novembre e che diventa la prima linea guida, lasciata in eredità al territorio per sviluppare un’offerta laboratoriale educativa frutto di una cooperazione assidua tra una “scuola vivaio” e una comunità educante”.
Poi si è lavorato con circa 40 minori con un’età compresa tra gli 11 e i 17 anni, frequentanti le seconde classi della scuola secondaria dell’Istituto Comprensivo Gallicano del Lazio – sezione Poli con i quali la Fondazione Mario Moderni con il Dipartimento Educazione del Castello di Rivoli Museo di Arte Contemporanea hanno attivato un percorso di ri-scoperta e riconoscimento del territorio. «Parliamo di un contesto difficile, per certi versi anche più complesso di una periferia romana – ha affermato Giorgia Turchetto . «Un piccolissimo Paese, vicino a Tivoli, fagocitato dalla vicinanza della Capitale. Pendolarismo quotidiano, disgregazione della comunità, invecchiamento del tessuto locale, mancanza di opportunità soprattutto per i più giovani, rischiano di trasformare questo luogo denso di storia e cultura, caratterizzato da un’incredibile bellezza paesaggistica, in un “non” luogo da cui fuggire appena si può. Un luogo non visto e non riconosciuto dalle nuove generazioni che porta indifferenza, apatia, isolamento, fuga fisica e mentale”.
L’azione ha attivato un percorso di valorizzazione e ri-significazione del piccolo borgo da parte dei minori che vi abitano, promuovendo inediti esercizi di sguardo e di ri-scoperta del territorio, attraverso un percorso ludico-giocoso e creativo fondato su un sistema di segni e di simboli provenienti da metalinguaggi diversi: dalla fotografia, utilizzata per ri-scoprire attraverso l’obiettivo gli spazi del quotidiano – la piazza, i vicoli, i monumenti – come bene comune, alla costruzione di un nuovo vocabolario, realizzato attraverso un’esperienza di bellezza che ha visto i ragazzi lavorare con l’alluminio – materiale riciclabile all’infinito- per realizzare parole di luce – shining words – che sono state installate in giro per il Paese.
«L’arte», ha sottolineato Paola Zanini, Responsabile del Dipartimento Educazione Castello di Rivoli Museo di Arte Contemporanea, «si è intrecciata con un nuovo sentimento civico e con le emergenze del tempo presente, come la salvaguardia del Pianeta e la necessità di promuovere un nuovo paradigma di sviluppo sostenibile. Il patchwork fotografico dal quale siamo partiti è stato trasformato in un “manifesto” civico e glocal con il quale i ragazzi e la comunità educante hanno orgogliosamente sfilato, al Villaggio della Terra, il 22 aprile scorso per celebrare l’Earth Day, nel cuore verde di Roma tra la Terrazza del Pincio e il Galoppatoio di Villa Borghese».
Con un percorso di arte urbana, lavorando sull’identificazione di tutti quegli elementi territoriali, come il campanile, riconosciuto dai ragazzi come elemento familiare, identitario, comune ed intimo del proprio genius loci si sono realizzate tre opere: uno Skyline di Poli che è stato riprodotto sulla parete esteriore della Scuola, visibile da qualsiasi punto del Paese e un wallpainting “I colori di Poli”, campiture di colore su pannelli di legno e il patchwork fotografico “Vedute contemporanee” che, dopo aver sfilato al Villaggio della Terra a Roma per l’Earth Day, il 24 novembre diventeranno un’installazione permanente dell’Istituto.
La produzione di esperienze di bellezza, che la ricerca scientifica su cervello-mente-apprendimento riconosce come le uniche capaci di generare una risonanza particolarmente riuscita nella relazione con gli altri, con l’ambiente, con gli artefatti, il paesaggio, ha esteso le capacità e le potenzialità di questi ragazzi, in forme e modi che senza quelle esperienze non sarebbero stati possibili.
«La bellezza», ha proseguito Giorgia Turchetto, «è diventata indicatore di valutazione di crescita e allo stesso tempo la via per sostenere il potenziale di minori mediante azioni mirate di educazione-orientamento. Attraverso un uso educativo delle esperienze estetiche è stato, infatti, possibile individuare i costi derivanti dall’assenza di bellezza, i quali si esprimono in termini di mortificazione delle potenzialità, di mancanza di accesso all’estetica delle relazioni, di impoverimento delle possibilità individuali e collettive, di disaffezione verso ogni prospettiva di apprendimento e riconoscimento con la conseguente crescita dell’impoverimento educativo e di un possibile abbandono scolastico precoce, ma anche di fuga dal quotidiano».
«I minori attraverso questo articolato percorso, ha concluso Anna Riglioni, Presidente della Fondazione Mario Moderni, «hanno potuto sperimentarsi come “nuovi” cittadini che vivono la loro comunità in maniera attiva, che riconoscono, valorizzano e creano bellezza nel loro contesto di vita e nelle relazioni che costruiscono. Il corto Una nave tra gli alberi si chiude con la frase “questo video è opera collettiva che nasce dal desiderio di cercare, trovare e costruire bellezza, nei luoghi e nelle relazioni”. Nei mesi di lavoro con i ragazzi questo è sempre stato un faro insieme alla restituzione della loro centralità e della loro fiducia nelle loro capacità generativa per impattare nella realtà e costruire un mondo migliore. Il progetto Di Bellezza Si Vive ha aperto a ibridazioni importanti tra i diversi partner nazionali, contaminando il territorio con esperienze originali in risposta a bisogni specifici di ciascun minore, ma anche della scuola».
La pratica della bellezza si è rivelata fondamentale per aiutare ciascun adolescente nella definizione della sua identità in relazione ai contesti di vita reali, per far emergere le proprie vocazioni in funzione delle scelte future e alle vocazioni culturali e sociali che il territorio esprime; per valorizzare la cura e l’empatia degli spazi in cui i minori fanno esperienze educative quale elemento fondamentale da cui dipendono molti aspetti della creazione della personalità e l’attivazione delle risorse psichiche.
«Per la Fondazione Mario Moderni», ha aggiunto Anna Riglioni, «l’evento è un momento focale di racconto e restituzione per ripercorrere con tutti i partner, i colleghi, la scuola, le associazioni, i genitori e i ragazzi, indiscussi protagonisti, il percorso realizzato. È anche un momento di rilancio a tutta la comunità educante e ai ragazzi affinché ciò che hanno sperimentato possa diventare un percorso di cambiamento e di creazione di opportunità. Oggi la visione collettiva e partecipata del un video, la materializzazione delle parole di luce, generate dai ragazzi e dalla comunità educante e i messaggi scritti e letti dai ragazzi e dagli adulti sono un contribuito vero ed autentico che auspichiamo possa produrre un cambiamento ed una crescita per tutti. Lavorare con i ragazzi, antenne sensibili e vibranti, immerse nel flusso costante di informazioni e sensazioni, ha permesso di entrare a contatto con il tessuto emotivo del paese, fino a coinvolgere tutti, anche gli adulti, nella ricerca di questa “bellezza” come forza generativa e trasformativa. Nei lavori con i ragazzi sono emerse tantissime parole ed emozioni, alcune evocavano con forza la paura, l’isolamento, la solitudine, ma anche la speranza e il desiderio di avere fiducia; per questo ha preso forma, grazie al Dipartimento Educazione del Castello di Rivoli, l’installazione Abi-Tanti. La moltitudine migrante. Una folla silenziosa, pacifica e colorata che ha accolto i ragazzi e gli adulti durante l’evento per testimoniare che di fronte alla crescita e all’essere comunità non si è soli, ma si può camminare insieme agli altri. Un desiderio e una opportunità di espansione, come hanno fatto emergere alcuni dei ragazzi».
Per questo la fondazione Mario Moderni ha voluto realizzare e regalare le targhe per inaugurare e celebrare la realizzazione e l’installazione delle opere nella scuola e distribuire il video alle istituzioni, alle associazioni, ai genitori come augurio a chi decida di raccogliere la sfida educativa della bellezza, fuori da ogni retorica e da ogni pura riduzione estetica.
Foto nell’articolo fornite dall’ufficio stampa
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